“L'amore per qualcuno non si esaurisce, rimane sempre dentro di noi, anche se in maniera diversa.” Francesco Sansone parla del suo ultimo romanzo “Summer Beach”

A cura di Lilia Stecchi
Grafica Giovanni Trapani


Vi sarete sicuramente chiesti perché su Il mondo espanso dei romanzi gay abbiamo parlato di "Summer Beach", il nuovo romanzo di Francesco Sansone, e perché oggi stiamo pubblicando l’intervista. Come già detto nella recensione per qualcuno potrebbe trattarsi di un conflitto di interesse. E ha ragione. È anche vero però che questo blog parla di libri, non dedicare uno spazio a un nuovo romanzo, solo perché è stato scritto da chi lo ha fondato e lo dirige, mi sembra comunque scorretto.
Come avete visto la recensione è stata più una presa in giro al rapporto che mi lega a Francesco, una piccola variante sul mio modo di giudizio, anche se le parole dette sul suo romanzo sono frutto di un’analisi post lettura e quindi sentite realmente. Non è mia abitudine dire qualcosa di carino solo perché legata sia affettivamente che professionalmente a un autore, quindi nemmeno in questo caso ho fatto favoritismi. Non è mai facile in questi casi, ma qualcuno il lavoro sporco lo deve pur fare.
Così mi è toccato intervistarlo per conoscere qualcosa di più su questo lavoro, ma anche sul suo percorso. Se pensate che leggerete un’intervista sdolcinata vi sbagliate. Anche in questo caso se ho dovuto sono stata spietata, rischiando il mio ruolo all’interno de Il mondo espanso dei romanzi gay (se non vedrete più i miei articoli, sappiate che mi ha silurata).
Quindi, con quel tocco di ironia che ci vuole in questi casi, gustatevi questa chiacchierata fra me e Francesco.
PS. Abbiate pietà di me, si tratta della mia prima intervista in solitaria.
Il romanzo è in vendita, in esclusiva su Amazon a 3,50 ed è gratis per i clienti Kindle Unlimited.
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D. “Summer Beach”, il tuo nuovo romanzo, è una storia leggera, fresca, tipicamente estiva. Perché questa svolta dalle precedenti pubblicazioni?
R. Perché dopo tre anni infernali a causa del mio stato di salute, avevo voglia di leggerezza anche da un punto di vista lavorativo. Volevo concentrarmi su qualcosa che mi divertisse e mi permettesse di lasciarmi alle spalle tutto quanto. Ho pensato che “Summer Beach”, uno dei racconti a puntate pubblicato diversi anni fa sul blog “Il mio mondo espanso”, facesse al caso mio e l’ho ripreso in mano trasformandolo in un romanzo, aggiungendo dettagli e sviluppi che all’epoca della pubblicazione on line non c’erano. 

D. Quindi vuoi solo intrattenere il lettore?
R. Mi piace questa definizione. Sì, voglio intrattenere il lettore con una storia fresca, ma che dà anche modo di riflettere su certi aspetti. La leggerezza, in fondo, non impedisce di lanciare dei messaggi, no?

D. Assolutamente vero. Hai deciso di pubblicare in maniera indipendente e non sotto una casa editrice. Perché?
R. Perché vedo “Summer Beach” come una prova per me stesso. Mi spiego meglio: voglio capire se dopo tanti anni sono ancora in grado di scrivere qualcosa di più di un racconto breve. 

D. Quindi non hai niente contro le case editrici?
R. No, affatto. La Tempesta editore rimane sempre la mia casa. Inoltre ho preso parte alle antologie natalizie della Triskell Edizioni e al momento un mio racconto è inserito nel primo volume dell’antologia “Oltre l’arcobaleno”, pubblicata da Amarganta Edizioni, e di questo ne vado fiero.
Ho una grande stima per le CE e il lavoro che svolgono, ma vorrei rivolgermi a loro solo quando porterò a termine il progetto sullo stile di “Oltre l’evidenza – Racconti di vita… gay”, in cantiere da diversi anni, che a causa della salute ho dovuto mettere da parte più volte.

D. Di cosa si tratta?
R. Ancora è troppo prematuro per parlarne, ma a tempo debito te ne darò conto, tanto la tua e-mail ce l’ho. (ride, ndb)

D. Torniamo a “Summer Beach”. Dicevi che lo vivi come una prova per te stesso, quindi hai molta tensione addosso, sbaglio?
R. Per niente. Già di mio sono ansioso, poi quando si parla di libri o racconti vado nel pallone. È più forte di me, non mi sento mai all’altezza. Ogni volta che pubblico qualcosa penso di aver fatto una stronzata. Per fortuna i commenti dei lettori mi dimostrano che sbagliavo. Spero sia così anche in questa occasione (ride facendo gli scongiuri, ndb).

