Nicola Vacca: «'Arrivano parole dal jazz' è un libro, da leggere, guardare e ascoltare.»
Prendi la musica jazz e la poesia e mettile assieme. Poi prendi la scrittura e il talento di Nicola Vacca,
le illustrazioni di Alfonso Avagliano, una playlist firmata da Tommaso Tucci e ti troverai immerso in "Arrivano parole dal jazz", l'ultimo lavoro editoriale di Vacca, critico letterario, autore e giornalista, pubblicato da Oltre Edizioni, con la prefazione di Vittorino Curci.Un omaggio a uno di generi musicali più innovativi e di rottura che la storia recente ci ha regalato, assieme ad artisti come Chet Baker e Miles Davis. Nicola Vacca mescola la bellezza del jazz a quella dei versi, attraverso i ritratti dei grandi artisti e i ricordi personali, in un'opera unica, che tocca le corde dell'anima.
Vacca racconta e si racconta attraverso la poesia con la volontà di trasmettere al lettore, con sincerità e passione, l'amore che in prima persona ha per la musica jazz. E posso dire che ci è riuscito alla grande.
D. Il tuo ultimo libro è un omaggio alla musica jazz. Com’è nata l’idea?
R. L’idea è nata da un periodo in cui ascoltavo per tutto il giorno il jazz.In uno di quei giorni, mentre ero immerso in Chet Baker, mi sono visto tutto il libro davanti. Una sorta di intuizione: ho buttato giù il progetto e mi sono messo al lavoro e dal jazz sono arrivate le parole che sono tutte qui.
D. Nel libro c’è la sezione “Perché amo il jazz”, quindi la domanda sorge spontanea: quando è nata la tua passione per questo genere e che emozioni ti suscitano i suoi pezzi?
R. Ho sempre amato il jazz e quindi lo ascolto da sempre. Scrivo quasi sempre ascoltando il jazz, perché perso che sono molte le affinità tra il jazz e la poesia. Così con questo libro ho voluto vedere quando jazz c’è nella poesia e quanta poesia scaturisce dal jazz. La sezione a cui tu fai riferimento nasce da questa intenzione e soprattutto nei versi che la compongono cerco di spiegare perché amo il jazz e le sue noti geniali che nascono dall’improvvisazione e da una meditazione del silenzio. Il jazz lo sento addosso, come la poesia. E quando arrivano parole dal jazz mi sento meno solo.
D. La sezione “le grandi mani del jazz”, invece, contiene i ritratti dei grandi artisti che hanno fatto la fortuna di questa musica. Chi è l’artista a cui sei maggiormente legato e perché?
R.
Amo moltissimi musicisti jazz. Tra i miei preferiti c’è Miles Davis. La sua tromba è estasi pura.
D. Sei autore, giornalista, scrittore,
blogger, opinionista, critico letterario? Insomma, ti piace “sguazzare”
nell’arte. Sbaglio?
R. Mi piace scrivere di cultura, mi piace fare giornalismo culturale attraverso la critica letteraria. Mi piace leggere e scrivere di libri. Ma soprattutto mi piace fare tutto questo rispondendo solo alla mia coscienza e al mio pensiero senza lasciarmi influenzare dal mercimonio e dal mercato delle marchette, luoghi tanto cari a quelli a cui piace “sguazzare” nel mondo della cultura
D. A te si devono anche diversi eventi legati al mondo della poesia contemporanea. In un’epoca in cui la poesia è sempre meno centrale nella letteratura, quanto è importante ricordare ai lettori la bellezza dei versi e dei loro messaggi?
R. La poesia è importante, perché ha una profondità inarrivabile. Dove non arriva il pensiero arriva la poesia che sa leggere tutto, Certo che è importante. Ma è importante ,come diceva Umberto Saba, fare poesia onesta
D. Stiamo vivendo giorni in cui il rischio di una nuova importante ondata di contagi potrebbe cambiare ancora il nostro quotidiano. Come descriveresti questa preoccupazione attraverso i versi?
R. A questa domanda ti rispondo con una poesia che ho scritto durate il lockdown:
Corso di sopravvivenza
In
trappola come prede
per una stagione di caccia
che non fa prigionieri.
Per restare vivi
bisogna saper accendere un fuoco
procurarsi un'arma
per uccidere la bestia
che ci portiamo dentro.
Si terranno ovunque
corsi di sopravvivenza
alto il numero degli iscritti
tutti appartenenti
a questa nostra sottospecie umana
D. I lavoratori dello spettacolo settimana
scorsa sono scesi in piazza per porre l’attenzione sulla crisi che ha colpito
il settore. Anche quello letterario, tuttavia, non sta attraversando un bel
momento. Secondo te, quali conseguenze a lungo termine porterà questo stato di
incertezza nel mondo dei libri?
R.
La situazione è grave ed è anche compromessa. Quello che manca in questo
sciagurato paese una scarsa attenzione delle istituzioni e della politica nei
confronti della cultura. Tutto il resto purtroppo precipita da sé con ricadute catastrofiche.
D. Per concludere torniamo ad “Arrivano parole
dal jazz”. Il libro contiene la prefazione di Vittorino Curci e le
illustrazioni di Alfonso Avagliano. Come si è concretizzata questa importante
collaborazione?
R. L’idea
è sta mia, soprattutto quella di illustrare il libro. E devo dire che è stata
vincente. Alfonso con un tratto
minimal ha immortalato i jazzisti di cui mi occupo nel libro, aggiungendo
poesia a poesia. Vittorino Curci, un
grande poeta e uno straordinario musicista, ha scritto una prefazione stupenda.
Nel libro c’è anche una playist firmata da Tommaso
Tucci, uno dei più grandi appassionati di musica che io conosca.I lettori
troveranno i dischi più belli che i maestri del jazz hanno inciso nella loro
carriera.
“Arrivano parole dal jazz”, un libro, da leggere, guardare e ascoltare.
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