«Tenere all'oscuro i bambini e gli adolescenti crea gravi disagi.» Intervista allo scrittore Mario Artiaco
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Grafica di Giovanni Trapani
Ieri vi abbiamo parlato del suo romanzo Io, Lauro e le rose' e oggi siamo felici di farmi conoscere meglio il suo autore, Mario Artiaco. Con lui non solo analizzeremo alcuni aspetti del suo lavoro, quali l'omofobia e la pedofilia per opera di un sacerdote, ma parleremo della sua decisione di aver rinunciato con una delle gradi case editrici del paese, pur di non snaturare la sua storia.
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D. Il romanzo traccia la storia di Diego, Lauro e Raffaele sin da quando
sono adolescenti. Un percorso che
permette a chi lo legge di conoscere i tre protagonisti e tracciare un profilo
completo. Perché hai scelto di creare questo arco temporale così lungo?
R.
L'arco temporale è così ampio perché snocciolo l'intera vita di
Raffaele. Il romanzo è totalmente
autobiografico quando l'io narrante è Raffaele è un fiume in piena, racconta a
stringa libera, a briglie sciolte, va avanti e torna indietro nel tempo a
secondo dei suoi umori, dell'incalzare o meno della malattia e della sua
necessità di affidare la sua dolorosa esistenza ai posteri per cercare di
lenire e sistemare quanti più sospesi.
D. Raffaele è il nome che hai dato uno dei tuoi migliori amici. Adesso non c’è più. Come si supera la perdita di una persona così cara?
R. Ho elaborato il lutto per la separazione dal gigante buono, ho cercato di sopire l'amarezza e la rabbia immane per le sevizie che ha dovuto subire, ho guardato il cancro negli occhi, l'ho visto, toccato, mi ha braccato e lentamente allontanato da una delle persone migliori che avessi mai incontrato, ho vissuto momenti difficili che si sono affollati, a volte sovrapposti, è stato un onore, ma anche un onere, esserci... c'è solo una cosa che non mi da ancora pace, una risposta a una domanda che pongo a tutti ma nessuno è stato esaustivo o forse sono io che per ora non sono in grado e non voglio farmela bastare. "Tra le ultimissime cose di senso quasi compiuto che a fatica pronuncia il gigante buono c'è la sua disperazione, nonostante tutto quanto abbia dovuto subire sia figlio proprio di colei che lui non smette di attendere. Raffaele supplica e continua a cercare "Ma glielo avete detto a mamma che la sto aspettando? Che non ce la faccio più?"
Questo pensiero ancora oggi mi dilania, mi attraversa il cuore come un fendente bollente talmente doloroso da non essere in grado nemmeno di urlarlo.
D. Il “passato” è introdotto dagli stessi protagonisti nel “presente” e
questo stile narrativo permette alla storia di restare dinamica e incollare il
lettore alla storia. Questa alternanza è stata voluta o si è manifestata in te
durante la fase di scrittura?
R.
Ho raccolto la testimonianza di Raffaele cercando, quando non ero
io l'io narrante, quando non toccava a me raccontare e testimoniare di ricordi
vissuti in prima persona, di fare il cronista. Ho provato ad attenermi a
questo. Il testo nasce e si svolge per buona parte, almeno la prima stesura,
accanto al meraviglioso gigante buono. Lui raccontava e io prendevo appunti,
talvolta iniziavo a scrivere vere e proprie paragrafi e capitoli. Altre volte
registravo con il mio lettore mp3. Le stesure successive e l'enorme lavoro
fatto per renderlo così come lo hai letto hanno imposto delle esigenze
letterarie che restituissero armonia e chiaroscuri al testo. Comunque c'è poco
di architettato e costruito. Gli argomenti trattati sono proprio venuti fuori
con l'ordine cronologico e con le date del presente che indico.
D. In “Io, Lauro e le rose” ci sono diversi temi che vorrei analizzare
assieme a te. Iniziamo dall'abuso sessuale da parte di un parroco nei
confronti di un adolescente. Un tema spinoso ma che, purtroppo, è sempre più
presente nella cronaca quotidiana.
Perché hai affrontato questo tema e cosa volevi trasmettere al lettore?
