Se ieri vi ho parlato del suo nuovo romanzo ‘Storia di Lou’, oggi vi propongo l’intervista
che Vincenzo Restivo ha rilasciato a
Il mondo espanso dei romanzi gay.
Una chiacchierata che mi ha dato modo di scoprire qualcosa
in piรน sul romanzo e che ha fatto accrescere maggiormente la mia stima nei suoi confronti. Vincenzo Restivo si racconta, con
assoluta schiettezza, parlando di ciรฒ che lo ha spinto a mettere la sua
esperienza a disposizione degli altri, sia attraverso la sua attivitร di
scrittore che attraverso quella di attivista LGBT, e lo ha reso «una persona fondamentalmente
insicura» che «cerca di sfidare la vita,
facendo cose belle.»
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D. ‘Storia di Lou’ รจ
incentrato sul personaggio di Lou, una ragazza a disagio nel suo corpo maschile.
Com’รจ stato calarsi nei panni di una persona transessuale?
R. Non รจ stato
complesso. All’arcigay di Caserta dove
sono anche consigliere, quella trans รจ una realtร che respiro. ร il mio
quotidiano e sarebbe piรน strano se non ci fosse. Grande รจ stato l’aiuto,
volontario e involontario, che mi รจ stato dato. Del resto basta viverle le cose
e sulla carta, poi, diventa tutto piรน semplice.
D. Non
nascondiamocelo, le persone transessuali sono in qualche modo piรน discriminate
delle persone omosessuali. Secondo te perchรฉ il pregiudizio su di loro non
riesce a diminuire? Colpa dei media, colpa loro o colpa della gente che non
vuole accettare altre possibili varianti della sessualitร ?
R. Viviamo in una
realtร eteronormativa e chi squilibra questa linearitร di facciata รจ un
elemento da eliminare, come un brufolo antiestetico che vorresti schiacciare. E
il paragone rende proprio l’idea. E mi riferisco soprattutto a quel
tradizionalismo monocromatico che non lascia spazio alle sfumature. I media,
d’altro canto, per ignoranza e impreparazione fanno poca informazione e quella
poca che fanno, il piรน delle volte รจ errata. Sbagliare (volontariamente), un
pronome in un articolo di giornale, a
esempio, รจ giร fare cattiva informazione. Se una ragazza M to F ( Male to Female) me
l’appelli al maschile, c’รจ di base qualcosa che non va. Lessi una notizia tempo
fa, parlava di una transessuale morta ammazzata. L’articolo riportava il
seguente titolo: UOMO AMMAZZATO A COLTELLATE. A seguire il suo nome anagrafico
e l’immagine di una ragazza che di maschile non aveva nulla. Ciรฒ ti fa capire
che c’รจ, purtroppo, ancora tanta confusione e poca propensione alla
comprensione.
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D. Nella storia hai
affrontato il disagio dell’anima e del corpo anche attraverso gli altri
personaggi. C’รจ chi soffre di depressione, chi รจ affetto da autismo e chi,
invece, รจ nato paraplegico. Sbaglio se ipotizzo che hai voluto analizzare i
vari modi con cui un’anima non รจ in pace con se stessa?
R. Non sbagli. Lo
scopo era proprio questo. Tant’รจ vero che ‘Storia
di Lou’ si apre proprio con un suicidio,
conseguenza del male dell’anima per eccellenza. Tuttavia la mia
intenzione era anche quella di riuscire, attraverso soprattutto un linguaggio
senza filtri, a esorcizzarlo un po’ questo male, ad affrontarlo a viso scoperto,
con la caparbietร tipica di chi รจ stato segnato dal dolore.
D. Sebbene ‘Storia di
Lou’ rientri nel genere di formazione, a differenza dei tuoi romanzi precedenti,
il linguaggio usato รจ piรน esplicito. Com’รจ stato cimentarti con questa nuova
veste?
R. Come dicevo in
precedenza, il linguaggio รจ volutamente esplicito, rozzo, spesso blasfemo. Ma
era inevitabile. Il dolore si affronta anche in questo modo, altrimenti ti
annienta e vince lui. La lingua รจ fondamentale in questa guerra, รจ un’ottima
arma. Da piccolo mi dicevano spesso: “impara a sciogliere la lingua, “caccia a’
lenga” come si dice dalle mie parti. La lingua รจ vero che ti salva.
D. Ci sono due
aspetti, in particolare, della storia che mi hanno colpito. Il primo รจ la
difficoltร di Lou, ma anche di Even, di trovare qualcuno che li possa amare per
ciรฒ che sono. Anche qui ci ho visto un tuo tentativo di mettere in risalto l’affettivitร
di chi ha una qualche diversitร fisica, sbaglio?
