Cani randagi



Ultimo week end de Il mondo espanso dei romanzi gay che va in vacanze per le festività natalizie fino al 19 gennaio 2013. Per salutarvi, come vi avevo già annunciato all'inizio di questo mese, il blog dedicherà un week end monotematico a Roberto Paterlini; oggi potrete scoprire il suo secondo romanzo dal titolo Cani randagi, mentre domani potrete conoscore meglio l'autore con un'intervista esclusiva per Il mondo espanso dei romanzi gay. Dopo il salto.

Titolo: Cani randagi

Autore: Roberto Paterlini

Casa Editrice: RaiEri

Prezzo: 15,00 Euro











 

Siamo in inverno, cosa c'è di più bello di leggere un libro davanti a una tazza calda di tè?

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Sinossi dell’opera
Una mattina di fine estate, Federico e Giacomo trovano sul fondo di un comodino una vecchia audiocassetta risalente alla metà degli anni '80. Sul nastro è incisa l'intervista che lo zio di Giacomo, Francesco, fece a Luigi de Lorenzi. Il signor de Lorenzi, uomo mite, di grande umanità, è testimone diretto della terribile esperienza di confino cui furono condannati negli anni '30 gli arrusi, come allora venivano chiamati gli omosessuali. A partire dall'audiocassetta, la narrazione si divide in tre vicende. La prima è proprio quella di Luigi de Lorenzi nella Sicilia degli anni '30 e poi sulle isole Tremiti. Al suo racconto s'intreccia la disperazione di Francesco: il virus più temuto degli anni 80, l'Aids, ha colpito il suo compagno. Infine, ai giorni nostri, Giacomo, è tormentato dalla paura di essere ormai incapace di amare. La fedeltà è la malta di ogni rapporto d'amore o è possibile accettare l'altro fino al punto di non limitarne la libertà?

Ne parlo perché…
Cani randagi è un libro che racchiude tre storie, tre epoche e tre modi di essere omosessuale. Storie che in un modo o nell’altro si assomigliano perché l’Italia, seppur siano passati gli anni, considera gli omosessuali sempre come dei deviativi. Tre società diverse, quindi, che si possono racchiudere nelle parole di Federico, uno dei protagonisti della terza epoca narrata: “Ė già qualcosa? Che cazzo vuol dire è già qualcosa? Mi spieghi per quale motivo i froci si devono sempre accontentare dell’è già qualcosa?"


Il libro parte da una musicassetta contenente un’intervista di Francesco, giovane giornalista che vive con la paura di perdere il suo compagno di sempre, Matteo, a causa dell’AIDS, registrata alla metà degli anni ’80 che viene ritrovata negli anni 2000 dal nipote di quest’ultimo. Il nastro contiene la testimonianza di Luigi, un vecchio omosessuale che è stato mandato al confino durante gli anni del fascismo per la sua “depravazione”, per il suo essere gay quando ancora il termine non si usava e gli omosessuali erano solo pederasta.


Un libro che ripercorre un arco temporale di 80 anni in cui si possono vedere le differenze con cui si viveva l’omosessualità. I silenzi, gli incontri notturni e nascosti in una Catania fascista, gli sguardi rubati e desiderati, la distinzione fra arrusi e masculi che vanno con i “non uomini” solo perché i fimmini non posso uscire la sera, e l’incapacità di pensare a due uomini come una coppia, lasciano, con il passare del tempo e delle ère, spazio a una nuova coscienza, a un nuovo modo di vivere l’amore fra uomini, a un nuovo modo di essere gay che non è necessariamente quello dell’essere e del sentirsi donna mancata


Un aspetto che colpisce leggendo il libro di Paterlini è il diverso modo di avvicinarsi all’amore. Se per Luigi il desiderio di vivere liberamente l’amore per Franco senza la paura di essere incarcerati, puniti e mandati al confino è solo un desiderio, per Francesco e Matteo è, invece, una realtà concreta, seppur il destino, o chi per lui, ha voluto far diffondere una malattia come l’AIDS capace di generare morte e rafforzare il pregiudizio collettivo. Infine c’è l’amore ai giorni nostri in cui il sentimento cantato dai poeti sembra essere più una complicazione che un dono, indistintamente dall’orientamento sessuale. Giacomo, nipote di Matteo e Francesco, infatti, non riesce a lasciarsi andare all’irrazionalità che l’amore richiede, preferendo vivere di rimpianti. 


Cani randagi ha la capacità di far entrare il lettore in empatia con i fatti di cui narra e questo è merito sicuramente della scrittura di Roberto Perlini che anche questa volta, così come nel suo primo romanzo, mescola un linguaggio dettagliato, ma mai noioso, capace di rendere veri, palpabili e reali tutti i meravigliosi personaggi di questa storia che, a modo loro, sanno insegnare qualcosa a chi ha la fortuna di incontrarli leggendo questo libro.


Insomma ne parlo perché è un libro che entra dentro, anche in maniera dolorosa, e che scalda, nel bene o nel male, il cuore.

Alcune note sull’autore
Roberto Paterlini è nato e vive in provincia di Brescia, dove si è laureato in Lingue Straniere. Nel 2006 una sua sceneggiatura dal titolo 23 anni ha vinto il Sonar Script Festival, importante riconoscimento per aspiranti sceneggiatori. Nel 2007 ha pubblicato il suo primo romanzo, Il ventiquattrennepiù vecchio del mondo, originariamente edito da Edizioni Libreria Croce e ora disponibile in una versione rieditata e con tre nuovi capitoli in formato e-book. Nel 2012 ha vinto il premio letterario La Giara con il suo secondo romanzo, Cani Randagi, ora edito da Rai Eri. 

Da sempre appassionato di intrattenimento e di sport, collabora da anni con la testata giornalistica online ubitennis.com e si è occupato di critica televisiva per la (purtroppo) defunta rivista AUT, edita dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli.

Il suo blog è Lo Scrittoio di Roberto





Prefazione: Paolo Vanacore

Copertina di e con Giovanni Trapani

Casa Editrice: Tempesta editore

Prezzo: 15,00 Euro