R. Come ti dicevo, Francesco, mi ripeto ancora ma è
propedeutico anche per questa terza risposta, la storia è totalmente
autobiografica. Avrei fatto volentieri a meno di parlare di pedofilia, non
avrei mai voluto Raffaele vivesse anche quell'inferno. Purtroppo questo è
stato, così è andato. Devo però precisarti che l'uomo (se così lo si può
chiamare) di cui si parla nel romanzo, il "benefattore", non è un
prete bensì un laico. E' stato in galera in quanto a seguito della denuncia di Raffaele ne arrivarono altre. E' deceduto
pochi mesi fa, il 3 giugno 2016.
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D. Un altro aspetto affrontato in maniera delicata è l’omosessualità. Sebbene
il “presente” del romanzo è il 2012 l’essere gay continua a essere visto con
disprezzo e pregiudizio. Credi che questo modo di percepire l’omosessualità sia
cambiato nel corso di questi cinque anni oppure nei piccoli paesi, come quello
in cui è ambientato il romanzo, ancora oggi le cose non siano mutate e vivere
serenamente è ancora un miraggio?
R. Credo che le cose siano
cambiate in questi cinque anni ma c'è ancora molto da fare. Il piccolo centro
del sud dove è ambientato il romanzo è una realtà non ancora troppo
circoscritta purtroppo. E nelle grandi città evolute del centro e nord Italia
facciamo ancora i conti con l'omofobia e l'ignoranza. Il ddl Cirinnà è solo ed
esclusivamente un punto di partenza. La legge iniziale è stata più volte stralciata
ma il cambiamento storico è in atto, il vento sta cambiando e ognuno deve
sentirsi coinvolto in prima persona perché "nel silenzio si diventa
complici"
D. Anche l’amicizia dei tre protagonisti, in qualche modo, viene messa a
dura dall’ingresso dell’omosessualità nella storia. Perché, secondo te, il
coming out di un amico tende a inclinare i rapporti fra le persone?
R. Come ti ho scritto prima
l'ignoranza e il tenere all'oscuro i bambini e gli adolescenti crea gravi
disagi. Parlo con le mie figlie apertamente di tutto, anche di omosessualità.
Non vorrei mai provassero il senso di smarrimento che provai io quando seppi
che Raffaele era omosessuale. Non me l'aspettavo, non ero preparato, non lo
giudicavo né dopo quella notizia gli volli meno bene, fatto sta che provai
quasi un senso di dispiacere. Credevo che essere omosessuale lo facesse stare e
sentire male... invece Raffaele era finalmente sé stesso. Anche in questo
finalmente volgiamo a una svolta positiva. Se ne parla, le scuole si stanno
attrezzando affinché ci sia informazione e trasparenza, rispetto e
condivisione.
D. Nel romanzo Raffaele viene affidato al prete dalla madre, che nonostante arriva a capire cosa gli fa l'uomo glielo
lascia. Inoltre quando il sacerdote le dice che Raffaele è gay, lei lo rinnega.
Come spieghi questo comportamento? Può essere definita una madre una donna
simile?"
R. Io non so che madre sia questo essere vivente di sesso femminile., una donna non è. le donne sono altre. E non è stato genitore né madre, di certo
almeno non di Raffaele. I figli sono di chi li cresce, li ama, li accudisce, li
aspetta, li desidera. Lei, Raffaele, lo ha venduto, abbandonato, rinnegato,
tradito più volte. Dovrei essere scrittore ma parole e pietà per questa figura
meschina e atroce che ha distrutto la vita del gigante buono non ne ho. Lascio
a chi ha letto e a chi leggerà l'arduo compito di giudicare.
D. Durante il nostro primo contatto mi accennavi di aver voluto pubblicare
il tuo romanzo in maniera indipendente, nonostante avessi avuto delle richiesta
da parte di qualche grande casa editrice. Perché hai voluto seguire questo
percorso?