R. L’intenzionalitร
era quella di raccontare il dolore e la sua sconfitta attraverso il corpo e i
tormenti che esso stesso conserva: quello mutilato di Lou, le gambe senza vita di Even, cosรฌ come Eli con
le mani martoriate in cerca di insetti nel terreno e l’autismo che non le
permette di connettersi col mondo. Ma forse รจ un bene, quando il mondo di fuori
รจ terribile, quando tua madre muore suicida impiccata al lampadario della sua
stanza da letto. Dico: in casi come questi forse รจ un bene non riuscire a connettersi
con la realtร di fuori.
D. L’altro รจ
l’incapacitร di una persona di accettare la morte di chi si ama, annientandosi
pur di non affrontare la realtร . Secondo te, cosa scatta nella mente di una
persona in certi momenti?
R. Non credo si
tratti dell’incapacitร di accettazione della perdita, mi riferisco piรน che altro
al rifiuto della realtร , alla negazione di quel distacco necessario per il
raggiungimento di una consapevolezza piรน tangibile. A Lou le hanno sempre
nascosto delle cose, segreti che sua madre Carla stessa si รจ portata fin dentro la tomba e ora lei รจ
da sola ad affrontare sia il distacco improvviso, sia il fantasma di un ricordo
fin troppo mitizzato.
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D. Nel romanzo scrivi:
“Sono solo l’immagine del sogno che ho sempre di me. Io continuo a essere cosรฌ,
il sogno che voglio. Ma sotto i vestiti, resto sempre la realtร al risveglio.»
A parlare รจ Lou, ma io voglio girare questa parole a te: qual รจ l’ immagine che
hai di te e qual รจ la realtร che sei?
R. Non ho molta
autostima. E questo si evince quando parlo in pubblico e blatero cose
sconnesse. Un’amica mi diceva che la seconda paura piรน grande dell’uomo, dopo
quella di morire, รจ proprio quella di parlare in pubblico. Ecco, quando penso a
me e all’immagine che ho di me, mi figuro su un podio a blaterare cose
sconnesse mentre guardo la faccia interrogativa dei presenti che stanno lรฌ lรฌ
per alzare i tacchi e andare via. E per un autore non รจ il massimo. Credo, per
questo, che l’immagine che ho di me sia alquanto coerente con la realtร che
sono.
D. Noi ci conosciamo
soltanto tramite i social e gli incontri su questo blog, eppure la tua storia,
la tua voglia di trasformare il bullismo subito da giovane in qualcosa di utile
per aiutare i piรน giovani, ai miei occhi, ti rende una persona degna di
ammirazione e di rispetto. Proprio per questo non mi spiego il perchรฉ di questa
poco autostima. Da cosa nasce questa percezione?
R. Mi sono piรน spesso psicanalizzato, lo giuro, ma senza
risultati rilevanti. Credo dipenda dall’infanzia, senza dubbio. Il bullismo
subito, per quanto non abbia mai sfiorato la violenza fisica, mi ha segnato nel
bene e nel male. Gli insulti, le derisioni e l’isolamento che mi imponevano i
miei compagni, da ragazzino, sono stati il risultato di quello che sono oggi:
una persona fondamentalmente insicura che perรฒ ogni tanto cerca di sfidarla
pure la vita, un passo alla volta, facendo anche cose belle. Parlare attraverso
i libri o essere consigliere di un’associazione lgbt, sono due di questi passi.
D. Lou in qualche
modo trova la sua dimensione e trova anche una certa serenitร . Anche per questo
voglio chiederti: sei felice? Sei soddisfatto della tua vita?
R. Stavolta non
ti so rispondere. Non lo so se sono felice. Questo che sta finendo, per me, รจ
stato un anno di perdite importanti, sconfitte dure ma anche di conquiste concrete.
Ma non sono soddisfatto. Io non lo sono mai. Eppure ho i libri e la scrittura
che mi salvano sempre.
D. Perchรฉ non sei mai
soddisfatto?
R. Perchรฉ sono un
sognatore. E i sognatori idealizzano troppo. E l’idealizzazione nuoce
gravemente alla felicitร . Ce lo diceva anche Gore Vidal in ‘Statua di
Sale’.
D. Che cosa credi ti
manchi per essere felice?
R. Un lavoro
redditizio, una casa, un amore. Eppure un caro amico, Simone Di Giacomoantonio, nel suo film ‘My Nature’ dice una cosa di questo tipo: “Mi sono sempre detto che
sarei stato felice solo il giorno in cui avrei incontrato la donna della mia
vita, avrei avuto la macchina della mia vita e abitato nella casa della mia
vita. Poi perรฒ mi sono accorto che non era quello che volevo realmente e che la mia vita la stavo giร vivendo”.
Bello no?
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D. Per terminare
voglio tornare al romanzo. Da scrittore con attivo giร tre pubblicazioni e
un’altra in uscita a Marzo, che valore assume nella tua vita Storia di Lou?
R. Lou segna l’inizio e la fine di un periodo della mia esistenza
colmo di nuove consapevolezze. E quando capisci delle cose nuove, รจ sempre un
bene, anche se questo comporta delle perdite: luoghi, amori, amici. Lou sono
anche un po’ io, con quella grinta che forse in passato un po’ mi mancava.
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