Falene - l'intervista a Francesco Mastinu
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Uscito nelle librerie e negli book-stores on-line lo scorso 1 settembre con 'Falene', lo scrittore sardo, Francesco Mastinu, ritorna su 'Il mondo espanso dei romanzi gay' con un'intervista intimista che vi darà modo di conoscere meglio l'opera, ma anche alcuni particolari della sua vita privata.
Uscito nelle librerie e negli book-stores on-line lo scorso 1 settembre con 'Falene', lo scrittore sardo, Francesco Mastinu, ritorna su 'Il mondo espanso dei romanzi gay' con un'intervista intimista che vi darà modo di conoscere meglio l'opera, ma anche alcuni particolari della sua vita privata.
Francesco, ci
risiamo, ritorni con un nuovo romanzo che come sempre sa emozionare il lettore.
‘Falene’ è il titolo della tua ultima fatica e quindi al domanda è d’obbligo:
come è nato e a cosa ti sei ispirato per raccontare la storia di Manlio.
L’idea
di 'Falene' (qui per saperne di più) nasce tanti anni fa, esattamente nel 2005, e posso giurare che si
tratta del primo romanzo completo, e con un’idea solida, a cui ho lavorato. Io
scrivo dall’adolescenza, all’epoca mi concentravo su lunghi diari
autobiografici e sulla poesia, poi, finite le superiori, mi ero messo in pausa
per questioni di studio. Ricordo ancora che in quell’anno, laureato
relativamente da poco e già impiegato a lavoro, avevo iniziato a pensare con
insistenza a riprendere in mano la penna per dedicarmi a un’opera che riprendesse
un po’ i sentimenti e le emozioni che provavo all’epoca. Per cui iniziai la
stesura dei primi capitoli, feci altre pause, annullai il lavoro precedente per
riformularlo, ripresi la storia… un lungo processo che conclusi nel 2010.
Adesso mi viene da sorridere a pensarci: all’epoca ero convinto di aver
concluso, e invece, ahimé, ero solo
all’inizio di questo lavoro, che mi ha accompagnato per altri lunghi cinque
anni, fino ad arrivare a questo momento, per il quale provo un’emozione
indescrivibile. Falene voleva essere un regalo alle emozioni, alle storie e
alle vicissitudini che in qualche modo ho sperimentato nella mia vita, ma
soprattutto voleva essere una dedica alle persone a cui volevo o voglio bene.
Per costruirlo ho attinto proprio alle persone che ho avuto vicino e che mi
hanno accompagnato in questi anni, ho giocato un po’ con la loro personalità e
la loro vita per fargli vivere delle storie come avrei voluto viverle io in
loro compagnia. Avevo sentito da qualche parte che uno “scrittore” (anche se io
ribadisco di essere un autore) ha il privilegio di vivere la vita due volte,
ecco, con Falene ho cercato di fare questo: creare una storia che ha preso vita
da sé, mettendoci dentro le emozioni e gli affetti. Non saprei come descriverlo
diversamente.
Lo trovi qui |
Noi ci
conosciamo, è inutile negarlo, ma questo non vuol dire che quello che sto per
dire è un parere di parte: ciò che mi colpisce e mi piace della tua scrittura è
la vena malinconica che riporti nella pagine dei tuoi romanzi. Da cosa è scaturita questa nostalgia che
alberga in tutte le tue opere?
Oddio,
mi metti in crisi! Diciamo che si tratta di un’emozione che alberga dentro di
me. Sono sempre stato, nonostante tutto, un ragazzo (oggi uomo, inutile negarlo
:p ) malinconico e nostalgico. Quello che rincorre i ricordi, che fa caso a
tutte le sensazioni che sente nelle situazioni e forse questa mia
caratteristica si trasferisce anche nella mia scrittura. Parlo spesso delle
cose passate, di come mi sono sentito e di quello che ho provato, e faccio sempre
caso al lato nostalgico delle vicissitudini, per cui alla fine condisco quello
che creo con ciò che sono: malinconia, emozione, ricordo e romanticismo. Poi,
se uniamo questa mia caratteristica con l’argomento che tratto, le tematiche
omoaffettive italiane, non si può prescindere dal raccontare non solo le cose
belle ma anche tutti gli aspetti negativi che comporta essere gay oggi in
Italia: paura, omofobia, mancato riconoscimento e difficoltà di essere coppia
nel proprio paese. Di sicuro possiamo essere felici nell’intimo, accettarci e
andare a testa alta dovunque… ma prima o poi dobbiamo scontrarci anche col
fatto che viviamo in un paese che non ci rende la vita facile come a tutti gli
altri.
Il romanzo
inizia con Manlio che si trova a Barcellona per fuggire dal dolore che la sua storia con Enrico gli
ha lasciato. Credi che il lasciarsi tutto alle spalle possa aiutare a superare
un dolore o si tratta semplicemente di un palliativo per non pensarci per un
po’ di tempo?
