Damiano Dario Ghiglino: «uno sguardo o una frase possono fare la differenza».



Un ragazzo cammina portando con sé una valigia lungo le strade innevate di una città tedesca. Non sa da dove viene, né dove sta andando. Sa solo che si è lasciato il passato alle spalle perché è gay, è diverso. Sarà così che Eric intraprenderà un lungo viaggio alla scoperta di sé rivelando, tra incontri inaspettati e interrogativi senza risposta, l’essenza di una vita che è tutte le vite.
Un romanzo cosmopolita, visionario, oscuro ma anche luminoso, sulla ricerca dell’identità attraverso le molteplici tappe dell’esistenza umana.

Questa la premessa di “Ragazzo, uomo e nemo”, il nuovo romanzo dello scrittore  Damiano Dario Ghiglino. Un romanzo in cui l’autore torna ad affrontare i topic a lui cari e di cui a Il mio mondo espanso,nell’intervista che segue, ne racconta l’origine. 

 

L’intervista

 


D.
Damiano Dario, il tuo romanzo è il viaggio di un ragazzo alla ricerca di sé. Come nasce la storia.

R. Essendo la trama tutt’altro che lineare, non vi è una sola storia. Il protagonista, Eric, deve fare i conti con i propri trascorsi, con un passato estremamente variegato.

 


D. Fondamentale in ogni viaggio, come anche in quello del tuo protagonista, sono le persone che si incontrano e che in qualche modo, non dico influiscono, ma contribuiscono a creare la nostra personalità. Nella tua esperienza, qual è stato l’incontro più importante è perché?

R. È molto difficile, se non impossibile, dire quale sia stato l’incontro più importante della nostra vita.

Quello che ho notato viaggiando è che, a volte, uno sguardo o una frase possono fare la differenza.

I protagonisti del romanzo nascono perlopiù da persone reali, incontrate durante i miei viaggi. Persone che mi hanno ispirato, ma con cui non ho mai approfondito la conoscenza. Ragazzi smarriti con i quali ho trascorso pochi giorni o addirittura poche ore e, proprio per questo, ho potuto idealizzare. Personalità fuori dal comune che nella vita di Eric, il protagonista, assumono l’importanza che, nel bene e nel male, non hanno mai avuto nella mia.



D.
Nel romanzo  il viaggio di Eric inizia dal momento in cui a causa del suo coming out non può fare ritorno alla sua terra. Un incipit che rispecchia una realtà ancora viva nella nostra società. Secondo te, le generazioni LGBT precedenti in cosa hanno sbagliato se questi canovacci continuano a ripetersi tutt’ora?

R. Il coming out è uno degli argomenti centrali del romanzo. L’errore (se così lo vogliamo chiamare) della comunità LGBT consiste nel manifestare il naturalissimo bisogno di sentirsi accettati. A quel punto, se tu mi accetti, mi stai facendo un favore. Si crea una strana forma di disparità, di subordinazione. Eppure, l’accettazione dovrebbe essere scontata e immediata, non dovrebbe passare attraverso un processo di consapevolezza, non ci dovrebbe essere bisogno di sensibilizzare.

Il protagonista del romanzo non tenterà mai di riallacciare i rapporti con quella famiglia che l’ha ripudiato in quanto omosessuale.

 

D. Da che ti conosco ti vedo sempre in giro per il mondo e questo aspetto lo si riscontra anche nei tuoi romanzi, dove gli spostamenti sono un topic. Cosa significa per te viaggiare e entrare a contatto con realtà diverse?



R.
Ne approfitto per rispondere con una citazione dal mio precedente romanzo ‘Il sole d’agosto sopra la Rambla’. Il paragrafo si riferisce a Julio: uno dei personaggi principali, pur non facendo parte della comitiva dei ‘giovani tramonti’.

“Avrebbe osservato, percepito, gustato, bevuto, fatto l'amore in molti modi diversi con quel senso d’incertezza e transitorietà che tiene in bilico l'animo dello straniero. Perché chi viaggia non vive solo la sua vita, ma in primo luogo quelle degli altri, sublimandole dalle proprie altezze, da vette rarefatte raggiunte di soppiatto, lontano da tutti e pur in mezzo a tutti.

Poi a un tratto il respiro viene a mancare e la ragione lascia spazio allo stupore, la bocca rimane semichiusa, gli occhi spalancati di fronte all'imponderabile, misterioso e pur stranamente essenziale, segreto dell'esistenza.”


D.
Attraverso il viaggio di Eric, al lettore è rivelato, cito le tue parole, “l’essenza di una vita che è tutte le vite”. Se pensi all’essenza della tua vita, qual è?

R. Mi piace considerare ‘Ragazzo, uomo  e nemo’  un romanzo di formazione. Come nella maggior parte dei romanzi, non è presente alcuna velleità di dare risposte a quesiti esistenziali. Ma spero di essere almeno riuscito a pormi giuste domande.