Le Interviste - Matt Brendan. Esclusiva.

Con l'intervista a Matt Brendan si conclude questo primo week end monotematico della stagione. Quella che segue sarà una chiacchierata davvero piacevole in cui l'autore ci parlerà sì del suo Home, ma anche di omosessualità e di letteratura, insomma un'intervista da non perdere.
Vi anticipo che il prossimo fine settimana ci sarà un altro week end monotematico che vedrà protagonista Germano Gasparini, autore del libro Una storia comune.
Per concludere, vi informo che Lunedì 30 Settembre, alle 12 in punto, sul canale youtube I miei mondi espansi debutterà Incontri d'autore, un nuovo programma di interviste agli scrittori italiani. L'ospite della prima puntata sarà Francesco Mastinu.

Le interviste
  Matt Brendan
   Esclusiva
Nella foto: Matt Brendan
­­Home è un romanzo che inizia col coming out del protagonista, Daniel, e si conclude quando, dopo una serie di difficoltà che questo comporta, può vivere tranquillamente la propria vita. Come è nato il progetto?
Il progetto è nato dalla prima immagine del libro, che una sera mi è spuntata in testa da sola. In realtà c’era un’immagine più lunga da descrivere (i palazzi di Milano d’estate, i cortili in cui si sentono i vari rumori delle televisioni accese e della gente a tavola e poi la famiglia protagonista), ma ho deciso di stringere il più possibile perché ho capito che c’era altro di cui parlare: c’era un coming out da far accadere nelle primissime righe di un libro. Come una bomba atomica.
Quando ho capito di più quello che volevo da questa storia mi sono visto più nostalgico e ho capito che c’era altro che potevo fare: potevo raccontare i tipici passaggi dell’accettazione della propria omosessualità per far ricordare ai lettori le proprie prime esperienze sentimentali. Poi la storia si è condotta da sola, devo dire, e sono arrivato a questa chiusura.
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La bellezza del tuo libro è quella di mostrare tutti i punti di vista dei vari personaggi alle prese con il coming out di Daniel. Cosa ti ha spinto a mostrare questa coralità di pensieri?
A volte quando si tratta di questo argomento c’è una certa arroganza. Si parla sempre del punto di vista del personaggio e si da sempre per scontato che sia una situazione liberatoria, che tutto andrà meglio… però molte volte non è così: tutto potrebbe andare meglio, ma c’è sempre un momento di scombussolamento in famiglia o con gli amici. Molti dicono che chissenefrega degli altri, ma non siamo soli al mondo: un coming out potrebbe anche avvicinarci di più a certe persone, oppure allontanarci del tutto, lo dobbiamo sempre mettere in conto, purtroppo. Ci sono persone che sanno gestire bene la cosa e a cui non cambia assolutamente niente, che fanno spallucce e vanno avanti, poi ci sono persone che magari hanno capito, ma non sanno come rapportarsi. Volevo proprio parlare di questo: di quello che succede quando facciamo coming out con le persone vicino a noi e le diverse maniere con cui potrebbe venire accettato.  Poi, beh, dopo tante situazioni serie volevo divertirmi un attimo e ho pensato a come l’avrebbe presa il fratello del Daniel…
Benché il libro non sia totalmente autobiografico, in esso ci sono episodi ispirati alla tua personale esperienza. Ci potresti dire quali sono?
Due delle uscite di Daniel sono realmente accadute a me e due a un mio amico, il resto è completamente inventato. Il libro è incentrato su Milano, io non ci ho mai vissuto, ma conosco le sue zone, abitando a 30Km; a un certo punto il protagonista e un’amica vanno in un locale, io un’esperienza del genere non l’ho mai potuta provare fino ad anni dopo: mi sono dovuto chiedere davvero da zero quali sarebbero stati i miei comportamenti avessi abitato in città. Forse potrei scrivere un intero nuovo libro sulle stesse cose, ma in provincia!
In Home il giovane Daniel dopo il coming out in famiglia, ha una crisi di panico all’idea che la sua vita sarà un’esistenza all’insegna della solitudine. Questa sensazione però appartiene un po’ a tutti i ragazzi che si rendono conto di essere omosessuali. Secondo te questo da cosa è dipeso? E anche per te è stato così?
È una sensazione probabilmente naturale, se non abbiamo delle figure omosessuali di riferimento nel periodo dell’accettazione – ed è abbastanza difficile viste le condizioni della società italiana. Certo, dipende anche dal carattere di una persona, ma sfido chiunque a non aver pensato almeno una volta nella sua vita alla solitudine, guardando magari i propri compagni di classe raccontare le loro esperienze con le ragazze. Le cose, però, con internet cambiano – e forse è questo che mi ha aiutato molto personalmente: per quanto non ci sia nessuno intorno a te che possa aiutarti, riesci a metterti in contatto con persone lontane, che ti fanno capire che forse questa paura è immotivata.
Il libro è stato immerso nel mercato senza alcuna casa editrice. Sei tu che lo hai autoprodotto e che lo vendi sia sui web stores che sul tuo blog. Perché questa scelta?
Mi ha spinto un amico a provarci. Il comodo di pubblicare tutto tramite ebook è che i costi sono minori e i passaggi di distribuzione sono minori. Avevo riserve sul formato, perché anche io preferivo la carta stampata, ma per qualche giorno mi sono guardato intorno in metropolitana e in treno e ho visto sempre più ebook reader nelle mani della gente. Lì ho capito che ci si poteva provare.