Io
vivo le fughe non solo come escamotage per non affrontare i problemi, ma anche
come nuove opportunità. I problemi rimangono, ma a volte è necessario
staccarsene per vedere le cose lucidamente e soprattutto per stanare anche quei
difetti personali che possono aver inciso in un danno o una situazione triste.
Cosa che, fin quando rimani invischiato dentro un accadimento, diventa sul
serio difficile da realizzare. Nel caso di Manlio abbiamo a che fare con un
ragazzo malinconico, a tratti inconsistente che ha costruito una vita
appoggiandosi alle decisioni altrui per non dover decidere e scegliere, forse
anche sbagliare da solo, il suo percorso è pertanto lo sforzo a emanciparsi e
ad affrontare la vita per conto suo, dando seguito a tutte quelle pulsioni che
ha rinnegato pur di non sforzarsi. Manlio è l’ennesimo (ma in realtà è il
primo) di tutta la serie di antieroi che io descrivo nei miei romanzi. Non ho
mai amato le vicende perfette, dove tutto va bene e dove i protagonisti
rappresentano il bene assoluto… io le trovo irreali, ispirano solo modelli che,
nel nostro essere umani e terreni, non sono raggiungibili mai. Io non so se la
cura per tutti i mali sia andarsene e ricostruirsi la vita, spesso lo è, a
volte no. Dipende dal dolore da cui scappiamo o da cui abbiamo bisogno di
separarci. Quello che le persone dovrebbero rincorrere è il proprio benessere
interiore, fintanto che non imparano a essere serene, possono fare il giro del
mondo che tanto non risolveranno nulla. Nel caso di Manlio è servito di sicuro,
anche solo per scoprire che poi, in realtà… innamorarsi di un altro non era
esattamente il sogno perfetto che pensava di coronare. Ma qui, stiamo
scivolando su “Foglie”, per cui ne parleremo nella prossima puntata!
‘Falene’
racconta ogni passo della storia fra i due partendo dal primo incontro avvenuto
in maniera casuale. Ci racconti come è stato il tuo primo incontro con il tuo
compagno con cui condividi la tua vita ormai da più di dieci anni?
Una
storia che racconto spesso: ci siamo conosciuti all’Università, in una
situazione non troppo dissimile da quella che ho descritto. Io so solo che
l’incontro ci ha messo del tempo per diventare poi altro: conoscerlo per me ha
significato fare i conti con me stesso e con le mie pulsioni e avere il
coraggio di uscire allo scoperto. Mi ci sono voluti da allora quasi due anni,
prima di capire che lo amavo sul serio e che di amore si trattava, anche se
dalla prima volta in cui ho posato gli occhi su di lui, in me è scattata una
molla. Ho pensato “Tu devi essere mio” anche se allora manco pensavo che si
potesse sul serio provare qualcosa del genere nei confronti di un altro uomo.
Eppure… è successo. E nonostante tutte le difficoltà per le nostre vite, ci
siamo messi insieme. Sono passati quattordici anni da allora, e non mi pento di
nulla.
Questo è il
primo romanzo che pubblichi con Amarganta edizioni di cui sei pure responsabile
della sezione LGBT. Com’è stato ricoprire il doppio ruolo di responsabile e
scrittore?
Diciamo
che in questo caso non l’ho ricoperto, mi sono svestito del ruolo di colui che
seleziona e che faceva il primo editing per addentrarmi in quello di autore,
lasciando il compito alle socie fondatrici dell’editore, che mi proposero di
pubblicare con loro l’intera serie di Emozioni del nostro tempo. Una cosa che
ritengo giusto specificare è che la selezione per il mio libro non l’ho fatta
io, e ho fatto l’intero percorso di proposta, lavoro di editing, riformulazione
e messa in pubblicazione come tutti gli altri autori dell’editore. E penso che
fosse il canale più corretto. A livello di responsabilità di collana, tratterò
Falene esattamente come tutti gli altri libri che abbiamo pubblicato, lo
proporrò mediaticamente allo stesso modo. Poi, come autore, farò quello che ho
sempre fatto: condividere esperienze di lettura e partecipare agli eventi
dedicati.
Continua sotto...
Adesso anche in ebook qui |
Per concludere,
i lettori quando potranno assistere a una presentazione ufficiale di 'Falene'?
Il
libro è in vendita dal 3 settembre e ci stiamo attivando per proporlo a
diversi eventi/enti/biblioteche. So per certo che ci sarà un evento dedicato
nello stand Amarganta alla fiera dell’editoria indipendente di Farfa, domenica
20 settembre di mattina, dove presenteremo il romanzo e la sua storia al
pubblico, e uno anche sabato, sempre nella stessa cornice, con tutto il
catalogo Amarganta. Poi ci attiveremo per poterlo portare un po’ in giro.
Amarganta è un editore giovane ma con tanto brio e voglia di fare, per cui sono
certo che avrò la possibilità di presentare Falene e presentarmi al pubblico in
diversi ambiti. E sinceramente, non vedo l’ora!
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