«Le opportunità per essere felici vanno colte e non svilite dal quadro generale.» Intervista allo scrittore Emiliano di Meo.

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Intervista di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Sono davvero contento di ospitare all'interno de Il mondo espanso dei romanzi gay Emiliano Di Meo, un autore che ho imparato ad apprezzare non solo attraverso la lettura del suo romanzo 'La parte sospesa del cuore', ma anche per il lavoro che ci ha portato all'intervista che segue. A causa di alcuni miei  imprevisti i tempi con cui è stata realizzata si sono allungati, ma Di Meo non solo si è dimostrato una persona perbene e di un'infinita sensibilità, ma un vero professionista. Ha saputo comprendere la situazione e attendere con educazione che potessi tornare a lavorare. Di questo gliene sono grato. 
Dicevo che Emiliano Di Meo è una persona di un'infinita sensibilità, che, sono certo, arriverà anche a voi, dopo aver letto le sue parole. Fidatevi!
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D. ‘La parte sospesa del cuore’ è un romanzo dal sapore antico. La storia mescola dramma e romanticismo, giungendo a un finale inaspettato. Come nasce la storia?
R. Era da un po’ di tempo che pensavo a quello che sarebbe stato il messaggio del mio prossimo racconto e in maniera del tutto eccezionale, in genere non è così, la prima cosa che mi è venuta in mente è stato il titolo. Dopo qualche tempo sono partito per un lungo viaggio in Sud America e lì, parlando con un sacco di persone, mi sono reso conto di come siano ancora radicati alcuni preconcetti. Non mi riferisco solo a quelli contro l’omosessualità, ma mi ha stupito come, in paesi dove in ogni individuo scorre sangue di diverse etnie, sia così forte il razzismo per il colore della pelle. Più scoprivo i posti che visitavo, più si delineavano le personalità dei protagonisti, Armando e Juan Carlos. Poco alla volta la storia è venuta da sé. Mi sono messo a lavoro appena rientrato a Roma e scrivere ‘La parte sospesa del cuore’ è stato un viaggio nel viaggio. Ci ho messo diversi giorni a staccare la mente e il cuore dalla storia dopo averla pubblicata.

D. Quando siamo entrati in contatto mi hai detto che ‘La parte sospesa del cuore’ era il romanzo con cui volevi farti conoscere da me e dai lettori de Il mondo espanso dei romanzi gay, perché?
R. Perché è una storia nella quale credo fortemente. Una storia che ha emozionato me mentre la scrivevo, che mi emoziona quando mi capita di rileggerla, e che ha emozionato chiunque l’abbia letta finora. È inoltre una storia molto apprezzata dal pubblico maschile e mi piace l’idea di contribuire a far conoscere nuovi aspetti della mia comunità, quella LGBT. Ci sono troppe cose che ancora si ignorano di noi ed è arrivato il momento di scrollarci di dosso tutte le etichette che ci hanno affibbiato o che ci siamo affibbiati noi stessi. Se mi chiedessero di chiudere in una capsula uno dei miei lavori per poi spedirlo nell’universo e far conoscere alla generazione future chi era Emiliano Di Meo, affiderei il compito a ‘La parte sospesa del cuore’.

D. Nel romanzo affronti diversi temi interessanti che vorrei analizzare con te. Partiamo dall’omosessualità. Essa è vissuta nell’ombra ed è incapace, o almeno inizialmente è cosi, di andare oltre al pregiudizio della gente. Perché hai voluto affrontare il tema da questa prospettiva?
R. Perché per molte persone è ancora così, in molte parti del mondo e anche qui da noi. Pochi giorni fa un uomo mi ha scritto per ringraziarmi e mi sono emozionato. Ha ammesso di non aver mai confessato la propria omosessualità a nessuno, né alla famiglia né agli amici più intimi, per poi aggiungere che grazie ai miei libri ha iniziato a pensare che non sia troppo tardi per farlo. Mi sono emozionato seriamente! Se quello che scrivo ha il potere di fare una cosa del genere ho raggiunto il mio obiettivo. Tutti dobbiamo sentirci liberi di vivere nel vero, perché non c’è un altro modo di raggiungere la felicità.