Come accennavo nella domanda precedente sei anche un blogger e il tuo mattbrendan.com è un blog personale, ma che parla anche di letteratura. In uno dei tuoi ultimi post sostieni che questi due argomenti sembrano non interessare più alla gente che ormai sembra più indirizzata ad altri temi come la cucina e il sesso. Secondo te com’è cambiato, ultimamente, il modo con cui la gente si relaziona coi blog?
Io ho una certa nostalgia dei primi blog, perché li ho visti nascere. Il mio primo blog è durato quasi tre anni, ho cambiato mille piattaforme, poi l’ho chiuso per varie vicende. Una volta non sapevamo che farcene e scrivevamo i fatti nostri, cercando di creare un network di amici che condividevano le nostre idee. Non ci chiamavamo foodblogger o mamme blogger: raccontavamo la nostra vita, che per alcuni voleva dire mettere una ricetta, per altre scrivere dei propri figli e per altri era una narrazione di quello che ci accadeva di giorno in giorno. Poi c’è stato l’exploit: tutti a raccontare la propria vita sui blog di MSN, fino a che non è arrivato Facebook ed è diventato il contenitore supremo per questo genere di contenuti.
Quelli che parlavano di altro sono rimasti sui blog: c’è più spazio per una ricetta, c’è più spazio per una recensione… si attira facilmente gente del settore, quindi gli amanti del cibo seguiranno blog di cibo. Poi c’è sempre quel visitatore casuale che cercando su google ci finisce, ma lì a volte è fortuna, a volte sono tecniche SEO. L’esperienza però si è ampliata: abbiamo collegato una pagina facebook, un canale twitter, un profilo instagram… oltre alla narrazione solita abbiamo mille altri contributi che arrivano da ovunque – e molte volte si arriva ai nostri contributi proprio da questi canali laterali.
A proposito di sesso, sempre in uno dei tuoi ultimi post scrivi che trovi inutile inserire nei romanzi scene di sesso solo per allungarne il numero delle pagine. Eppure questa sembra una moda che, mai come in questo periodo, va per la maggiore soprattutto nei cosiddetti Novels M/M di importazione americana e che stanno influenzando il modo di scrivere di alcuni autori e autrici italiani/e. Cosa ne pensi di questi libri e che tipo di conseguenze credi possano generale sia nel modo di scrivere in Italia che nei lettori?
Dipende tutto dal contesto, come dicevo in quel post. Le scene di sesso, come quelle di violenza, devono essere giustificate dal racconto. Io in Home ho deciso di non metterne (a parte una piccolissima, ma motivata dalla situazione… anche se non è possibile dire sia una scena di sesso!) perché non avevano spazio (è un testo sui primissimi sentimenti: certo c’è anche il sesso, ma non era quello l’ambito. A pensarci ora, però, saprei dire con quale personaggio ha avuto la sua prima volta.) e perché volevo rendere il racconto davvero semplice: potrebbe benissimo essere una storia eterosessuale, volevo far vedere ad un pubblico diverso dalla comunità LGBT che non c’è nulla di strano né di cui aver paura. Per il resto spero che le persone ci pensino seriamente prima di riempire i propri racconti di scene morbose e tirate fuori dal nulla: anche i libri Harmony hanno un certo controllo e sanno dove inserire la giusta scena di sesso. Mettere scene scritte male e velocemente solo per attirare la curiosità e l’immaginazione fa proprio perdere il senso dell’atto in sé. Ma anche se non dovesse avere significato (perché si parla di sesso promiscuo?), continuare a descrivere certe cose farebbe raggiungere il testo un livello di morbosità che attirerebbe un livello di lettori molto basso.
Che ruolo ha avuto la letteratura nella tua vita?
È stata una compagna fedele. Ho utilizzato la lettura per perdermi in situazioni lontane e la scrittura per sfogarmi e raccontare cose che avrei voluto vivere. Ora le cose stanno un attimo cambiando: c’è sempre quel desiderio di sognare, ma anche di raccontare e far aprire gli occhi alle persone, far passare un messaggio. È una componente che ho sempre avuto (per me scrivere un libro significa dover dare un messaggio, mi piacerebbe scrivere testi più leggeri come degli Harmony, so che probabilmente un giorno ci proverò giusto per svagarmi e divertirmi, ma attualmente non ne ho ancora sentito il bisogno), ma ora si sta facendo più forte. A volte vorrei davvero che i miei testi riuscissero ad aiutare le persone in qualche maniera.
Durante il periodo in cui prendevi coscienza della tua omosessualità, c’è stato un romanzo a tematica gay che ti ha aiutato a non sentirti il solo a provare sentimenti per gli altri ragazzi? Se sì, quale?
Il mio autore preferito durante quel periodo è stato Michael Cunningham. È stato un punto di ispirazione per i miei testi, ma non molto per la mia vita. Utilissimo per scoprire altre culture che un giorno conoscerò, ma non proprio la lettura più leggera per un adolescente. In realtà hanno aiutato molto i libri della collana Highschool dell’editrice Playground: più leggeri, ma anche più utili per un adolescente che cerca di capirsi. Spero sempre che Home possa diventare punto di riferimento per qualcuno.
Che consiglio daresti a chi vorrebbe intraprendere la carriera di scrittore?
Ascolta le parole che scrivi. Che puoi interpretarla un po’ come non scrivere idiozie, ma anche “quando scrivi ricordati di rendere il racconto musicale”, che è una cosa che provo sempre a fare, a volte con una certa difficoltà. In ogni caso non penso di avere altri consigli, prima dovrei averla una carriera vera di scrittore per poterne parlare!
Intervista: Francesco Sansone
http://ilmondoespansodeiromanzigay.blogspot.it/2012/05/oltre-levidenza-racconti-di-vita-gay.html