Arabesque - Un genio, tre desideri da realizzare e la voglia di amare nel romantico romanzo di Livin Derevel
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Grafica di Giovanni Trapani
La scrittura fluida presente nel nuovo romanzo di Livin Derevel, Arabesque (Milena Edizioni, 13,00 Euro cartaceo/ 4,99 Euro ebook) permette alla storia di scorrere piacevolmente anche quando la vicenda tocca sfaccettature malinconiche e tristi.
La storia inizia con una giornata storta per il suo protagonista Bentley Flores, a causa del rinvio dell'esame per cui si era dato tanto da fare è stato improvvisamente rimandato,. Inoltre,la ragazza per cui ha una cotta non ha tempo da dedicargli, e piove. Insomma, una di quelle giornate di merda, ma è proprio qui che si consuma lo sviluppo della storia. Bentley, per tutti Ley, incontra una donna un po' hippy e un po' santona, che lo usa come facchino prima di regalargli una lampada di dubbio gusto come ringraziamento. Lì per lì per il ragazzo si tratta di un oggetto inutile e rientrato a casa l'appoggia distrattamente, ma all'improvviso si ritrova di fronte Frank, un ragazzo tatuato, che gli rivela di essere un genio della lampada e che è li per esaudire tre suoi desideri.
Da qui si susseguono una serie di avventure e disavventure che porteranno i due a un rapporto che va oltre al padrone e genio.
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"La storia di per sé nacque in
primis sulla figura individuale del 'genio', come creatura fatata in grado esaudire desideri." - racconta Livin Derevel a Il mondo espanso dei romanzi gay per spiegare il perché abbia scelto di scrivere una storia che abbia come protagonisti un ragazzo e un genio - "All’epoca mi intrigò in particolar modo questa capacità di
un essere che potesse interagire con la realtà modificandola nelle piccole (e
forse nelle grandi) parti, e a come l’avverarsi di un fantasia potesse in
modificare gli aspetti di una vita che altrimenti sarebbe trascorsa immersa
nella consuetudine, nell’abitudinario e - forse - nella rassicurante quanto aritmica
scontatezza.
In questo caso il “padrone”,
Ley, diventa la rappresentazione stessa del corso delle cose, lui è il fattore 'normalità' che viene messo alla prova dall’elemento imprevisto che è Frank con
la sua magia; e l’insieme che formano crea una sintonia di alti e bassi, di
routine e novità che anima e movimenta."
E la sintonia che si instaura fra i due arriva pienamente al lettore, che si ritrova a tifare per entrambi, anche se prende a cuore anche i sentimenti di Dave, il fratello di Ley con cui condivide l'appartamento della nonna. Dave rimane fulminato da Frank dal primo momento che lo incontra, ma capisce che fra lui e il fratello che è un'alchimia tale che gli fa reprimere i suoi sentimenti.
Ciò che ho apprezzato di questa storia è la maniera con cui la sessualità dei personaggi viene mostrata e accettata in modo del tutto naturale da chi sta loro intorno. Ley ha una cotta per Nora, ma ha avuto storie, per lo meno sessuali, anche con dei ragazzi. E Dave vive la sua omosessualità senza paure e quando parla con la nonna dei suoi sentimenti per Frank, il dialogo è così naturale che uno non direbbe mai che si parli di un amore omosessuale. Ma è così che deve essere ed è così che tutti dovrebbero parlare dei propri sentimenti. Nessun timore che qualcuno possa dire 'che schifo'. In questo Livin Derevel è stata brava perché non sempre è facile creare dialoghi così semplici e naturali senza cadere nell'idilliaco.
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"Si nasce soli e
si muore soli, tanto vale godersi l’intermezzo nel miglior modo possibile senza
farsi influenzare dagli altri." - Continua la scrittrice parlando proprio di questo aspetto e per dare un consiglio a chi ancora oggi ha paura di accettare la propria omosessualità. - "Ovviamente parlo per sommi
capi: a questo modo ci sono situazioni che non possono essere affrontate con
tanto pragmatismo. Ma sono del parere che ognuno abbia il diritto - quasi il
dovere - di essere se stesso come meglio crede purché non nuoccia a nessuno, e
mi sembra che l’amore non sia un metallo pesante da assumere a piccole dosi.
Ci sarà sempre qualcuno pronto
a cercare di limitare o togliere la libertà a qualcun altro per pochezza,
meschinità, interesse, ignoranza o che altro, e arrendersi sarebbe dare a certe
nullità l’insulsa soddisfazione che non meritano.
Se la libertà è un diritto per
cui varrebbe la pena morire, ritengo che prima sia un diritto per cui valga la
pena vivere. Perché, anche se il più delle
volte non ci si crede, i desideri in effetti si avverano."
E 'Arabesque', seppur nella sua fantasia, dimostra davvero che i sogni si possono avverare, regalandoci una speranza in priù, soprattutto in un momento storico come questo che siamo vivendo, in cui certezze non ce n'è e i diritti civili sono ancora ad appannaggio di una parte della società.
Quindi se avete voglia di sognare e di regalarvi un piccolo barlume di speranza, il nuovo romanzo della Derevel fa al caso vostro. Da leggere!
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