Le Interviste - Marino Buzzi. Esclusiva
Prologo
Si conclude anche questo week end monotematico dedicato allo scrittore Marino Buzzi. Se ieri abbiamo saputo qualche cosa in più sul suo ultimo romanzo Confessioni di un ragazzo perbene, oggi scopriremo chi è lo scrittore, come è nato il suo libro e molto altro ancora.
Non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento al prossimo fine settimana monotematico dedicato a Sergio Rozzi e al suo libro Primo Omo.
Francesco Sansone
Le Interviste
Marino Buzzi
Esclusiva
Nella foto Marino Buzzi |
Sei un autore emergente e pertanto la domanda nasce quasi spontanea: Chi è Marino Buzzi?
È una domanda un po' difficile perché ho un percorso, alle spalle, piuttosto discontinuo. Nasco, professionalmente parlando, come cuoco. Ho iniziato a lavorare a 14 anni per potermi pagare gli studi alle superiori prima e all'università poi. Mentre frequentavo l'università ho avuto la fortuna di conoscere Luciana Tufani e di fare uno stage presso la sua casa editrice. Con la laurea è arrivato anche il nuovo lavoro, ho realizzato quello che era il mio sogno da bambino, vendere libri. Ho iniziato a scrivere giovanissimo e, nel corso degli anni, anche grazie a molti rifiuti e a tante bellissime letture, ho migliorato il mio stile. Sono arrivate le prime collaborazioni con siti di cultura GLBT, due blog, i premi letterari, i racconti in raccolte e su riviste.
Di recente è uscito il tuo primo romanzo “Confessioni di un ragazzo perbene” che racconta di Michele, un trentenne che da un momento all’altro si vedrà sconvolgere la vita da una serie di eventi che iniziano con la perdita del lavoro e la morte del suo migliore amico. Come è nato il progetto?
Ho iniziato a scrivere il libro nel 2004, un anno particolarmente significativo per me in cui ho raggiunto una libertà culturale e intellettuale che cercavo da tempo. Ma anche un anno particolarmente fitto di eventi. Mi sono trasferito dal paese in cui vivevo alla città, ho conosciuto due ragazzi che poi sono diventati i miei migliori amici, ho ritrovato la gioia di vivere, ho raggiunto la piena accettazione di me. Ed è nato, quasi per gioco, il progetto del libro. Volevo raccontare la storia di un riscatto sociale e mi sono ritrovato a parlare di un ragazzo che non sa cosa fare della propria vita.
Quanto c’è di te nel romanzo?
Allo stesso tempo molto e molto poco. Michele, il mio personaggio, è un ragazzo che si lascia vivere solo all'apparenza, in realtà, nonostante sembri un perdente, è una persona con dei principi ed è molto forte. Con lui condivido questa parte del mio carattere, il desiderio di paternità, un autocontrollo forse eccessivo ma anche il modo di amare le persone che mi stanno accanto. Però direi che le somiglianze si fermano qui, Michele ha la sua vita e io la mia.
Sempre nel tuo libro, si parla del rapporto tra il protagonista e la sua famiglia che, diciamo, non sono così idilliaci. I legami con la tua famiglia come sono invece?
In realtà la parte del rapporto di Michele con la famiglia è quella più divertente del libro. In particolare il rapporto con sua madre e con la terribile nipote. Si amano, si aiutano, sono una famiglia. Litigano, certo, a volte in modo eccessivo ma il legame che c'è fra loro è indissolubile. I miei legami sono ottimi. C'è un profondo rispetto. Ho avuto la fortuna di nascere e crescere in una famiglia proletaria, lo dico con grande orgoglio, e di assistere, crescendo, agli sforzi dei miei genitori, di mia sorella e di mio fratello. Ognuno di loro mi ha insegnato che se vuoi qualcosa dalla vita devi lottare. È lo stesso valore che sto cercando di insegnare a mia nipote Cecilia che è anche l'autrice della foto in copertina.
Oltre ad essere uno scrittore sei anche un blogger; sei infatti il curatore dei blog “Cronache dalla libreria” e “Perseo”. Nel primo parli del tuo lavoro di librario, presso una libreria di Bologna, nell’atro invece affronti le questioni legate al mondo GLBTQ. Come hanno preso vita i due blog?
Perseo è nato come una specie di diario e, ben presto, si è trasformato in un contenitore di pensieri. È stato scelto spesso da Repubblica on line come blog dei lettori, un'iniziativa che, purtroppo, Repubblica ha deciso di eliminare. Cronache dalla libreria nasce, invece, come uno sfogo. Il mio sogno di diventare libraio si è trasformato, piano, piano, in un incubo. Avevo bisogno di sdrammatizzare raccontando dal dentro la vita di noi librai in modo ironico e leggero.
