Bonfirraro Editore - Intervista al responsabile marketing Alberto Bonfirraro

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A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Negli ultimi giorni vi abbiamo parlato de Lo scarabocchio (qui la recensione), il nuovo romanzo di Cinzia Nazzareno (qui l’intervista), pubblicato da Bonfirraro Editore. Come sapete ogni tanto Il mondo espanso dei romanzi gay decide di intervistare gli editori sia per scoprire qualcosa di più sul loro conto sia per fornire agli aspiranti autori di conoscere le realtà più serie dell’editoria nostrana. Oggi, pertanto, vi proponiamo l’intervista ad Alberto Bonfirraro, responsabile marketing della casa editrice, nonché secondogenito dell’editore, Salvo Bonfirraro.
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D. La Bonfirraro editore nasce nel 1985 e ancora oggi continua a pubblicare opere e a scoprire nuovi talenti. Com’è cambiato il lavoro di una casa editrice negli ultimi anni?
R. Molto e poco! Nel senso: è indubbio che il digitale abbia rivoluzionato l’editoria più di qualsiasi altro campo, ma il lavoro dell’editore è rimasto tale e quale: ci si siede, si legge tutto con molta pazienza, dedizione e attenzione, ci si consulta con il cerchio dei lettori fidati, e si capisce – a naso, sulla base delle proprie competenze e conoscenze – se un determinato prodotto editoriale possa avere o no vero appeal tra il pubblico .È un lavoro da veri artigiani, da costruire giorno dopo giorno, adeguandosi ai cambiamenti. In sostanza, mi sento di dire che è cambiata la modalità di promozione e diffusione delle opere (sebbene sia ancora il passaparola e farla da padrone), ma la scelta e la riflessione su un testo sono simili esattamente al lavoro del mitico Emilio Treves, più di un secolo e mezzo fa! È con molta pazienza che si intraprende lo scouting in un mare magnum di personaggi che aspirano al loro posto al sole! Una volta “scoperto”, però, con l’autore si deve instaurare una forma di collaborazione imprescindibile che è, indubbiamente, l’anticamera del successo: soltanto lavorando in sinergia si realizza quell’utopia di “casa” editrice, a cui anche noi aspiriamo, che sia un luogo professionale, intimo e familiare dove poter dialogare con tutti gli attori dell’ingranaggio editoriale.

D. Conviene ancora puntare su questo settore in una realtà satura e dove, dicono alcuni, non si legge molto?
R. Per chi come noi vuol fare editoria pura, sostenendo tutti i costi autonomamente senza chiedere nessun contributo ad autori o altri enti, non ti nascondo che le difficoltà non mancano. Il peso dei “grandi” si fa sentire non poco: oltre ai “nomi” altisonanti che portano con sé e che sono, giustamente, per definizione garanzia di successo, ci sono i numeri spaventosi della loro distribuzione, che è sempre sinonimo di visibilità, contro la quale poco si può fare. Tuttavia non è detto che non esistano anticorpi e la nostra graduale affermazione nel mondo editoriale è proprio dovuta a costanza, impegno e pazienza, nonché a scelte mirate e razionali che ci hanno consentito di raggiungere importanti risultati di cui non posso che ritenermi soddisfatto: in trent’anni, permettimi di dirlo, ne abbiamo fatta di strada! Adesso il nostro brand è visibile e apprezzato a livello nazionale e questo è indicatore del fatto che abbiamo realmente lavorato sulla qualità, nel tentativo di rafforzare la sigla. La distribuzione dei nostri libri è diventata capillare in tutta la penisola (grazie al circuito delle librerie Mondadori, a quello delle UBIK, con i quali abbiamo rapporti diretti, nonché attraverso la società di distribuzione nazionale, la DB, e dei maggiori grossisti, che ci assicurano la presenza in altri punti vendita di tutta Italia, ci trovate, infatti, da Feltrinelli all’Ibs...), mentre sono le librerie indipendenti e molti giornalisti, adesso, a richiedere e a interessarsi al nostro catalogo. Un passo avanti che non avrei mai immaginato all’inizio e che ha contribuito ad affermare la sigla Bonfirraro come una delle realtà editoriali più dinamiche e in continua crescita nel panorama editoriale nazionale.
Sì, come darti torto: la difficoltà più grande rimane il fatto che in Italia ci siano pochissimi lettori. È notizia di poco tempo fa che ne abbiamo perso 751 mila e questa non è una problematica di poco conto: ma, permettimi di sottolinearlo, siamo noi editori indipendenti, e questo lo affermo forse con un pizzico di superbia, a tastare nuovi mondi e territori inesplorati, per cercare di formare nuovi lettori, a entrare nelle scuole per portare autori (magari sconosciuti ai più, ma che si avvertano vicini e che abbiano realmente qualcosa da comunicare alle giovani generazioni) e scovare piccoli talenti. Si va nelle scuole e nelle piazze, si funge da agenzia educativa: il nostro è anche un lavoro di educazione alla lettura, di formazione…
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D. Parliamo della scelta delle opere: come decidete se un libro fa per la vostra casa editrice?
R. Come appena detto, dietro vi è un lungo percorso che coinvolge più attori. Il primo passo è sempre quello dell’autore che si propone e si presenta nel migliore dei modi personalmente o via telematica. Una cosa che tengo molto a precisare è che da noi i manoscritti vengono davvero letti e la valutazione si compie proprio sulla base di questo primo approccio. La decisione ovviamente spetta sempre all’editore che segue determinate coordinate, delle linee editoriali specifiche e ben nette che lo aiutino a orientarsi nel gran mare dell’editoria, altrimenti diventeremmo un calderone con tutto e il contrario di tutto!Noi siamo indipendenti e prevalentemente abbiamo una particolare propensione a vedere cosa ci sia “dall’altra parte”, oltre le verità precostituite. È questa, innanzitutto, la direzione verso cui vanno i nostri saggi. I nostri punti di forza, inoltre, sono i libri di Storia, alla quale è ispirato il nostro slogan "La nostra storia è il futuro verso cui ci avviamo". Un’attenzione molto particolare è riservata alla Narrativa impegnata al femminile: nasce, infatti, dall’incontro con diversi autori, motivati a non soffocare nel silenzio le proprie difficilissime esperienze, la volontà di riservare un ampio spazio della nostra produzione editoriale proprio alle pubblicazioni dal carattere di denuncia nei confronti di qualsiasi forma di maltrattamenti e di ingiustizie e di lottare per l’affermazione di valori ritenuti inalienabili. Percorrono questa linea editoriale i titoli “Verginità Rapite” e “I Bambini non hanno mai colpe” della scrittrice Ismete Selmanaj, “Solitudini parallele”di Marcella Spinozzi Tarducci, “Fuori piove” di Serena Ricciardulli e “Lo scarabocchio” di Cinzia Nazzareno.
Giallonero” e “Futura” sono le nuove collane in cui diamo il via libera alla sperimentazione formale e stilistica. Ecco, se arriva un manoscritto che riesce a passare la selezione, quello dovrà corrispondere alle nostre prerogative editoriali, proprio per coerenza e rispetto nei confronti della nostra storia, del nostro passato, delle nostre radici che poi diventano rami e foglie. Ma, come con ogni regola, anche noi a volte facciamo qualche eccezione!


