Le Interviste. - Martin Milk. Esclusiva
Prologo
Si conclude con l'intervista all'autore questa tre giorni dedicata a Martin Milk e al suo nuovo libro Sarà per un'altra volta.
Vi aspetto domani per parlarvi di un nuovo libro.
Le Interviste
Martin Milk
Esclusiva
Sarà
per un'altra volta è la tua seconda raccolta. Come sono nati questi nuovi
racconti omoerotici?
Sono
nati da idee. Alcune che mi ronzavano in testa da parecchio tempo, altre frutto
di esperienze similari, altre ancora rincorrendo magari delle emozioni che ho
provato e sulle quali ci ho ricamato sopra. È sempre difficile riuscire a
spiegare da dove nascano le mie storie, c’è sempre una causa, ma poi il lavoro
di scrittura prende delle vie inaspettate.
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Quanto
è durata la lavorazione fra prima scrittura e successive fasi di correzione?
Devo
essere franco, si tratta di racconti scritti in diversi periodi della mia vita
e relativi a certe situazioni delle singole epoche, per cui la stesura in sé è
parecchio lunga e datata, se penso che uno dei testi ha più di dieci anni sulle
spalle. Il lavoro finale di assemblaggio delle esperienze e di costruzione
dell’antologia invece è durato pochi giorni, così come la fase di correzione.
Una volta che prendo in mano un lavoro, sono talmente ossessivo che mi ci
dedico anima e, soprattutto, corpo fino a che non penso di aver concluso.
Rispetto
alla tua prima raccolta Storie da Orsi, la scrittura qui appare più intimista e
più innovativa, segnale che anche tu stai cambiando. Perché hai scelto questo
stile diverso, più sperimentale se vogliamo, per raccontare le storie di questi
uomini desiderosi di carnalità?
Forse
avrò qualche capello bianco in più sulla testa? No, dai, scherzo.
A
dire il vero ci sono solamente alcuni testi, quelli più recenti come Rosso
Rubino, Sarà per un’altra volta e Arrivederci amore, ciao in cui forse si
sente più marcato lo stacco dalla prima esperienza di scrittura di Martin.
Credo che questo derivi dal fatto che una volta che ho superato lo scoglio
della pubblicazione, ho pensato di voler varcare un ulteriore limite, quello
dello stile. Ho cercato di sforzarmi un po’ di più nella prosa e di proporre
dei testi che non solo coinvolgessero dal profilo emozionale ma che lo
facessero con una forma rischiosa, di sicuro, per esempio, il tentativo di proporre
l’erotismo sotto forma di dedica, in seconda persona. E il risultato non mi è
sembrato così negativo. Io ho un bisogno estremo di scrivere, di farlo in una
forma che mi soddisfi ma soprattutto di vivere l’esperienza come una sfida che
riesca a non farmi cedere prima della conclusione del lavoro. So bene di non
avere tutte le rotelle a posto, in sintesi.
Quello
che colpisce in tutti i racconti presenti nel libro è il rapporto fra le
persone di cui parli. La maggior parte di loro si incontrano a distanza di anni
e ognuno di loro, in qualche modo, considera questo amore occasionale, il
rapporto più autentico della propria vita. Perché hai scelto di sviscerare
anche questo aspetto dei rapporti umani?
Per
due motivi principali: perché secondo me l’erotismo è un genere che emoziona (e
deve farlo) al pari di tutti gli altri. Da qui la necessità di non fermarsi mai
al singolo atto sessuale, ma dare un contenuto al resto. E da questo concetto
scaturisce il secondo intento: il far trasparire la sensualità ad ampio
spettro, non solo nell’essere nudi al momento dell’amplesso quanto anche nel
prima e nell’eventuale dopo, quando si lascia spazio a sentimenti come
l’attesa, il desiderio, il rimpianto o anche la consapevolezza
dell’innamoramento o di un legame che non si distrugge, nemmeno dopo anni
dall’ultima volta in cui si ha l’occasione di vedersi. Alla fine i miei
protagonisti hanno imparato a vivere il momento intenso, stampandoselo dentro
al cuore in modo indelebile, e a gestirsi il prima e il dopo l’evento, convivendoci.
Forse sono un po’ la metafora di quello che sono io, uno che quando agisce nel
letto (anche metaforico) lo fa con tutto se stesso. Mettendosi in gioco anche
in modo emozionale. Di solito sono le esperienze che ci regalano, a posteriori,
le sensazioni più vere.
Arrivederci
amore, ciao confesso che è stato il racconto che più degli altri mi ha fatto
venire la pelle d’oca. Anche qua i due protagonisti si incontrano ciclicamente
a distanza di tempo e ogni volta rimandano la confessione dei propri sentimenti
all’altro fino a quando non è troppo tardi per farlo. Qual è stata la scintilla
che ti ha fatto scrivere questo racconto?
Per
me è un racconto con cui ho un rapporto ambivalente, si tratta infatti della
mia ultima creatura scritta appena un mese fa, coccolata sì, ma anche odiata a
morte. Proprio quel testo racconta da molto vicino delle esperienze e delle
sensazioni che ho provato di recente e a cui mi sento legato, che mi hanno
ferito. Nella stesura iniziale della raccolta, sarebbe dovuto essere il titolo
dell’intera composizione, idea a cui ho dovuto rinunciare per scelta
editoriale, al fine di non sovrappormi con altri titoli noti al grande
pubblico. L’ho scritto di getto, a seguito di alcune circostanze, quando ancora
il mio animo romantico immaginava degli esiti particolari, anche se una parte
di me ha comunque vaticinato un finale triste, proprio come nella storia che
alla fine trovate nell’e-book. Ebbene sì, alla fine, anche se in modo metaforico,
il racconto e poi la vita reale hanno coinciso.
