Week end monotematico: Christian G. Moretti - L'intervista. Esclusiva assoluta

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Con l'intervista esclusiva, la prima in assoluto che l'autore rilascia a un blog, si conclude il week end monotematico dedicato a Christian G. Moretti e al suo libro Che morte non vi separi (qui per saperne di più sul libro).
Prima di lasciarvi alle parole di Moretti, vi anticipo che sabato Lilia Stecchi vi parlerà di un nuovo m/m romance, mentre domenica vi aspetto in compagnia della Nativi digitale Editrice per l'intervista mensile della rubrica Case editrici.

Le interviste
  Christian G. Moretti
   Esclusiva assoluta

Nella foto: Christian G. Moretti


Christian, Che morte non vi separi è il titolo del tuo romanzo. Ci spieghi come nasce la storia e quanto tempo hai impiegato per scriverla?
Per molti anni ho insegnato letteratura comparata alla University of Kent (Regno Unito) e ho conseguito anche un dottorato di ricerca in letteratura italiana e spagnola. Durante i miei studi e la mia ricerca sono sempre stato affascinato da due idee in particolare: quella di 'amore' come essenza trascendentale, come sentimento che sorpassa realtà fisica e molte volte anche quella mentale e il concetto di 'morte', come passaggio da materia a spirito. In 'Che Morte non vi Separi' ho voluto fondere questi due concetti e analizzarli assieme come una successione consecutiva di emozioni, sentimenti, causa ed effetto della vita. Ho interpretato il lavoro di scrittura come un livello completamente diverso di ricerca rispetto a quello al quale ero abituato in ambito accademico, ovvero, saggistica, analisi contrastiva, ricerca di prove e indizi e conclusioni più o meno oggettive che potessero essere condivise dalla comunità accademica. Ho iniziato 'Che Morte non vi Separi' nel 2011, ma per vari motivi personali ho dovuto sospendere il progetto e riprenderlo all'inizio del 2014. É stato scritto in poco più di un anno, tra Limerick in Irlanda (dove vivo) e Lugano in Svizzera.

Lo trovi qui

Il romanzo ha per protagonisti Cesare e Tor, due adolescenti alle prese con la loro prima storia d’amore. Perché hai scelto di incentrare la storia proprio su questo aspetto?
Ritengo che soprattutto per un ragazzo gay il primo amore non si dimentichi facilmente. E con questo non voglio proclamare il solito cliché de 'il primo amore non si scorda mai'; per un ragazzo gay il primo innamoramento non rappresenta soltanto un'iniziazione all'amore di per sé, rappresenta, molte volte, anche la scoperta a pieno della propria sessualità, lo obbliga a intraprendere la lunga e tortuosa strada dell'accettazione intima e personale e quella a livello familiare e sociale. Il primo amore, ritengo, rappresenta un processo di 'imprinting' che, se va male, può lasciare un segno indelebile.

I ragazzi dovranno fare i conti con l’omofobia che li circonda a scuola rendendo il tuo romanzo contemporaneo. Infatti, molti ragazzi, ancora oggi, oltre a dover faticare per accettarsi devono fare i conti con il pregiudizio dei compagni di scuola e, più in generale, della società. Secondo te cosa genera l’astio della società verso l’amore omosessuale?
Credo che la maggior parte delle società, veda l'omosessualità come un'alterazione all'ordine tradizionale stabilito e sancito da secoli di repressione. Sono sempre stato molto interessato agli studi di Mieli il quale afferma che vi era già omofobia tra gli antichi Ebrei poiché essi non si conformavano con quello che per i loro 'padri' era accettabile. Credo sia un processo simile a una dittatura sociale: tutta la società deve adeguarsi a qualcosa di già stabilito per convenienza e facilità nel gestire la società stessa. Tutto ciò, ovviamente, acquista molto più peso nel momento in cui si considera l'inerzia del cambiamento e il passare del tempo che sanciscono tale dittatura basandosi su tradizione e storia. Ho analizzato questa tematica nel romanzo e l'ho ricreata nelle righe in cui descrivo la distruzione di un castello creato da anni di bugie e di false credenze; questa immagine si riferisce alla voglia e alla forza nell'attuare cambiamenti a livello sociale, scardinando il passato. Chi può dire che qualcosa è buono e giusto solo perché per anni nessuno o pochi l'hanno confutato?

