Le Interviste - Mirko Lamonaca Esclusiva
Prologo
Ieri lo abbiamo conosciuto tramite il suo secondo romanzo Il colore delle nuvole basse, oggi invece lo conosceremo tramite le sue parole in questa intervista esclusiva che Mirko Lamonaca ha rilasciato a Il mondo espanso dei romanzi gay.
Buona domenica
Francesco Sansone
Le interviste
Mirko Lamonaca
Esclusiva
Nella foto: Mirko Lamonaca |
Mirko,
Il colore delle nuvole basse è il tuo
secondo romanzo che arriva a un anno dal tuo romanzo di debutto Le meduse di Travemünde. Come stai vivendo questo ritorno in libreria?
Felicemente. Scrivere, di per se’, è
un'attività magnifica, al di là di ogni esito editoriale o meno. Quando, poi,
qualcuno ritiene valido il tuo lavoro al punto di pubblicarlo, la sensazione di
aver fatto qualcosa di buono ripaga infinitamente. Quando Voras Edizioni mi ha
proposto la pubblicazione de Le meduse di
Travemünde sono rimasto incredulo per giorni. Non mi sembrava possibile
pensare che nel giro di qualche mese avrei visto pubblicato qualcosa che io
avevo fatto. L'uscita del secondo romanzo è stata accompagnata invece da alcune
riflessioni in merito alla bontà del mio lavoro. Non è facile riproporsi. Le
idee buone non sono sempre disponibili. Fortunatamente l'Editore non l'ha
pensata in questo modo .
Il romanzo si svolge tutto in una settimana.
Sette giorni in cui il protagonista, Cédric, crescerà e in cui prenderà coscienza,
anche se già in lui c’è una sorta di consapevolezza, della propria
omosessualità. Cosa ti ha spinto ad affrontare l’omosessualità dal punto di
vista di un adolescente?
L'adolescenza è un'età piena di confronti e
di scontri, in primo con se stessi. Si è deboli. Non ci sono filtri o barriere
a difendere un ragazzino che ancora non sa nulla e che, in un modo o
nell'altro, presto sarà chiamato a prendere coscienza di se’, da se’. Gli occhi
e il cuore di un adolescente sono gli occhi di chi da poco ha lasciato l'età
della protezione quasi totale e deve prepararsi ai giorni di una futura
autonomia e non è preparato. Questo, indipendentemente dall'ambito omosessuale
che il libro ha.
Il
romanzo è ambientato in un paesino di mare della Francia del sud, dove la vita
dei suoi abitanti si articola fra la pesca e il turismo che il paesino
richiama. Essendo tu di Milano, perché hai scelto questa ambientazione?
Ho ripetuto quanto fatto con il primo
romanzo. Ho narrato la storia di luoghi che ho amato e dove sono custoditi
alcuni ricordi indelebili. Non credo riuscirò mai a scrivere un libro
ambientato in un luogo che non ho conosciuto. Nel primo caso era la Germania
del nord. Qui, la Francia mediterranea. Les-Saintes-Maries-De-La-Mer, ma più in
generale la Camargue, sono un luogo che ho visitato e che ho reso mio al punto
da tornarci più volte. Ci ho lasciato una parte di cuore. Il paesaggio è di una
bellezza sconvolgente. E, per me molto importante, in entrambe le ambientazioni
c'è il mare. Vivo a Bergamo, nel morso di pianura padana ai piedi delle
montagne, ma è il mare, probabilmente, la mia destinazione. Lo so da sempre.
Sarà forse per il fatto di essere per metà pugliese. Oppure perché al mare sono
legate le stagioni più significative della mia vita. Non è un caso che anche il
testo che ora sto finendo di scrivere sia ambientato in un luogo di mare.
Quello che mi ha colpito della tua scrittura
è stato questo tuo ripetere più volte alcuni concetti, come se volessi dare a
tutti i passaggi la stessa importanza impedendo al lettore di dimenticarli, o
quanto meno di prenderli sottogamba. Nulla è scritto per essere scritto, tutto
ha la sua importanza e tutto deve essere ben chiaro nella mente del lettore per
capire appieno quello che sta leggendo. Come mai hai scelto questa tecnica di
scrittura che, per alcuni, potrebbe risultare ripetitiva?
Il narratore, Cédric, è un ragazzino magro
come un chiodo, strabico (anche se tiene a precisare di esserlo solo di poco),
in difficoltà nei confronti del suo fisico e del mondo esterno. Cédric è iper
riflessivo, non viene mai a capo di nulla. È tormentato dai pensieri e dai
dubbi e quando viene chiamato a prendere una decisione non dice niente o dice
sempre qualcosa di sbagliato. Ripete sempre, nella sua testa, le stesse cose.
Per convincersi di non avere torto, per non dimenticare, per essere sicuro di
saper dire la cosa giusta, quando sarà il momento. C'è chi ha apprezzato le
continue ripetizioni di Cédric. Altri, invece, non le hanno proprio digerite.
Che ruolo ha avuto la lettura nella tua vita e quale è il
libro a cui sei legato e perché?
Fondamentale. Imprescindibile. Leggo dalla prima età.
Casa mia, fortunatamente piccola, è disseminata di libri. Con gli anni,
ovviamente, i gusti sono cambiati, assieme alle esigenze. Avendo studiato francese
e spagnolo, ho una buona collezione di libri in lingua originale, che sono i
miei preferiti. Tra i libri che porterò con me in occasione della prossima fine
del mondo, ci saranno quelli di Philippe Besson, di Dino Buzzati e Gabriel
García Márquez. Sono autori completamente distanti uno dall'altro, eppure in
tutti loro ho saputo ritrovare stili, atmosfere e storie per le quali non
smetterò mai di essere grato.
Durante
il periodo in cui prendevi coscienza della tua omosessualità, c'è stato un libro a tematica che ti aiutato? Se
sì quale e perché?
Non
amo particolarmente i libri a tematica gay. Amo i libri che ritengo buoni. In
ogni caso, per restare nel tema, al primo posto metto Philippe Besson. I libri
a tematica che più amo sono suoi: I
giorni fragili di Arthur Rimbaud, Un amico di Marcel Proust, Un ragazzo
italiano. Ma anche quelli di Michael Cunningham, David Leavitt e Eric
Jourdan mi hanno regalato splendide ore di lettura e infinite riflessioni. Il
consiglio sarebbe quello di leggerli, giusto per capire. Sono grandi libri a
prescindere dalla tematica.
Che
consiglio daresti a chi volesse intraprendere il tuo cammino di scrittore?
Il più semplice: scrivere. Sempre, come
allenamento. Anche come fatica. E non lasciarsi condizionare dal desiderio di
pubblicare ad ogni costo. La scrittura ha significato principalmente per se’.
Bisogna innamorarsi di quello che si scrive. Quando si inizia a scrivere per
gli altri prima che per se stessi, si è già in declino.
Intervista: Francesco Sansone
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