"Quando i genitori accettano l'omosessualità del figlio, un ragazzo del resto se ne frega" - Intervista alla "pecora rosa" Carlo Kik Misaki Ditto

A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
'La pecora rosa',  il romanzo di cui vi abbiamo parlato ieri, segna il debutto nell'editoria di Carlo Kik Misaki Ditto.
 
Nel suo romanzo Ditto ha voluto consegnare al lettore la sua esperienza di ragazzo che si rende conto di essere gay con l'intento di poter aiutare chi ancora cerca risposte sulla propria omosessualità, ma anche per dimostrare quei particolari della realtà omosessuale che spesso vengono accantonati da pregiudizi e luoghi comuni.
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D. Perché hai scelto di riportare su un libro il tuo vissuto?
R. In realtà scrivere è stato più una mia azione egoistica per liberarmi da certe paure e alcuni complessi.  Riportare  su carta il proprio vissuto è terapeutico, permette di guardare a certe cose con distacco e di affrontarle. In più ho sempre avuto il desiderio di scrivere, quindi, cominciare da fatti che conoscevo bene è stato più semplice. Ho unito le due cose (sorride, ndb)

D. Il confrontarsi con le storie altrui può essere un aiuto per chi ancora non ha accettato la propria omosessualità?
R. Sicuramente lo è.  Ho dato un tono molto allegro al racconto, ma tra una gag e l'altra ho affrontato un tema difficile ancora oggi.  Le persone possono rendersi conto che il proprio vissuto è comune a molte altre e non è sbagliato. Accettarsi deve partire da dentro, cioè inconsciamente bisogna già essere "pronti".

D. Come sei cambiato in questi anni? Ti riconosci ancora nel ragazzino impaurito che comprava le videocassette porno di nascosto?
R. Sì, sono cresciuto. Ora mi rendo conto dove e come sbagliavo, ma meglio così.  Senza errori non si cresce realmente si va solo avanti. In parte, però, mi riconosco ancora.  Durante la mia adolescenza non c'era internet e i canali di fruizione erano quasi nulli.  Se si voleva vedere un film porno era quasi impossibile farlo, non era così semplice trovarne in giro e quando riucii atrovare uno sbocco fu una grande vittoria. All’epoca c'era la conquista dell'oggetto del desiderio, ora con un click sul cellulare risolvi tutto.

D. Secondo te come è cambiato il modo di rendersi conto di essere gay da quando eri tu adolescente?
R. Rispondo come prima. Cambiati i canali di fruizione, o meglio migliorati, si ha più facilità a rapportarsi tranquillamente con gli altri tramite una semplice chat o un gruppo.  Se lo fai allo scoperto la paura prevarica sugli intenti. La società oggi aiuta un po’ di più, i gay sono sdoganati al cinema e in tv, certo non completamente, ma comunque è percepita meglio la “diversità”.
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D. Scrivi usando l'ironia. Quindi sei dell'avviso che anche senza prendersi sul serio si possono lasciare dei messaggi?
R. Nel caso mio: autoironia . Libri sull' omosessualità ce ne sono a migliaia e io non ho gli strumenti per fare la predica o insegnare qualcosa,  sarei stucchevole e fuori luogo. Chi mi conosce sa che ho scritto quasi come parlo nel quotidiano, tratto argomenti delicati,  ma il “Bridget Jones” che c'è in me è venuto fuori prepotentemente mettendoci la leggerezza, l’ironia e un po’ di glitter (sorride, ndb) .

D. Dei momenti della tua vita che hai riportato sul libro,  quale ti ha creato più difficoltà ? Perché?
R. Sicuramente il coming out in famiglia. Per quanto dei genitori possano percepire l' omosessualità del figlio,  l'ammissione verbale fa un effetto diverso. Le parole sono proiettili quando ti senti dire una cosa che non vuoi sapere anche se comunque conosci già.  Alcuni genitori di vecchio stampo generazionale non hanno gli strumenti per capire questa cosa, ma quando questo unico scoglio viene arginato e a loro sta bene,  o comunque .apparentemente bene,  un ragazzo del resto se ne frega.

D. Cosa speri arrivi del tuo libro a chi lo legge?
R. Spero arrivi una lettura divertente, solare, piena vita  e sopra le righe, che faccia immedesimare chi legge indipendentemente dall'essere gay o meno. Vorrei che il libro insegnasse qualcosa in più della vita di un ragazzo gay e faccia riflettere su degli aspetti quasi mai considerati.
Infine mi piacerebbe che si percepisse che ho dato tutto me stesso, inserendo chi sono e l’orgoglio che provo a essere ciò che sono.