D. E le recensioni, invece, come le vivi?
R. Prima di iniziare a leggerle me la faccio sotto, lo confesso. Dopo averle lette, mi sento meglio perché, anche quelle che all’apparenza possono apparire più critiche, mi insegnano a migliorare. Sono sempre grato a chi dedica del tempo a leggere qualcosa di mio, che anche l’osservazione più pungente diventa importante. E poi sono così autocritico, che anche la recensione più dura è sempre più magnanima di me stesso.

D. A proposito di recensioni. In quella che ho realizzato io, ho criticato un po' le descrizioni minimaliste sia dei personaggi che delle ambientazioni. C’è un motivo in particolare perché non ti sei soffermato ad ampliare questi aspetti?
R. In realtà un motivo c’è ed è da ricercare nel mio gusto di lettore, prima che di quello d’autore. Non amo particolarmente leggere descrizioni dettagliate di luoghi, personaggi o scene sessuali. Mi annoiano e quando mi ci trovo di fronte le salto. Sono dell’idea che chi scrive deve fornire l’indispensabile al fine di permettere al lettore di disegnare la storia secondo le espansioni della propria fantasia. Se si scende troppo nel dettaglio, all’immaginazione resta poco e si rischia di perdere il concetto stesso della lettura.
So che questo non vale per tutti, ma se nello scrivere seguissi uno stile e un gusto non mio, non sarei me stesso e fornirei al lettore qualcosa di impersonale, non riuscendo a trasmettere ciò che sono e che voglio dire.
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D. Soffermiamoci sulla storia. Mattia lascia la sua Palermo per andare a lavorare al Summer Beach. Anche tu hai lasciato il capoluogo siciliano, c’è qualcosa di autobiografico?
R. A parte la partenza, no. Pudico come sono, non avrei mai accettato di lavorare in un posto come il Summer Beach. Mi ci vedi in quel contesto? Sono un ragazzo all’antica, io. (ride, ndb).
A parte gli scherzi, ho attinto dalla mia storia personale per quanto riguarda il dover lasciare la propria terra per motivi lavorativi, una situazione più comune di quanto possa sembrare, ma per il resto le situazioni in cui si trova invischiato Mattia sono frutto della fantasia.

D. Quindi vuoi dirmi che non hai mai avuto una storia d’amore estiva?
R. Sai qualcosa che io non so? (ride, ndb). Anche se l’avessi avuta, dopo undici anni con Giovanni (Trapani, ndb), che fra l’altro ringrazio per aver realizzato anche questa cover, non ricordo più nulla di cosa è successo prima di lui.

D. Ma c’è “Io: nella gioia e nel dolore - Diario di un ragazzo in crescita” che ti può rinfrescare la memoria, no?
R. Vero, peccato che dopo averlo pubblicato non l’ho più letto. 

D. Perché?
R. Non so perché, ma fra tutto quello che ho scritto, quel libro mi mette maggiormente in agitazione. Forse perché mi ricorda cose di cui non vado fiero, o semplicemente perché non mi riconosco più in quel Francesco lì. Sarà perché adesso sono riuscito a guardare a quel periodo con distacco, che rileggere quelle pagine mi infastidisce. Davvero, non so dirti il perché, so solo che non riesco a leggerlo.

D. In cosa non ti riconosci?
R. Nella sfacciataggine e nella superficialità tipica di quella età. Oggi prima di qualsiasi cosa mi pongo dieci mila domande.

D. E cosa ti infastidisce del te di quel periodo?
R. Alcune scelte fatte. Non dico che le rinnego, ma non ne vado fiero. Quindi leggerle mi disturba parecchio.

D. Tornando a ‘Summer Beach’, Mattia ha una teoria sull’amore. Si paragona a un delfino, perché anche lui crede che una volta incontrata la persona giusta non ce ne separi più. Anche tu sei di questo parere?
R. Assolutamente sì. Inoltre come Mattia anche io credo che l’amore non possa finire. Se c’è rimane per sempre, anche quando una storia finisce. L’amore per qualcuno non si esaurisce, rimane sempre dentro di noi, anche se in maniera diversa. Non mi fido di chi dall’oggi al domani se ne esce con la frase “non ti amo più”. Se lo dice dubito l’abbia provato realmente.

D. Veniamo al momento cruciale di questo nostro incontro, che so tu ami molto. Perché i lettori dovrebbero leggere “Summer Beach”?
R. Sei davvero un’amica, lo sai vero?
D. Sì.
R. Bene. Rispondiamo… perché dovrebbero leggerlo? Per distrarsi un po’ dalla realtà, per non pensare a ciò che li fa star male, per farsi qualche risata e anche per farsi aumentare la pressione (ride, ndb). In fondo in estate tutti noi sogniamo di lasciarci l’inverno alle spalle, soprattutto quando è stato lungo e tanto freddo.

Bene, siamo giunti alla fine di questa intervista. Ringrazio Francesco per la disponibilità e perché, nonostante tutto, ha deciso di tenermi ancora con sé come collaboratrice del blog dei romanzi.