Il tempo degli amaranti - l'intenso romanzo sulle passioni soffocate di Antonio Mocciola
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Grafica di Giovanni Trapani
“Alberto e Silvana crescono a Napoli negli anni 50, vicini
di casa e legati a doppio filo nella vita e nell’affetto, con la benedizione
delle famiglie, fino all’inevitabile matrimonio e alla nascita di due bambini.
Ma l’inquietudine di Alberto nasce da un pensiero segreto,
che esplode nella maturità e prende vita nel momento della morte dell’amata (e
castrante) madre: Alberto è attratto dagli uomini.
Dopo aver vissuto per anni una doppia vita esaltante e
tormentata nello stesso tempo, Alberto decide di scrivere una lettera a
Silvana, confessandole la propria omosessualità e il desiderio di fuga, per non
sprecare ancora gli anni che restano. Sarà lo stesso Alberto a presentare alla
moglie l’uomo che ne prenderà il posto nella casa e nel cuore.
Gli anni di auto-esilio termineranno quando Alberto, a causa
di un grave incidente, sarà operato e salvato proprio dal figlio, nel frattempo
divenuto stimato chirurgo, e che darà il via alla riconciliazione con la
famiglia intera, a dimostrare la possibilità di un’altra idea di nucleo
familiare, meno tradizionale.
L’amaranto, nella tradizione greca, è l’unico fiore a non
appassire mai.”
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Questa è la trama intorno cui ruota ‘Il tempo degli amaranti’
di Antonio Mocciola (Milena Edizioni, cover book Carlo Porrini. Prezzo 7,40
Euro). Un romanzo delicato e intenso che ti entra nella viscere per via della sofferta storia cui sono costretti i personaggi.
Narrato su due archi temporali diversi, il romanzo ci
permette di scoprire i sentimenti e i tormenti di Alberto e Silvana in primis ma
anche dei personaggi che ruotano intorno a loro. Una scelta, questa, che. come spiega
Antonio Mocciola a Il mondo espanso
dei romanzi gay, è stata fondamentale ai
fini della storia:
«È un arco temporale che consente di
seguire lo sviluppo cognitivo di Alberto, da burattino della madre a marito
inquieto, da amante ansimante e trepido fino al disincanto, e alla consapevolezza
(col viaggio in Friuli) di essere quello che è, trovando un equilibrio. È un percorso iniziatico, si
potrebbe dire, uguale a tanti vissuti da
noi.»
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Crea una copertina esclusiva per il romanzo |
Nella foto: Antonio Mocciola |
Quello che colpisce nel romanzo è che l’omosessualità di
alcuni personaggi è tenuta nascosta, taciuta, anche se vivono in due epoche
diverse. Una condizione che, però, è attualissima anche nella nostra società
attuale, dove i gay, spesso, nascondono se stessi per paura di ripercussioni famigliari
e non.
«Al momento –
continua Mocciola – la difficoltà resta, basta vedere quegli
spaccati sociali che escono fuori da quelle orrende cloache come il Grande
Fratello, che io masochisticamente guardo e che rappresentano, secondo me,
perfettamente il “pensiero” dell’italiano medio. Gay = Checca. È l’omosessualità sobria che fa più
paura, perché non la riconosci. E ti obbliga a delle domande. In Italia essere
gay (e vivere da gay) è ancora un atto di eroismo, in molti casi.»
Ma se l’aspetto dell’omosessualità non appare per nulla
rassicurante, nemmeno il ruolo della donna ne esce bene in ‘Il tempo degli
amaranti”. Infatti, le figure femminili appaiono come delle vittime consapevoli,
che accettano i segreti dei loro uomini pur di non perderli.
«Fa parte della
naturale vigliaccheria umana. – ci dice in merito l’autore – Quante cose ci facciamo andare bene , pur
di non perdere il famoso “equilibri”? Dal parcheggiatore abusivo cui
allunghiamo due euro fino ai compromessi affettivi “in nome dei figli”. È la nostra natura, la capisco perfettamente.
Fare finta di non vedere può essere un atto d’amore. Il problema è per chi
finge. L’energia sessuale, dicevano i sufi, è come il fumo. Se lo cacci dalla
finestra, rientra da sotto la porta. Niente è più difficile da gestire come l’euforia
di un innamoramento. In questo libro si innamorano tutti, ma delle persone
sbagliate. È una sorta di beffarda danza
macabra. Ma è attraverso il viaggio interiore che si sciolgono tutti i nodi. È quella l’unica soluzione ai nostri
conflitti, soprattutto interpersonali. Gli altri sono solo lo specchio dei
nostri disagi. Sta a noi risolverli, senza l’ipocrisia che, spesso, la società
ci impone di avere. Al lavoro, in amore, e qualche volta persino davanti allo
specchio.»
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‘Il tempo degli amaranti’, dicevo, quindi, è un libro
intenso che ci mette di fronte ai limiti sociali che ci costringono a ruoli di
facciata pur di non deludere le aspettative altrui, a discapito della nostra stessa identità. Tuttavia, il romanzo di Antonio
Mocciola, ci mostra anche come la necessità di essere autentici diviene più
forte di ogni giudizio e imposizione,
spingendoci ad afferrare la vita fra le mani prima che sia troppo tardi.
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