R. In effetti è così
Francesco. Ho rifiutato diverse proposte editoriali e non intendo soltanto
editoria a pagamento, anche quella ma non solo. Le piccole case editrici che mi
proponevano la pubblicazione, come del resto le case editrici medie, causa la
crisi e la metamorfosi del mondo editoriale tendono a investire poco tempo e
denaro su scrittori esordienti e quando ho chiesto loro di sostenermi per una
serie di presentazioni che ero in procinto di definire nel nord Italia la
risposta è stata univoca "possiamo sostenerti solo in occasione della
prima presentazione e a Napoli, la città in cui vivo. Sia ben chiaro non
chiedevo sostegno economico per il viaggio o la ricerca di sedi dove presentare
il romanzo. Chiedevo di trovarmi relatori e lettori a Genova, Torino, Milano,
niente più di questo. Ho preso tempo e ho iniziato a cercarmi io i contatti, le
persone a cui far leggere, i giornalisti, le associazioni sensibili alle
tematiche che tratto. Così ho iniziato a credere di potercela fare da solo e
che non avevo ovviamente alcuna bisogno di una casa editrice che mi
elemosinasse il 10% di royalty per offrirmi servizi e promozione quasi pari a
zero. Poi mi giunse una chiamata, il sogno di una vita, quella che aspetti, che
speri e non osi sperare per quanto grande possa essere. Mi chiama (non so se
vuoi citarla per nome) niente di meno che Einaudi. faccio fatica a crederci e
per qualche minuto penso sia uno scherzo imbecille di qualche amico... ma con
il passare dei minuti comprendo sia tutto vero e, ahimè, è vera anche la
proposta. Tu hai letto il libro e converrai con la mia decisione di indignarmi
e mandarli a quel paese. Mi chiedevano di omettere il tema della pedofilia
asserendo fosse una storia ridondante trita e ritrita ed erano disposti loro
oppure avrei potuto scrivere io due capitoli: uno sul ddl Cirinnà e l'altro
sulla gpa!!! "Sa? Sono temi attuali di cui si discute molto!"
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D. Si tratta, tuttavia, di una scelta adauce soprattutto in un Paese come
il nostro in cui i self vengono visti come una sorta di riscatto per coloro che
non vengono pubblicati dalle case editrici, anche se sempre più autori
preferiscono questo metodo. Credi che il diventare l’autore di se stessi sia la
nuova frontiera dell’editoria o si tratta soltanto di una moda del momento?
R. Credo sia il futuro. Credo
sia il cambiamento e tutto ciò che è sottoposto a metamorfosi spaventa l'uomo
che è abitudinario. Anche l'editoria sta giungendo a una svolta epocale e
questo non piace a chi da precisi ordini e direttive. Le grosse catene
editoriali diffidano i librai l'acquisto in conto vendita di opere di scrittori
auto prodotti ma c'è un mercato e ci sono piattaforme fiorenti che sta conquistando
una fetta di sempre più significativa di vendite con costi minori per chi le
gestisce e ricavi maggiori per gli autori. Credo non si tratti tanto di
diventare autori di sé stessi, anche quello in parte, certo. Credo si tratti di
diventare soprattutto agenti di sé stessi e curare in prima persona con il
sudore della fronte, le lacrime e il sacrificio quanto sta a cuore.
D. Per concludere, cosa speri rimanga del tuo romanzo al lettore? E a
proposito hai già ricevuto qualche reaione da chi lo ha letto?
R. Ho portato moltissimo in giro questo romanzo e in tanti mi hanno già letto. sono andato oltre la cosiddetta "linea di confine" quella entro la quale parenti, amici e conoscenti educati si compiacciono del tuo scritto. Ho interrogato perfetti sconosciuti. Letterati, scrittori, giornalisti, gente umile, esponenti di associazioni arcigay, agedo, famiglie arcobaleno. L'ho fatto leggere anche a persone lontane da chi contempli l'idea che possa esistere una famiglia diversa da quella tradizionale e le reazioni sono state quasi sempre positive e colme di entusiasmo nonostante la storia di fondo sia durissima.
R. Ho portato moltissimo in giro questo romanzo e in tanti mi hanno già letto. sono andato oltre la cosiddetta "linea di confine" quella entro la quale parenti, amici e conoscenti educati si compiacciono del tuo scritto. Ho interrogato perfetti sconosciuti. Letterati, scrittori, giornalisti, gente umile, esponenti di associazioni arcigay, agedo, famiglie arcobaleno. L'ho fatto leggere anche a persone lontane da chi contempli l'idea che possa esistere una famiglia diversa da quella tradizionale e le reazioni sono state quasi sempre positive e colme di entusiasmo nonostante la storia di fondo sia durissima.
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