La Santa piccola - il nuovo romanzo di Vincenzo Restivo che coinvolge e convince.

A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Vincenzo Restivo ritorna e convince ancora una volta con il suo nuovo romanzo, La santa piccola (Milena edizioni. Prezzo ebook: 2,99 Euro; prezzo cartaceo: 7,50 Euro).

La trama: Mario, Lino e Assia. Diciassette anni. Tre realtà all'interno dello stesso stabile: una palazzina popolare di Forcella dove le case vecchie hanno l'odore del metano a causa delle tubature usurate e dove l'omertà e la superstizione hanno più valore delle buone azioni. Per le precarie condizioni economiche, Lino e Mario sono costretti a prostituirsi. Un'adolescenza contagiata da un mondo di adulti fin troppo sporco, carnace della loro innocenza. La violenza diventa, allora, l'unica alternativa di sopravvivenza. E in tutta questa violenza, violento diventa anche l'amore, perché non ricambiato. Poi c'è Annaluce, nove anni, che tutti chiamano La Santa piccola perché a un certo punto dice di avere le stimmate e di vedere la madonna. Forcella diventa così teatro di un prodigio, invasa da una folla di fedeli in attesa di un miracolo. E anche Mario, Lino e Assia chiedono il loro miracolo, la loro richiesta d'aiuto, il loro bisogno d'amore in un mondo che li vede fin troppo randagi.
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Una storia schietta, cruda, che mostra uno spaccato della Campania fatta di poveri diavoli costretti ad arrangiarsi per non sopperire alla miseria a cui l’essere nati nel posto sbagliato li costringe. Ognuno dei protagonisti, Mario, Lino e Assia, deve fare i conti con i propri demoni e le proprie aspettative.

Se Lino vuole scappare da una vita misera e mettere su famiglia con Assia, questa deve lottare contro l’opposizione dei genitori al suo rapporto con il ragazzo, mentre Mario tenta di rifiutare quell'omosessualità che non accetta – e non può essere accettata dal contesto in cui vive – ma dalle cui passioni non può scappare.

Tre storie che si collegano fra di loro e allo stesso tempo con la notizia che nel loro quartiere c’è una bambina che ha le visioni, da qui il nome del romanzo.

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Lo stile usato da Restivo appare come un’evoluzione della stessa, iniziata già nel suo quarto romanzo, La storia di Lou. La scrittura neorealista, minimalista e concreta qui, però, emerge in tutta la sua efficacia, riuscendo a trasmettere perfettamente ogni sfumatura della storia. 

Le descrizioni dei personaggi, del contesto in cui vivono, delle loro storie personali arrivano al lettore come immagini vivide, permettono, a chi legge, di proiettarsi in mezzo a loro e sentirsi uno degli abitanti del quartiere. Inoltre, l’utilizzo del dialetto partenopeo ne completa il quadro alla perfezione.

Un libro da leggere assolutamente.

MARTEDI' NON PERDETE L'INTERVISTA CHE VINCENZO RESTIVO HA RILASCIATO A IL MONDO ESPANSO DEI ROMANZI GAY.

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