D. In questi giorni abbiamo parlato del romanzo “Lo scarabocchio”, uno degli ultimi lavori editoriali che avete pubblicato. Ci dai il  punto di vista dell’editore sull’opera, oltre a spiegarci cosa vi ha spinto a puntare su Cinzia Nazzareno?
R. “Lo scarabocchio” è il secondo titolo della Nazzareno che ha esordito con noi con il romanzo “Il sole in fondo al cuore”. Sin dall’inizio Cinzia ha rivelato la sua penna sensibile e piena di pathos, capace di infilarsi nelle pieghe più profonde dell’umanità e ricavarne una prosa che a tratti diviene lirismo. Ha capacità letterarie che poche volte si riscontrano e, cosa molto importante ma non scontata, sa raccontare. Una volta arrivato in redazione, “Lo scarabocchio”, sul quale abbiamo operato un attento lavoro di editing, sorprese tutti: il tema, estremamente attuale, trattato con una leggerezza alla Calvino che non ci saremmo mai aspettati, una maturazione sul piano stilistico e letterario e un personaggio, Genny, quasi scolpito con morbidezza e tenerezza. Rispondeva a quello che stavamo cercando in quel periodo e abbiamo capito che il romanzo rappresentava la summa della nostra linea editoriale che guarda all’impegno sociale e civile e che realizza libri mai banali, volta a dare voce ad un tema - quella della lotta contro la violenza di genere, appunto - che sembra sempre più inflazionato, ma la cui la soluzione è sicuramente ancora lontana dall’essere trovata. Perché “sensibilizzare è il primo passo per cambiare” ama spesso ripetere mio padre, l’editore! E questo dovrebbe essere il compito della letteratura…

D. Voglio girare pure a te una domanda chiesta all’autrice: la storia è ambientata nella provincia di Palermo. In molti sospettano che ancora oggi scoprirsi omosessuali e transessuali nell’isola sia più difficile rispetto ad altre parti d’Italia. È così?
R. In merito a questa domanda mi permetto di non rispondere, perché rischio di svelare la conclusione del romanzo, alla quale rinvio: in questo senso la letteratura diviene anche analisi sociale della contemporaneità… La Sicilia regala sempre ottimi spunti di riflessione in tutti i campi!
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D. Avete già qualche altra opera a tematica LGBT che pubblicherete? E se è sì, ci puoi dare qualche informazione in più?
R. Su due piedi mi viene in mente “Lucrezia Borgia e Giulia Farnese”, un altro romanzo fortunato dal carattere storico pubblicato quest’anno, che narra di un’amicizia declinata al femminile molto particolare… Non ti nascondo che in lettura abbiamo un libro sorprendente su una grandissima storia d’amore. Ovviamente dovrà passare al vaglio della nostra comunità di lettori, per questo non posso svelarti di più, ma assicuro che è davvero entusiasmante e sembra già la sceneggiatura di un film!

D. Per concludere voglio farti una domanda che molti aspiranti autori vorrebbero sottoporti: cosa si deve fare per pubblicare con la Bonfirraro?
R. Si deve scrivere bene in italiano (sembra banale ma non lo è), creare dei personaggi credibili, indagare nelle emozioni e farle venir fuori senza essere didascalici. Non ci piacciono le scritture forzatamente artefatte, dove si intuisce che l’autore ha usato il dizionario dei sinonimi e dei contrari per fare bella figura. Un bel libro può avere una trama forte, ma può anche avere una trama scheletrica. L’importante è come si scrive e come si riesce a coinvolgere il lettore!

Un altro elemento importante per noi è che l’autore somigli il più possibile al nostro prototipo per eccellenza che è Mauro Corona! Non fraintendermi: lui è un grande pensatore che ha scelto volontariamente la vita d’eremita tra le montagne, ma che si dona al mondo ogni volta per il bene dei suoi romanzi, in cui ha lasciato un po’ di sé e dei suoi messaggi pedagogici. Tutto inizia dall’invio del manoscritto, in formato cartaceo e digitale, e da una bella presentazione alla nostra casa editrice… il resto verrà da sé, in fondo, come tutti i lettori, cerchiamo solamente dei bei libri!

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