Devo dirti che trovo molto divertente “Cronache dalla libreria” che ho avuto modi di leggere attentamente in questi giorni e ti confesso che mi hanno fatto ridere molto gli articoli dedicati ai clienti della libreria, in particolare quello dedicato al tuo “cliente capro espiatorio”, che poverino non ti ha fatto nulla, ma sta di fatto che non lo reggi. Di lui dici: “Viene tutti i giorni. Pioggia, neve, cataclismi di ogni genere, invasione dei marziani. Nulla gli può impedire di venire a fare il suo giro in libreria[…]Non ha fatto nulla, è sempre gentile eppure io lo detesto. È una questione chimico fisica, probabilmente,l’unica realtà, l’unica verità scientifica sino ad ora provata, è che mi sta sulle balle.” A questo punto mi viene spontanea la domanda: Quando hai capito che questo cliente fosse il tuo capro espiatorio? E soprattutto quando è avvenuto il vostro primo incontro?
Sono anni che viene in libreria, povero cliente. Ovviamente io sono sempre molto gentile con tutti e quindi, mio malgrado, anche con lui. È stato il famoso colpo di fulmine, odio al primo sguardo, ogni volta che lo vedo mi sale una rabbia... Comunque è in buona compagnia ci sono almeno altri tre clienti abitudinari che proprio non reggo...
Hai partecipato a diversi concorsi letterari, scrivi racconti brevi, articoli e recensioni per “Leggere Donna” e altre riviste. Quando hai capito che la scrittura fosse qualcosa di fondamentale per te?
Da ragazzino era il mio unico sfogo. Per tutti ero il frocio e basta, sembrava che nessuno pensasse a me come un essere umano, nessuno credeva nelle mie possibilità. Così ho cominciato a scrivere e devo ringraziare tutte le persone che non hanno mai creduto in me perché mi hanno spinto ad impegnarmi il doppio di quel che altrimenti avrei fatto. Posso tranquillamente dire che la scrittura e la lettura, in qualche modo, mi hanno salvato la vita.
Come hai iniziato a collaborare con le riviste?
Sono sempre stato appassionato di letteratura e cinema e quindi l'approdo alle riviste è stato naturale. Purtroppo è un momento particolarmente difficile per la cultura in generale e quindi anche per le riviste. Con l'avvento di internet poi è possibile pubblicare qualsiasi cosa e ottenere visibilità in tempi decisamente più brevi. Rimango tuttavia un appassionato della carta e quindi continuo a mandare racconti o articoli alle riviste.
C’è un articolo che hai scritto che ti è rimasto nel cuore?
Sì, si chiama Il sesso dei maschi ed è stato pubblicato sia sul mio Perseo Blog, sia sulla rivista Leggere donna. È, in breve, una mia considerazione critica del mondo maschile in cui il sesso viene spesso utilizzato come mezzo di potere e di sopraffazione. Ma è anche alla base di una civiltà e di una società violenta, omofoba, bigotta, sessuofobica e misogina. Fallocratica e fallocentrica in cui tutto si relaziona al sesso e al pene del maschio. Mi piacerebbe scrivere un saggio su questo argomento, credo mi ci vorranno anni ma prima o poi lo farò.
C’è un libro a cui sei legato particolarmente? Se sì quale e perché?
Ce ne sono moltissimi. Giardino di cemento di McEwan, per esempio. Il primo libro a tematica GLBT che ho letto: Ragazzi che amano ragazzi di Paterlini e Rimini, Rimini di Tondelli. Maurice di Forster, Querelle de Brest di Genet. Il pasto nudo di Burroughs. Negli ultimi anni, poi, ho scoperto i saggi. Ne cito alcuni che sono stati significativi per la mia educazione vegetariana: Il dilemma dell'onnivoro di Pollan, Liberazione animale di Singer e Mangiando animali di Safran Foer.
Hai avuto difficoltà nel pubblicare “Confessioni di un ragazzo perbene”?
Sì, non lo nego. Mi hanno scritto anche case editrici importanti dicendomi che era un buon testo ma che mancavano alcuni elementi come la suspense e il sesso. Ho riscritto diverse volte le Confessioni e oggi è un testo decisamente migliore della prima stesura del 2004. Ma non ho inserito quello che mi avevano chiesto editori di un certo livello. Sembra che per pubblicare e vendere romanzi GLBT uno debba per forza descrivere scene di sesso. Io sono felice così, Luciana Tufani è una piccola casa editrice e da questo libro non guadagnerò un solo euro ma è la mia opera e l'ho pubblicata come volevo io. Inoltre ho firmato da poco un contratto con Mursia quindi direi che mi ha portato bene.
In cosa è cambiato il romanzo rispetto all’inizio? Cosa hai aggiunto e cosa hai tolto?
Oggi è più corposo, con una struttura più definita, con dialoghi più curati e personaggi decisamente più reali e “vivi”. Rispetto all'inizio ho “ucciso” alcuni personaggi, ho cambiato il finale, dato più spazio ai dialoghi e a uno dei personaggi, differenziato maggiormente i caratteri e le storie.
Che consiglio daresti a tutti quei ragazzi che vorrebbero seguire le tue orme?
Di armarsi di pazienza e di non aspettarsi mai niente. Ma di non arrendersi mai.
F.S.
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