'L'uomo che amava i bambini' - La pedofilia raccontata dal punto di vista della vittima nel nuovo romanzo di Maurizio Macaluso

A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
‘L’uomo che amava i bambini’ (Amazon, 3:50 Euro) del giornalista siciliano Maurizio Macaluso  racconta la storia di Ninni, un bambino la cui infanzia è sconvolta dal modo malato con cui il padre lo ama.
Iniziamo subito col dire che il romanzo non gioca su quel fastidioso e meschino binomio che pone sullo stesso piano pedofilia e omosessualità, anzi. Macaluso riesce a marcare il concetto che non v’è alcuna correlazione fra quella che è una malattia, la pedofilia, e quella che è una variante naturale della sessualità, l’omosessualità:
Purtroppo c'è la tendenza ad associare alla pedofilia la parola omosessualità.” – racconta a Il mondo espanso dei romanzi gay l’autore – “Non solo è sbagliato, ma è anche vergognoso e ingiusto nei confronti della comunità omosessuale, oggetto da sempre di pregiudizi. Per certi ambienti è comodo addossare la responsabilità di certi fatti agli omosessuali assolvendo la società perbenista e bacchettona. Ma i pedofili si nascondono ovunque. Anche all'interno della chiesa”.
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‘L’uomo che amava i bambini’ narra la vicende attraverso un Ninni già grande che, di ritorno nel paesino siciliano dove è nato, si ritrova a ripercorrere le fasi che lo hanno reso una vittima di abusi sessuali. Leggere come il piccolo Ninni, una volta che i ‘giochi’ rischiano di essere scoperti, si chiede dove abbia sbagliato col padre, che lo tiene lontano rivolgendo le sue attenzioni verso altri bambini, è straziante perché evidenzia come le violenze di questo tipo non si fermano soltanto all’aspetto fisico, ma minano anche quello psicologico lasciando segni indelebili.
Straziante è anche lo sconcerto che assale quando ci si trova di fronte alla scelta della madre, e chi con lei, di nascondere la realtà col silenzio. Da un lato il lettore si chiede se sia giusto tacere il tutto per il bene di Ninni, ma dall’altro si pone il dubbio su come si comporterebbe di fronte a una simile realtà:
“I genitori hanno il dovere di vigilare. Tenere gli occhi aperti e, nel caso in cui si notano comportamenti strani, rivolgersi immediatamente a persone qualificate in grado di intervenire.” Continua a dirci l’autore – “La situazione è più complicata quando, come spesso accade, a compiere gli abusi sui minori è uno dei due genitori o altro componente del nucleo familiare. Ma anche in questo caso bisogna denunciare. Tacere danneggerebbe non solo la vittima ma anche chi compie l'abuso. Il pedofilo va fermato e aiutato prima che si macchi di fatti ancora più gravi”.
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Nella foto: Maurizio Macaluso
‘L’uomo che amava i bambini’ è una storia forte, lancinante, che destabilizza grazie alla scrittura di Macaluso che fonde lo stile narrativo a quello realistico e crudo del giornalismo. Niente edulcoranti né metafore, ma solo parole schiette e dirette utili a questo tipo di storia:
“Per oltre vent'anni ho fatto cronaca giudiziaria. Mi sono occupato di numerosi casi di pedofilia. Storie spesso sconvolgenti e dolorose. Il mestiere del giornalista impone però un certo distacco. Con questo libro è stata invece tutta un'altra storia. Ho scelto di fare parlare direttamente la vittima. È stato un viaggio lungo e doloroso. Ho provato smarrimento, paura, vergogna, rabbia”. 
Pertanto non si può non consigliare la lettura de ‘L’uomo che amava i bambini’, un romanzo breve che racconta la pedofilia in un modo diverso dal solito e che fa comprendere quanto il suo marcio rimanga nelle vittime anche a distanza di anni, compromettendo un'intera esistenza.
Da leggere.