D. Passiamo all’amore. Esso è forte, ma non è capace di spingere uno dei protagonisti a lasciare la vita di copertura che si è costituito. Secondo te, cosa spinge una persona a piegarsi al giudizio dell’opinione pubblica?
R. Il gioco delle aspettative, del sentirsi in dovere di dimostrare ad altri che siamo all’altezza di chissà che cosa. Il pensiero che in quanto maschi o femmine, bianchi o neri, etero o omo, dobbiamo assumere un determinato atteggiamento o avere gli stessi gusti. È una specie di lavaggio del cervello da ogni parte e direzione del quale non siamo consapevoli neppure noi.

D. Quando ti dicevo che il tuo romanzo mi ha dato la sensazione di trovarmi di fronte a un testo dal sapore antico, intendevo che mi è sembrato di leggere un romanzo vittoriano. Sebbene lo stile sia contemporaneo, la struttura classica e la purezza della struttura lo rende particolare in un’epoca in cui anche i romanzi hanno corpi differenti. La tua è stata una scelta voluta o la scrittura rispecchia la tua anima di lettore?
R. La scelta è stata in parte voluta, perché volevo che il romanzo avesse  il sapore di un’altra epoca, e un po’ è venuto da sé. Lo richiedeva la storia, l’animo dei personaggi. Era fondamentale per me che iniziando a leggere questo romanzo il lettore venisse catapultato in un’altra atmosfera.

D. Un altro aspetto interessante che ho trovato è stata la scelta di raccontare la storia attraverso un narratore onnisciente, osservatore discreto della vita dei due protagonisti dall’inizio alla fine.  Perché hai scelta questa tecnica?
R. Perché volevo risultarne esterno anch’io. Volevo farmi spettatore insieme ai lettori della storia di due uomini che si accompagnano e inseguono per tutta la vita. Volevo che si avesse un po’ la sensazione di guardare un film e quello dell’osservatore discreto mi è sembrato il giusto escamotage. I suoi occhi sono come la cinepresa del registra e noi possiamo sederci e, attraverso di essi, gustarci la storia.

D. Quali sono le emozioni che vorresti rimanessero nel lettore a romanzo terminato?
R. Vorrei che tutti ci fermassimo a riflettere se stiamo vivendo la vita che vorremmo vivere o se stiamo rispettando semplicemente le aspettative altrui. Vorrei che si capisse l’importanza del tempo e delle occasioni, il valore dei sentimenti sinceri. Le opportunità per essere felici vanno colte e non svilite dal quadro generale. È vero, possono esserci più persone giuste per lo stesso uomo, ma la felicità vera, quella che ti fa scoprire chi sei veramente, in genere si prova a fianco di una sola persona.

D. La parte sospesa del cuore è solo uno dei tanti romanzi che negli ultimi anni hai pubblicato in maniera indipendente. La decisione del self pubblishing è voluta o ti sei ritrovato le porte chiuse da parte delle Case editrici?
R. Ho contattato una casa editrice molto tempo fa, per il mio primo romanzo, ma non era interessata alle tematiche LGBT. Dopo di allora non ho più fatto alcun tentativo. Qualche tempo dopo ho scoperto il mondo del self pubblishing e mi sono deciso a provare. I miei orizzonti si sono allargati. Trovo che sia una possibilità incredibile per esprimersi al meglio, per mostrare veramente chi sei come artista. Non ci sono filtri, condizioni, compromessi. Sei tu in contatto diretto con i tuoi lettori ed è galvanizzante.
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D. Di recente hai pubblicato il  tuo nuovo romanzo ‘Cuore Nero’. Per salutarci, ci racconti qualcosa di questo nuovo lavoro e della fase di realizzazione?
R. ‘Cuore Nero’ è una storia ben diversa da La Parte Sospesa Del Cuore, è più un avvertimento, un monito. È una storia alla quale mi è capitato di pensare durante questo primo anno e mezzo in cui mi sono deciso ad utilizzare i social, prima di allora ero molto restio e non avevo neppure un profilo privato su Facebook. I social network sono una risorsa insostituibile, soprattutto per gli artisti indipendenti, ma bisogna saperli usare con attenzione, senza confondere il virtuale con la nostra quotidianità, perché nel momento in cui questo avviene i risvolti possono essere imprevedibili e difficili da gestire.


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