Emiliano Di Meo: "Un tempo mi ferivano i commenti negativi. Stroncavano i miei libri per attaccare me".



Emiliano Di Meo è uno degli autori indipendenti più discussi. Ogni volta che esprime sui social le sue idee o il  modo in cui intende debba essere la scrittura, non mancano reazioni e contestazioni. Eppure di lui c’è un lato che in molti non conoscono e che, forse, lui stesso teme di concedere pubblicamente. Da poco è tornato su Amazon con il nuovo romanzo “Da Maschio a Maschio”, che segna la sua volontà di portare avanti la sua natura indie, che gli permette di esprime nei suoi romanzi idee e convinzioni che, forse, in altri modi non potrebbero essere resi con la stessa libertà.

D. Con i tuoi romanzi hai sempre voluto raccontare l’amore, la passione e l’attrazione fra uomini dal punto di vista di un autore che vive in prima persona queste dinamiche. La letteratura ha il compito di raccontare la veridicità delle cose?

R. C’è letteratura e letteratura. A me, personalmente, non interessa e non è mai interessata la lettura di libri al solo scopo di evadere. Da lettore mi è sempre piaciuto leggere testi che mi mettessero a confronto con me stesso e contribuissero a sviluppare le mie idee sul mondo circostante, testi nei quali ritrovare qualcosa di me. Quando poi ho iniziato a scrivere è stato naturale seguire quel processo. Da allora mi piace produrre libri che siano frutto di un’idea, di un pensiero, di un ragionamento sincero su un dato argomento. Testi nei quali gli altri omosessuali possano ritrovarsi. Il mio ultimo libro DA MASCHIO A MASCHIO porta questa dimensione a un altro livello. Come ha recentemente scritto un lettore in una recensione, esso è un manifesto. Un pretesto per allineare e rendere pubblici i miei pensieri in merito a cosa voglia dire essere omosessuale oggi, al rapporto con una fetta dell’editoria moderna e a come questa, dal mio punto di vista, non giovi affatto alla comunità LGBT.


D. Questo, però,non ti ha risparmiato delle critiche da chi non la vede come te. Nonostante ciò non ti sei lasciato scoraggiare e gli apprezzamenti da parte dei lettori non ti sono mai mancati. Come si affrontano certi attacchi? Se devo dire il vero ormai con te, da quello che vedo, vige il gioco: “mamma, Ciccio mi tocca; toccami Ciccio”.

R. Molto spesso la gente che attacca qualcuno in quel modo, con la violenza con la quale sono stato attaccato io, lo fa perché si sente minacciata e quel loro sentirsi minacciati ne rivela la debolezza. Pochi giorni fa mi ha scritto un autore del quale non farò il nome e che a distanza di tempo voleva farmi sapere che si era ricreduto, dandomi ragione su molti punti. Secondo lui, coloro che in questi anni non hanno perso occasione per attaccarmi, l’hanno fatto perché invidiosi di un coraggio che a loro manca. Per scrivere, e per scrivere soprattutto quello che scrivo io, ci vuole coraggio e la gente ti rinfaccia sempre quello che non ha, ma che vede in te. La gente distorce in invidia e odio quello che in realtà vorrebbe. Queste sono state le sue parole ed essendo qualcosa che, in fondo, ho sempre saputo, non mi sono mai lasciato abbattere da tanto astio, al contrario. Molto spesso il loro odio e il loro rifiuto si è fatto motore della mia volontà.



D. Attraverso i tuoi social appare il Di Meo autore, ma chi è Emiliano realmente? Cosa non emerge di te pubblicamente e cosa, invece, viene fuori che non rispecchia il vero te?

R. Bah, con il tempo ho imparato che la stessa cosa genera in più persone reazioni completamente distinte. Alcuni riescono a cogliere l’ironia con la quale spesso affronto i social, molti altri, invece, pensano sia tutto fatto con la massima serietà. Non sono certo che questo aspetto emerga correttamente e cioè il fatto che, nonostante io creda in ogni singola parola che scrivo o pronuncio, spesso ne faccio anche pretesto per ironizzare sul mondo. Non c’è nulla che non rispecchi me. Se qualcosa non mi somiglia, non la condivido. Detto questo, c’è naturalmente molto di più in Emiliano di quanto sia possibile rintracciare sui social che per me rimangono solo un mezzo. Per esempio alcuni avranno notato che raramente mi mostro in compagnia. Sono molto geloso dei miei affetti e non ho assolutamente voglia di esporli agli stessi attacchi ai quali sono stato sottoposto io. Sono geloso della mia famiglia, dei miei amici più intimi, della mia relazione. Basto io a mettere nome e faccia nella causa che ho intenzione di portare avanti, non è necessario che altri si espongano per me.


D. Per scelta vuoi portare avanti la tua attività di autore in maniera indipendente. In passato mi hai confessato che non riesci a vederti in una dimensione che non sia il selfpublishing. Non temi che qualcuno possa dirti di temere il confronto con gli editori? Anche se, chi ti conosce un po’, sa bene che il confrontonon ti spaventa affatto.

