Week end monotematico: S.M. May - L'intervista esclusiva

Si conclude il week end monotematico dedicato a S.M. May e al suo Secret Funding (qui per leggere la scheda del libro). Prima di lasciarvi all'intervista esclusiva (la prima che l'autrice rilascia per questo libro) realizzata da Lilia Stecchi, vi invito a tornare qui anche settimana prossima per un week end monotematico dedicato a Beppe Perrier e al suo Nudo e crudo.

Le interviste
  S.M. May
   Esclusiva assoluta
   
Nella foto: S.M. May
Dopo alcuni romanzi tipicamente m/m romance, quali Nuvole e la serie di Lara Haralds, come è nata la storia di Secret Funding?
Diciamo che sia Nuvole che la serie di Lara Haralds presentavano delle storie d’amore molto positive, con un tocco erotico ma sempre lieve. Nel frattempo ho avuto occasione di leggere parecchi romanzi a tematica BDSM e mi aveva colpito il fatto che contenessero quasi sempre delle scene molto simili, svilendo e riducendo tutte le implicazioni di una relazione di dominazione/sottomissione alla semplice immagine di qualche frustata o qualche strana posizione nella stanza dei giochi. Mi piaceva l’idea di offrire la mia versione, descrivendo una relazione non soltanto fisica e sessuale, ma prima di tutto mentale. Trattandosi di un rapporto particolare, fatto di azzardi, rischi e fiducia, il parallelo con il mondo della finanza mi è sembrato quasi naturale.

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Come ho detto nella recensione amo tantissimo il lavoro di ricerca che emerge in ogni storia e, ancor di più, quando un autore riesce a farti entrare con facilità nella realtà che sta descrivendo. Quanto è stato complicato per te parlare del mondo della finanza?
In realtà non troppo. Sono sempre stata affascinata dal diritto finanziario e nella mia professione ho avuto modo di fare esperienza di due diligence societarie e della contrattualistica relativa (diciamo che mi è capitato di essere il Parker della situazione…). Magari non tendo a scrivere clausole “intinte nel sangue” e non ho seguito operazioni da sessanta milioni di dollari, ma è comunque un mondo che mi è familiare. Ci ho pensato parecchio sul fatto di descrivere nel dettaglio l’ambiente, rischiando di appesantire un po’ la trama. In realtà volevo rendere credibile il mondo di Noah e di Martin, proprio perché mi avevano infastidito altri romanzi letti di recente dove avevo incontrato protagonisti miliardari “per caso”, con il vuoto dietro.

Ultimamente sono usciti un bel numero di libri sull'argomento BDSM, ma praticamente tutti trattano di sottomissione fisica, pur non tralasciando, a volte, il coinvolgimento sentimentale tra le due parti. Premettendo che anche le scene fisiche che hai inserito nel libro sono descritte superbamente, in special modo quella dello shibari, cosa ti ha spinto, invece, a trattare prevalentemente di dominazione mentale/psicologica?
Come ho detto nella prima risposta, volevo discostarmi dalle solite scene (o meglio, non fermarmi solo a quelle) e mettere in luce invece un aspetto più profondo della relazione. Se partiamo dal presupposto che il BDSM non è una perversione sessuale (come molti vorrebbero far passare) ma un vero e proprio stile di vita e un particolarissimo approccio di scambio tra due o più soggetti, è ovvio che tutto parta a livello mentale, introspettivo, sensoriale. Il controllo che Noah cede a Martin è prima un controllo “interno”, un’accettazione che viene da dentro. Tanto è vero che nella scena del teatro Noah si sottomette a lui, ma il contatto fisico è solo il risultato finale.

Passiamo ai personaggi. È da ammirare come in questo romanzo tu abbia puntato con coraggio su un protagonista maturo, che ha superato i 50. Chi legge romance, che siano m/m o no, si aspetta sempre uomini giovani, prestanti, di bell'aspetto. Invece Martin, dalle descrizioni che ne dai, risulta essere tutto l'opposto del maschio super sexy, eppure non si può fare a meno di essere attirati da lui e di rimanerne affascinati. Cosa ti ha portato a scrivere di un personaggio che, anche se con un gran carisma, è agli antipodi rispetto ai tipici personaggi m/m?
Da tempo cercavo disperatamente un protagonista maschile che non fosse il solito ragazzino universitario o lo stallone trentenne: è come se tanti libri ponessero uno spartiacque, negando che anche a età diverse ci possa essere spazio per un’appagante vita sessuale. Lo stesso vale per il canone di bellezza tipico: ok, posso capire che da giovani sia più facile essere belli, ma possibile che entrambi gli elementi di una coppia debbano essere sempre belli e impossibili? A me è capitato un sacco di volte di incontrare uomini e donne over 40 o 50, fuori dai soliti stereotipi, ma comunque magnetici e intriganti. E poi Noah è così sicuro della propria bellezza perfetta che solo un sexy “brutto” lo avrebbe potuto cogliere di sorpresa e far deragliare in maniera rovinosa…

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Parlando di Noah, che invece rispecchia a pieno, sia sul lavoro che nella vita privata, i canoni del maschio che “non deve chiedere mai”, mi ha molto incuriosito, ma anche emozionato, la scena a teatro. Conoscendo il suo carattere e la sua fobia, cosa lo porta alla fine a cedere, dopo soli pochi giorni dall'inizio del contratto, alla “forte” richiesta di Martin? 
Potrei dire la volontà di non arrendersi subito e l’orgoglio di non essere il primo a dimostrarsi inadempiente (sia lui che Martin credono fermamente negli impegni contrattuali assunti…), ma in realtà credo che Noah abbia cominciato a cedere (senza saperlo) sin dal primo sguardo posato su Martin al ristorante. Noah per primo aveva bisogno di superare il suo impasse, di essere toccato, ma non aveva ancora trovato qualcuno in grado di tenergli testa, di soverchiarlo in tutto e per tutto. Martin non è solo un cliente, non è solo un dominatore, ma è anche un uomo della finanza, uno che parla il suo stesso linguaggio, uno che ragiona come lui. Se Noah si è sempre reputato bravo, Martin è sempre stato il suo mito. Oserei dire che se c’era una sola persona in grado di toccare Noah, quella era Martin. Solo che Noah lo desiderava in modo inconscio, non aveva il coraggio di dirlo ad alta voce. Ricevere un ordine in quel palco buio, obbedire in silenzio, gli ha invece permesso di realizzare il suo desiderio, senza prendersi l’onere di doverlo ammettere.

Per finire, e forse te lo aspetterai, ti chiedo di Parker e Ludwig. Ci hai dato durante la lettura dei segnali, dei piccoli input, ci sono speranze di avere un Secret Funding 2?
Dico la verità, all’inizio pensavo a Secret Funding come a un romanzo autoconclusivo (anche perché non ho ancora concluso la serie di Lara Haralds e vi assicuro che portare avanti tutte le varie storie nel quarto ed ultimo episodio si sta rivelando un’impresa non da poco!). Poi però mi sono accorta io stessa di aver lasciato aperte un sacco di porte e i lettori mi hanno così piacevolmente incitata, che ho deciso di sfruttare il materiale che avevo comunque già preparato a margine per far proseguire le vicende del Circolo su vecchi e nuovi binari. Quindi potete aspettarvi (anche se non sottoscrivo impegni di sorta, sorride ndb) altri due episodi di questa serie (“Secret Agreements” nel suo complesso), ovvero UNFAIR TERMS e BREAKEVEN POINT (in italiano, suonerebbero più o meno così: ”clausole vessatorie” e “ punto di pareggio”).
Intervista: Lilia Stecchi