Con
lo stesso rimpianto.
Un
altro aspetto che mi ha colpito in questi tuoi nuovi racconti è la scelta, in
molti di questi, della Sardegna come scenario agli incontri dei protagonisti.
C’è un motivo particolare che ti ha fatto optare su questa decisione?
Umh,
forse perché (suonate i rulli di tamburi che facciamo un po’ di gossip) io in
Sardegna ci vivo? E
come tutti i sardi, nel bene o nel male, rimaniamo fortemente legati alle
nostre origini, anche quando parliamo di sesso o lo raccontiamo. La Sardegna è
e rimane un’ottima cornice di sfondo per le esperienze di vita, di qualsiasi
natura. Proprio forse per il suo aspetto selvaggio, per il senso di distanza
che ci isola (nel bene o nel male) da tutto il resto.
Questa
tua seconda raccolta è stata pubblicata dalla ErosCultura. Come è nata la
collaborazione?
Li
ho adocchiati in rete, mi piaceva il loro modus operandi e ci ho provato. La
collaborazione sembra per il momento ottima: seguono gli autori, si mettono in
gioco e c’è un comportamento di rispetto ma anche amicale. Spero che non si
interrompa e che prosegua con lo stesso entusiasmo che ora ci lega.
Tu
sei un autore omoerotico e le tue storie parlano di sesso eppure questo, pur
essendo il tema principale delle tue opere, non è mai descritto con pesantezza
e ossessività. Nei tuoi racconti c’è il sesso, se ne parla e lo si pratica, ma
si da importanza principalmente a ciò che ha portato i due protagonisti a
lasciarsi andare al desiderio. Di recente, anche nel nostro paese, è scoppiata
la moda dei così detti Novels M/M che, pur essendo romanzi d’amore, non si
privano di descrivere dettagliatamente e in maniera avvilente gli incontri
sessuali dei protagonisti. Pagine e pagine per raccontare un amplesso in tutti
i suoi dettagli inclusi quelli che, narrativamente, andrebbero fatti
sott’intendere. Quanto credi possa venire influenzato il modo di giudicare un
libro italiano, che parla di amore omosessuale, dal pubblico che legge anche
quelle opere?
Io
odio le etichette. Ma in questo caso, servono: sarebbe utile distinguere cosa
sono le novel/fan fiction Slash/testi yaoi e shonen’ai da ciò che è omoerotismo
e LGBT. Spesso purtroppo si confondono, e alcune autrici hanno la pretesa di
porsi come nuovo genio o faro delle tematiche della cultura gay senza sapere
minimamente nulla di canoni LGBT e senza nemmeno sapere che quel che scrivono
(e spesso scritto in maniera indecente) non è LGBT e non è omoerotico ma
risponde, appunto come dici tu, a una moda con dei canoni precisi derivanti da
altri intenti e da altre culture (come lo yaoi). Purtroppo, in questo caso,
l’unica cosa che ci può salvare è fare le opportune distinzioni e avere il
coraggio di dire cosa sia omoerotico, cosa sia LGBT e cosa sia altro per quanto
si tratti tutti lo stesso argomento. Il lettore che vuole dei testi per
conoscere meglio il mondo dei gay, se si imbatte nel testo sbagliato, rischia
di essere ingannato e alla lunga di sviluppare degli stereotipi che diventano dannosi
della nostra immagine. Sono passati più di 40 anni dall’inizio delle lotte per
l’affermazione dei diritti civili, e francamente credo che questa tendenza di
mettere nel mucchio storie femminili con protagonisti un certo tipo di donne
travestite anatomicamente da gay sia deleterio per tutta la comunità LGBT, come
per i lettori e le donne stesse che ancora devono lottare per emanciparsi e per
affermarsi come persone.
L’altra volta dicevamo che non è facile scegliere di scrivere narrativa omoerotica
perché, vuoi o non vuoi, ti comporta a usare uno pseudonimo. Tuttavia c’è
qualche consiglio che vorresti dare a un giovare autore che vorrebbe cimentarsi
nella scritture di opere incentrate sul sesso? E cosa deve fare per evitare di
cadere in descrizioni banali?
Non
avere paura di essere diretto, usare l’eleganza con moderazione e chiamare le
cose come sono, senza varcare però la linea dell’inverosimile da un lato e quella
della volgarità dall’altro. I confini tra porno ed erotico sono sottili, ma
esistono. E poi sempre lo stesso consiglio: leggere, documentarsi, confrontarsi
e rileggere di nuovo, tanto. Sperimentare, ma soprattutto non aver paura di
portare anche se stessi, se serve, dentro a una storia. Meglio descriversi
sotto mentite spoglie su temi che si conoscono a perfezione, piuttosto che
impelagarsi in qualcosa che non si sa, rischiando di cadere in tranelli che
alla fine ci ridicolizzano e basta. Per me, almeno, funziona così.
Intervista: Francesco Sansone
http://ilmiomondoespanso.blogspot.it/p/oltre-levidenza.html |
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