Nella storia riporti, tramite le parole di Tor, una favola della tradizione nordica, in cui un principe si innamora di un altro principe e alla fine vivono felici e contenti. Come sappiamo tutti, le favole servono per insegnare qualcosa ai bambini e in questo caso si vuole spiegare che l’amore può nascere anche fra due principi  o due principesse. Di recente anche in Italia sono state pubblicate favole di questo tipo, ma sono sempre state accompagnate da polemiche. Perché, secondo te, tutto quello che ha a che fare con l’omosessualità è un problema in Italia? Possiamo attribuire tutta la colpa al credo religioso?
Sicuramente le favole sono una sorta di lezioni per bambini, vi è sempre una morale alle fine. L'introduzione di favole LGBT (se così le possiamo chiamare, perché per me sono favole e basta) rappresenta un cambiamento di direzione rispetto a quello che la società ha sempre ritenuto accettabile. In Italia questo sentimento è molto radicato. C'è molta lentezza nell'agire e molti non hanno il coraggio di esporsi e parlare. Per molti anni ho sempre voluto pensare che gli italiani non fossero omofobi, ho sempre pensato che, forse, erano solo alcuni politici a fare la voce grossa e palesarsi come omofobi; volevo credere anche io alla favoletta che le cose in Italia vanno bene e che non c'è nessuna emergenza. Invece c'è emergenza in Italia e ti dirò anche a come sono arrivato a questa conclusione, visto che vivo all'estero da ormai dieci anni. Qualche settimana fa è stato approvato il referendum per il matrimonio gay in Irlanda, ho fatto un giro sui siti irlandesi e ho letto i commenti dei lettori che erano quasi tutti positivi; ho poi fatto un giro sui siti italiani e purtroppo mi sono trovato davanti un buon 70% di commenti negativi e omofobi. Purtroppo in Italia si soffre ancora dalle ferite della politica sociale fascista, dalla repressione e da un'idea stereotipata di genere. Chi è maschio deve esserlo e andare a letto con le donne, il resto è abominio.
La religione c'entra fino a un certo punto. Io sono credente, relativamente praticante, e posso dirti di avere amici molto cattolici e che supportano i diritti LGBT CIECAMENTE. La religione é qualcosa di personale che, se hai testa, ti insegna solo l'amore. Se invece di testa non ne hai, beh, quella è un'altra storia.

 Continua sotto...
http://www.ibs.it/code/9788897309215/sansone-francesco/oltre-evidenza-racconti.html
Adesso anche in ebook. Qui
Un altro aspetto che voglio analizzare del tuo Finché morte non vi separi è la reazione dei genitori dei protagonisti quando scoprono che sono gay. Entrambe le coppie di genitori reagiscono bene eppure nella vita di tutti i giorni, non sempre i padri e le madri accettano una simile realtà. Anche in questo caso si può attribuire la colpa alla cultura del nostro Paese che sembra ci voglia tutti bianchi – cattolici – omosessuali?
Purtroppo, come dici tu, questa è una realtà molto diffusa. però nel mio romanzo ho voluto dare un po’ di positività e ricalcare che vi sono genitori splendidi che amano i figli a prescindere dalla loro sessualità. Mi piacerebbe che madri e padri leggessero il mio romanzo e che magari riuscissero a riflettere nel vedere queste figure molto positive.

Come hai vissuti tutti gli aspetti che hai narrato nel libro?
Il libro non è autobiografico. Certo vi sono alcuni elementi personali, come la visione di determinate realtà, del tutto personali. Ho avuto un'esperienza positivissima quando ho fatto 'coming out' alla mia famiglia e sono molto felice e fiero di questo. Certo l'omofobia è sempre stata in agguato e commenti e risatine sono parte ormai della vita di ogni adolescente Gay.

Quando hai preso coscienza della tua omosessualità, c’è stato un libro che ti ha aiutato a non sentirti solo e il solo a provare attrazione per gli altri ragazzi?
No, ho letto Rainbow Boys di Alex Sanchez alcuni anni dopo e l'ho trovato illuminante e estremamente romantico (soprattutto a quell'età si ha bisogno di cuoricini, zucchero filato, caramelle e tanta sdolcinatezza). Quando ho capito però, avevo paura e di conseguenza mi rinchiusi in un guscio per pensare, meditare e capire meglio.

Per concludere, che cosa vorresti che arrivasse ai lettori del tuo libro?
Vorrei che ai lettore arrivasse la storia di un amore bellissimo, puro e incondizionato. Vorrei arrivassero i colori, le emozioni e le sensazioni di Cesare e Tor, vorrei arrivasse il messaggio che il mondo lo si può cambiare, ma dobbiamo essere noi a cominciare e non aspettare che qualcun altro lo faccia al posto nostro.
Intervista: Francesco Sansone