«Vivere per accontentare gli altri non è giusto nei confronti di se stessi.» Intervista a Francesco Sansone
A cura di Maurizio Gasparini
Grafica di Giovanni Trapani
Grafica di Giovanni Trapani
Dopo avervi parlato di "Te lo ordino!", il suo nuovo romanzo, oggi è il momento di proporvi l'intervista a Francesco Sansone, nella quale ci parlerà del romanzo ma analizzerà anche alcuni degli elementi in essi contenuto.
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D.“Te lo ordino” è il
tuo nuovo romanzo dopo “Summer Beach”, una storia un po’ diversa e più
impegnativa, da dove è nata l’idea per questo libro?
R. L’idea nasce
dalla voglia di cimentarmi in qualcosa di diverso sia dai miei lavori
precedenti che da “Summer Beach”.
Parlando con Giovanni (Trapani, autore anche della cover del romanzo, ndb) è
venuta fuori la bozza di questi due fratellastri, diversi sotto ogni punto di
vista, del loro rapporto difficile, del fatto che uno dovesse essere un
macellaio e che a un tratto nascesse un ricatto. Il giorno dopo mi sono seduto
al computer e ho iniziato a scrivere la storia ed è venuta fuori la prima
stesura di “Te lo ordino!”.
D. Nel romanzo
inserisci due protagonisti con caratteri completamente opposti che finiscono
per innamorarsi perdutamente, è una
scelta narrativa dettata o trovi che i protagonisti potrebbero essere così
anche nella realtà?
R. Nei miei
lavori cerco sempre di essere il più verosimile possibile, inserendo elementi
che davvero potrebbero succedere a chiunque. Sono certo che tutti, almeno una volta
nella nostra vita, ci siamo innamorati di qualcuno che inizialmente abbiamo trovato
odioso, insopportabile. La vita è imprevedibile e proprio per questo ci apre
strade inimmaginabili. Se poi ci metti l’amore, che fra tutti i sentimenti di cui siamo dotati è il più irrazionale,
allora l’inaspettato diviene certezza e non possiamo fare nulla per sottrarci
al suo sadico gioco.
D. Leggendo tra i
vari capitoli è facile impattarsi in varie tematiche anche sociali tipo
l’omofobia, il rifiuto della propria natura, la scoperta di se stessi, il
sapersi accettare e farsi accettare. Trovi che sia importante parlarne?
R. Assolutamente sì! Affrontare certi
argomenti aiuta a stigmatizzarli e, allo stesso tempo, a sdoganare la normalità
dell’omosessualità. Da blogger mi trovo a raccontare la realtà attraverso le notizie di cronaca e
ancora oggi mi ritrovo a scrivere di aggressioni omofobe, di vittime di bullismo,
di discriminazione da parte della chiese e di certi politici. Restare zitti e
non affrontare questi temi significa appoggiare tutto questo e a me non va. Ho
sempre cercato di essere un aiuto per tutti coloro che lo cercano e non ho intenzione di smettere, neppure quando pubblico un romanzo.
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D. Delle tematiche
citate prima, trovi che se ne parli troppo poco al giorno d’oggi? Che
dovrebbero essere trattate con maggiore importanza anche attraverso i media
moderni per sensibilizzare maggiormente le persone?
R. Per parlarne
se ne parla ma volte in termini discutibili e privi di oggettività. In tv, sui social e sui media in
generale non è raro trovare qualcuno che affronta la questione
LGBT, ma, molte volte, lo si fa con fastidiosa superficialità o attraverso il punto di vista di
chi non vive sulla propria pelle la condizione omosessuale. Trovo assurdo
e ridico che si parli di gay e negare l'esistenza dell’omofobia così come trovo
paradossale che si parli di coppie omosessuali usando i “parametri”
eterosessuali. Non mi vanno a genio i "tuttologi" che parlano di tutto senza le adeguate competenze. Sarà che sono uno che preferisce aprire bocca solo quando sa di cosa si parla, ma questo modo di fare, questo
“opinionismo” assoluto, a mio avviso, crea solo più populismo becero che non
aiuta quei ragazzi in cerca di risposte.
D. Cosa vorresti che
venisse colto del tuo libro come aspetto principale? C’è un messaggio o
qualcosa che pensi il lettore dovrebbe cogliere e portare con sé?
R. Sono tanti gli
aspetti di questo romanzo che mi stanno a cuore e che vorrei arrivassero al
lettore. Tuttavia, quello che mi preme di più è quello di far capire a tutti che la propria vita non può essere vissuta in funzione delle aspettative altrui.
Ognuno ha la propria esistenza e deve viverla
per quella che è, rispettando il proprio io. Vivere per accontentare gli altri - genitori, amici o colleghi di lavoro - non è giusto nei
confronti di se stessi. Se gli altri ci vogliono bene per quello che siamo, un
elemento come la sessualità non può influire sull’affetto che ci viene dato. Se
così fosse, il bene che ci viene decantato non è così autentico e restarne privi
non è una grande perdita, anzi.
D. Una cosa mi ha
colpito del libro: il rapporto freddo e duro del padre omofobo di Alessandro
nei confronti del figlio. Secondo te, quale potrebbe essere un modo per far sì
che i padri come quello del romanzo possano metter da parte i loro rancori e le
loro idee e riuscire ad accettare i figli per come sono davvero?
R. Mettendo da
parte le aspettative personali e considerando quelli dei figli. Il compito di
un genitore non si esaurisce nel mettere al mondo un figlio e trasmettergli le
proprie credenze e le proprie convinzioni. Un buon genitore deve seguirlo nel suo percorso di crescita, appoggiandone le scelte e la personalità. Deve essere quel porto sicuro dove rifugiarsi
quando la società non gli permette di essere se stesso. So che
non è facile, ma mettendo al mondo un figlio si devono prendere in considerazione
questi elementi al fine di non trovarci più di fronte a ragazzi timorosi di aprirsi
con la famiglia.
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D. Diversa invece è
stata la reazione dell’amico “presunto omofobo” di Alessandro, che lo accoglie
davvero a braccia aperte, mettendo la loro amicizia e il loro legame davanti a
tutto, anche alle differenza come quella del loro orientamento sessuale. L’amicizia, può sconfiggere l’omofobia e
aiutare ad abbattere le barriere delle divergenze personali?
R. Sì, certo che
sì! Ma questo è un discorso che va al di là dell’amicizia e si estende
all’affetto in generale. Solo quello sincero, come dicevo prima, va oltre a
certi elementi della personalità. Il bene, quello vero, si concentra sulla
totalità della persona e nulla più. Il resto è un dettaglio senza importanza.
D. Ci sono aspetti
della tua vita personale, che hai vissuto, inseriti nel libro e nella storia?
R. Sì, ma non te
li dico (ride, ndb). A parte gli scherzi, alcune delle modalità con cui ho
affrontato alcuni temi le ho vissute, seppur indirettamente, in prima persona.
A esempio per il rapporto di Alessandro e
il padre mi sono ispirato alla vicenda di una persona che conosco. Come dicevo,
ho voluto tracciare un quadro realistico, incluso quello sessuale, per
dimostrare, o quanto meno tentare di dimostrare, quella che è la realtà
omosessuale oggigiorno.
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Fino a quando le svariate espressioni della sessualità individuale non saranno considerate semplicemente normali, senza neppure la necessità di doverne parlare (come non si parla di eterosessualità), avremo ancora molta strada da percorrere in Italia...
RispondiEliminaMarco
Assolutamente vero, Marco. La strada è tanta, ma sono certo che prima o poi arriveremo a questo risultato, o almeno è questa la speranza.
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