Le Interviste - Germano Gasparini. Esclusiva
E anche questo secondo week end monotematico della nuova stagione si conclude proponendovi l'intervista dell'autore. Prima di lasciarvi alle parole di Germano Gasparini, vi anticipo sin da oggi che il prossimo fine settimana sarà interamente dedicato alle interviste. Sabato potrete leggere l'intervista che K.C. Burn, autrice del romanzo Dentro o fuori, ha rilasciato a Federica Lemme, mentre Domenica potrete leggere la mia intervista a Bert d'Arragon, autore, fra gli altri, del romanzo La libellula.
Le Interviste
Germano Gasparini
Esclusiva
Nella foto: Germano Gasparini |
Germano il tuo Una storia comune racconta la tua
esperienza personale. Perché hai scelto di pubblicarla e di mostrare a tutti
quella che è stata per alcuni aspetti la tua storia d’amore più importante?
Il tutto nacque dalla lettura di
un articolo letto sul blog di un altro ragazzo gay su una sua storia conclusasi
qualche tempo prima. Raccontava di come, provando a scrivere i suoi ricordi,
avesse sì rievocato determinate sensazioni ma allo stesso tempo fosse riuscito
a mettersi, come scrittore/lettore, in una posizione quasi da osservatore
esterno, rielaborando il tutto con un distacco emotivo che alla fine ebbe su di
lui un effetto liberatorio. Rimasi molto affascinato da questa descrizione; mi
colpirono poi alcune comunanze tra il suo racconto e quanto avevo vissuto.
Volli quindi provare questa esperienza in prima persona e pensai che pubblicarla
sul mio blog mi avrebbe consentito il confronto con un punto di vista esterno di
altre persone, con tutti i rischi del caso, e che questo avrebbe aiutato anche
me a vedere le cose con maggior distacco, come in una specie di seduta di
gruppo in rete.
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Nella prefazione scrivi: “Non c’è nessun’altra motivazione a questo
racconto, men che meno velleità letterarie: aspirazioni che non ho mai avuto e
che non ho intenzione di cominciare ad avere adesso” eppure hai sentito il
bisogno di condividere il tuo vissuto e le tue emozioni che è di fatto quello
che un bravo scrittore fa. Perché hai voluto fare questa precisazione se, di
fatto, hai creato un’opera con l’intento di trasmettere qualcos’altro a chi la
leggerà? Paura, modestia o cosa?
Per un motivo molto semplice:
tutto sono meno che uno scrittore professionista quindi sono perfettamente
consapevole di non possedere né padroneggiare gli strumenti tecnici, e del
resto per una serie di motivi personali e lavorativi non avrei nemmeno il tempo
per impadronirmene. In più essendo auto-pubblicato non ha avuto alcuna
revisione editoriale da parte di una casa editrice. Quindi è un modo per
avvisare che la qualità della scrittura e del racconto è quella che ci si può
aspettare da un dilettante al suo debutto, materiale grezzo. In fin dei conti,
è un esperimento per condividere sentimenti e situazioni che prima o poi
capitano o possono capitare a chiunque. E che come esperimento per ora rimane
un fatto isolato.
Tornando alla storia, è
ambientata fra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90. Come è
cambiato, secondo te, il modo di vivere
l’omosessualità rispetto a quegli anni e cosa invece è rimasto invariato?
Mi verrebbe da rispondere “tutto
e niente”, nel senso che da un lato, per quel che è la mia esperienza
quotidiana, ci sono sicuramente meno ostacoli, specie per le generazioni più
giovani. Per chi ha vent’anni adesso le
cose sono meno ardue rispetto ai miei vent’anni e anche Internet gioca un ruolo
chiave in questo senso, sia in positivo che in negativo: dà dei riferimenti che
all’epoca per moltissimi erano inaccessibili. In certe zone d’Italia ora c’è
anche maggiore apertura ma non è così ovunque e non è comunque così per tutti.
Vedo che ci sono tuttora moltissime persone che fanno molta fatica ad accettare
o a vivere serenamente la propria sessualità e purtroppo le “doppie vite” e
certe paure sono ancora all’ordine del giorno. Su questo gioca anche il fatto
che la società italiana, su questi temi, si è evoluta sì ma meno e molto più
lentamente rispetto ad altre realtà europee che ci sono culturalmente vicine. Finché
non superiamo determinati stereotipi e pregiudizi e soprattutto un certo
substrato maschilista ancora fortissimo, che è alla base non solo dell’omofobia
ma anche di fenomeni gravissimi come lo stillicidio di omicidi ai danni delle
donne per motivi “passionali”, la strada rimarrà per molti ancora lunga e tutta
in salita.
Il ragazzo di cui eri innamorato
e con cui hai vissuto anni per te importanti, ha lottato con la propria
omosessualità, o meglio con la paura di
essere etichettato in quanto tale, costringendoti a subire le conseguenze di
tutto ciò. Oggi, col senno di poi,
lasceresti che qualcuno di cui sei innamorato condizioni a tal punto la
tua vita?
No, e lo dico per certo perché mi
è capitato di doverlo mettere in pratica.
Tu sei stato anche un blogger e
di fatti Una storia comune nasce come
racconto a puntate proprio nel tuo blog. Perché hai smesso di curare il tuo
spazio sul web?
Per una concomitanza di motivi:
principalmente per la disponibilità di tempo sempre più ridotta, poi perché hanno
preso piede i social network e molti dei blogger che seguivo o con cui avevo
scambi più frequenti nel giro di poco tempo si son tutti trasferiti altrove. Il
risultato è che alla fine ero sempre meno motivato a scriverci. Anche se devo
dire che nei social network tutto si “brucia” molto rapidamente e trovo che i
contenuti siano mediamente più superficiali: confesso che ogni tanto mi mancano
i tempi più riflessivi e lo spazio per approfondire e riflettere di un articolo
di un blog.
Hai preso coscienza della tua
omosessualità negli anni ottanta. In quegli anni i libri a tematica omosessuali
erano davvero pochi. Tuttavia, hai trovato qualcosa da leggere e che ti abbia
aiutato nel renderti conto sia di non essere il solo sia a capire che
nell’essere gay non c’era nulla di male?
Sì, già ai tempi del liceo (si
parla di metà/fine anni settanta) ho trovato spunti del genere in alcuni libri
non strettamente di tematica o di autori gay, come per esempio in un romanzo di
fantascienza di Ursula K. Le Guin, I
reietti dell’altro pianeta, dove si parla di una società in cui le
relazioni omosessuali erano tranquillamente vissute e accettate come qualsiasi
altro tipo di relazione, o Il giovane
Törless di Musil. Poi, so che è banale ma per me è stato così, la lettura
che ha coinciso con il momento della presa di coscienza e quindi associata al
momento di svolta, è stata Forster, Maurice,
a cui hanno fatto subito seguito i primi romanzi di Leavitt e la scoperta del
nostro Tondelli.
Per finire e tornando alla
prefazione, avere scritto questa storia ti ha aiuto a chiuderla una volta
per tutte oppure no?
Assolutamente sì! (ride ndr)
Intervista: Francesco Sansone
http://ilmondoespansodeiromanzigay.blogspot.it/2012/05/oltre-levidenza-racconti-di-vita-gay.html |
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