R. Confermo quanto ci siamo detti in passato. La mia idea sugli editori non è cambiata. Io voglio esprimere qualcosa che sappia di vero, loro sono interessati solo ai soldi. Una volta che hanno fiutato quanto pensano sia più vicino al gusto del pubblico, propinano la solita solfa di continuo. In un meccanismo del genere l’arte non c’entra nulla. È un po’ quello che succede anche con la musica. Oggigiorno si ascoltano canzoni che sono talmente simili le une alle altre da non riuscire quasi a distinguerle. È puro commercio. Inoltre sono uno che vuole decidere tutto, dal testo alla copertina, non tollero la censura, e lavorando sotto casa editrice difficilmente potrei produrre qualcosa di altrettanto autentico. Il confronto non mi spaventa e di quello che possono dire nell’ambiente non mi importa poi molto. Anzi, il confronto potrebbe addirittura rivelarsi stimolante, ma solo se dall’altra parte ci fosse qualcuno del quale ammiro il lavoro.


D. “Amici di notte”e “04:00 A.M” sono tra i tuoi ultimi romanzi. Qualche tempo fa mi hai confessato che questa storia è stata l’unica a creare in te l’esigenza di scrivere un sequel. Cosa ti è piaciuto maggiormente di questi protagonisti, tanto da scrivere un dopo?

R. Il loro lato oscuro. Il fatto che siano profondamente lontani dai protagonisti perfetti e perbene della letteratura attuale. Un lettore una volta mi ha scritto “AMICI DI NOTTE sembra scritto in tranche dal tuo spirito guida. Tra realtà e romanzo con personaggi scomodi e una descrizione della psiche maschile che si tende a voler ignorare perché spaventa.” Ed è vero. In AMICI DI NOTTE c’è qualcosa che, in un certo qual modo, spaventa anche me. Chiunque abbia provato almeno una volta nella vita la passione che Davide sviluppa per Giacomo tende a spaventarsi nel ricordare quanto sia sottile la linea che separa una passione del genere dall’ossessione. E diciamo pure che Giacomo diventerebbe facilmente l’ossessione di molti uomini.


D. Quale fra i feedback che ti arrivano ti hanno gratificato maggiormente?

R. Io ascolto tutti, se ho la sensazione che esprimano un punto di vista in piena onestà. È naturale, però, che mi gratifichino maggiormente i riscontri, non necessariamente pubblici, che mi arrivano dalla comunità LGBT. Quando gli uomini della comunità mi scrivono per farmi sapere che si ritrovano in quello che stanno leggendo o hanno appena letto, mi riconciliano con me stesso. Mi danno la sensazione di aver fatto qualcosa per tutti noi, uomini che amiamo altri uomini. D’altronde quello che voglio è contribuire a creare una nuova consapevolezza negli omosessuali, quindi il riscontro di quella fetta di lettori è fondamentale, imprescindibile. Scrivo per loro, scrivo per noi.


D. E fra quelli negativi, quale ti ha ferito maggiormente?

R. Un tempo mi ferivano coloro che, per attaccare me, stroncavano il libro. Allora c’erano queste recensioni, soprattutto da parte di lettrici perbeniste,che non dicevano nulla del testo, come se non lo avessero neppure letto, ma che diventavano pretesto per mordere Emiliano. Erano tutte un “l’autore dice… l’autore pensa… l’autore fa… “ e il libro dov’è? Questa era la mia domanda. È davvero oltraggioso e infantile stroncare un’opera, perché l’autore non ci è simpatico o perché non guarda al mondo attraverso il nostro stesso punto di vista. All’inizio quell’atteggiamento mi feriva, ma da un punto di vista sociale. Quanto frustrata deve essere la gente per fare una cosa del genere? Questa era la mia domanda.


D. Parliamo della fase di scrittura: quando sei lì, sul tuo pc, e ti trovi a scrivere un passaggio del romanzo emotivamente forte, avverti la necessità di staccare per un po’ e liberarti dalle emozioni che sono venute fuori?

R. No, anzi, mi immergo completamente in esse. Lo faccio attivamente. A volte scrivo in piedi, perché devo muovermi e interpretare fisicamente quello che scrivo fino a quando ho la sensazione che siafedele alla realtà. Il processo di scrittura è qualcosa che mi assorbe completamente e più si fa intenso, più mi gratifica. Quello che dici tu, la necessità di recuperare una distanza, mi succede dopo aver pubblicato un nuovo libro. Nei primi giorni post pubblicazione devo distrarmi per fare in modo di lasciare, in qualche modo, andare i personaggi che durante la fase di creazione, invece, è come se mi fossero sempre attorno.


D. Cosa speri rimanga dei tuoi romanzi ai lettori?

R. L’onestà delle mie intenzioni e il coraggio necessario a dire la verità.


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