Antonio Petrucci: «Come il protagonista di Padel Nostro, anch'io ho avuto una sorta di rinascita dopo anni di incertezza e insoddisfazione»

 


Si intitola “Padel nostro” l’opera prima del giornalista e scrittore Antonio Petrucci.

Il romanzo è la storia di Paolo, quarantenne irrisolto che prova a mettersi di nuovo in gioco, dopo fallimenti personali e professionali. Lo farà attraverso intrecci e percorsi inattesi, che ne confermeranno il disperato bisogno di una rinascita, interiore prima ancora che sociale.


D. Antonio Petrucci partiamo dalla sinossi: "Padel nostro" è la storia di Paolo, quarantenne irrisolto che prova a mettersi di nuovo in gioco, dopo fallimenti personali e professionali. Lo farà attraverso intrecci e percorsi inattesi, che ne confermeranno il disperato bisogno di una rinascita, interiore prima ancora che sociale. Come è nasce il romanzo?

R. “Padel nostro” nasce durante il primo lockdown, in un periodo di relativa calma nel quale ho potuto mettere giù l'idea che da tempo avevo, quella cioè di provare a scrivere un racconto che avesse a che fare almeno in parte con questo sport, il padel, che mi ha folgorato 7 anni fa in Spagna.


D. Quanto c’è di te e del tuo vissuto al suo interno?

R. È in effetti un racconto in parte autobiografico, avendo vissuto anch'io come il protagonista una sorta di rinascita dopo anni di incertezza e insoddisfazione. E il mio vissuto ha influenzato i temi affrontati, in quanto ad esempio l'aborto è qualcosa che è avvenuto nella vita di una mia cara amica.

 

D. In qualche modo anche tu hai vissuto una sorta di rinascita. Per nove anni ha collaborato con Mediaset e adesso dirigi un sito di informazione sportiva “Sport romantico”. Qual è stata la scintilla che ti ha spronato a rimetterti in gioco?

R. La mia rinascita, la scintilla che mi ha riacceso, penso sia stata la profonda convinzione maturata negli anni, che dovevo fare della mia passione il mio lavoro. E così dopo anni ho ricominciato con il giornalismo e poi con il mestiere di scrivere, di comunicare idee ed emozioni, nella maniera più diretta e sincera che mi riesce.


D. Immagino che quest’estate sia particolarmente impegnativa, lavorativamente parlando, fra Euro 2020, la scalata di Berrettini e le prossime olimpiadi di Tokyo 2020. Praticamente non hai un attimo libero, sbaglio?

R. Sì è un momento magico per lo sport italiano, non solo per la finale degli azzurri ad Euro 2020, o per quella storica di Berrettini a Wimbledon, ma anche per il ritorno dell'Italia di basket maschile alle Olimpiadi dopo 17 anni, e per il secondo e terzo posto agli europei di padel, rispettivamente delle selezioni maschile e femminile. Ma in realtà col mio blog più che l’attualità sportiva amo offrire ai lettori degli approfondimenti degli atleti di varie discipline, andando a cercare la persona dietro il campione, l'emozione oltre al mero gesto atletico.

 

D. Quando hai capito che lo sport, oltre che una passione, era ciò che volevi raccontare con il tuo lavoro?

R. Sin da piccolo ho avuto una grande fascinazione per lo sport. Ricordo che facevo le telecronache delle partite in tv togliendo l'audio, o simulavo con le figurine epiche sfide da commentare per un pubblico che era solo nei miei sogni.

 

D. Tornando al tuo romanzo. Già sono più di 500 le copie vendute in pochissimo tempo. Ti aspettavi, quando hai dato alle stampe, un risultato così soddisfacente così velocemente?

R. 550 copie sono molte considerando che anche la promozione del libro l'ho fatta da solo, senza agenzie o case editrici alle spalle. Ma più che i numeri mi emozionano le recensioni e i messaggi che mi arrivano dai lettori. Sono sempre sincere e gratificanti.

 

D. Nella fase di scrittura ti è capitato di doverti staccare dal pc per scrollarti d’addosso  le emozioni che avevi appena riversato sul testo?

R. La parte in cui racconto l'aborto è stata quella più difficile perché ricordo bene cosa visse la mia amica, e starle accanto in quei giorni non fu semplice. Scriverne mi ha sbloccato un ricordo doloroso ma in fondo necessario.

 

D. Cosa ti auguri possa suscitare nel lettore il tuo “Padel nostro”?

R. Mi auguro che questo racconto possa dare al lettore la spinta per fare nella vita qualcosa che vorrebbe ma che un po' lo spaventa. Che sia insomma la scintilla di cui parlavo prima, la pacca sulla spalla di un amico che ti incoraggia, perché dopo il trauma del primo passo ogni cammino diventa più semplice.