Week end monotematico: Francesco Mastinu - L'intervista

Si conclude anche questo nuovo week end monotematico dedicato a Francesco Mastinu e, ovviamente, non poteva mancare una nuova intervista al nostro scrittore sardo. 
Prima di lasciarvi, però, alle sue parole, vi anticipo che settimana prossima il blog dedicherà due giorni a due autori amati da molti di voi. Se volete scoprire di chi si tratta, non vi resta che tornare su Il mondo espanso dei romanzi gay anche il prossimo fine settimana.

Le Interviste
  Francesco Mastinu

Nella foto: Francesco Mastinu
Francesco, torni pochi mesi dopo l’uscita di Polvere con un libro di racconti brevi. Concatenazioni racchiude storie verosimili e tutti incentrate sull’amore omosessuale. Che cosa ti ha spinto a cimentarti in una nuova avventura a così poco tempo di distanza dal lavoro precedente?
A essere sincero, i racconti brevi di Concatenazioni sono testi singoli che ho scritto nel decennio che va dai miei 20 ai 30 anni e che ho raggruppato in una raccolta circa due anni fa, alcune di queste storie quindi sono antecedenti sia a Polvere che a Eclissi. Il mio intento, anche all’epoca, era quello di raccontare la vita moderna attraverso gli occhi dei miei personaggi, che hanno tante problematiche diverse tra loro e che, sì, sono anche omosessuali. Di fatto alla fine gran parte della raccolta è incentrata sul dolore, sulla scoperta del sé e sull’abbandono, oltre che a presentare l’omosessualità a tutto tondo, dal giovane, all’anziano passando per le storie sentimentali e l’amore non negoziabile anche quando la società attorno ai suoi protagonisti non si comporta in modo esattamente accogliente. Il tempo di uscita, purtroppo, non l’ho deciso io. Nelle mie intenzioni Concatenazioni sarebbe dovuto uscire un anno in anticipo, ma poi per vari ritardi sia miei nella proposta del manoscritto che editoriali successivi alla firma del contratto, hanno fatto slittare la sua uscita, che alla fine si è sovrapposta a quella di Polvere, ma è andata così. D’altronde, rispetto a Polvere e a Eclissi, Concatenazioni si differenzia per la tipologia del testo, che forse è quello a me più congeniale: il racconto breve, che in poche pagine descrive un mondo, lo spalanca, ne sviscera l’emozione e lo conclude, lasciando al lettore l’onere di estrapolarne il messaggio e di proseguire la storia con tutte le miriadi di alternative possibili. Perlomeno a me piace pensare che sia così.

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Il tuo lavoro mi piace, lo sai, ma voglio fare l’avvocato del diavolo e chiederti: non hai paura che un'eccessiva esposizione del tuo lavoro possa essere controproducente per il valore dei tuoi libri?
È un aspetto che ho dovuto prendere in considerazione quando ho capito che i tempi di uscita si sarebbero accavallati, ma non tanto per l’eccessiva esposizione e per il valore dei miei testi, quanto invece per il poco tempo come autore di poter seguire adeguatamente due uscite con presentazioni e azioni di promozione concordate con gli editori di riferimento. E in effetti la gestione non è stata semplice, ma mi ci sono adattato. Rispetto alla compromissione del valore non sono d’accordo, forse perché il mio intento è quello di scrivere per trasmettere delle emozioni e dei messaggi su quello che ritengo importante. E anzi, ho avuto sinora dei feedback crescenti, chi ha amato Eclissi, ha scoperto e valorizzato Polvere per poi apprezzare anche Concatenazioni, anche se le tre esperienze di scrittura sono totalmente differenti tra di loro, con la componente che la raccolta di racconti brevi è di solito meno apprezzata dal lettore e anche meno seguita rispetto al romanzo. Riuscire a imporsi e a piacere con testi di questo tipo è ancora più difficile che farlo con un romanzo, perlomeno qui in Italia, dove la tradizione del racconto rispetto ad altre esperienze letterarie europee e non,  si è un po’ persa rispetto alle storie lunghe. Anche se ultimamente, anche a livello letterario mondiale (mi viene da pensare al premio nobel alla Munro, famosa proprio per aver scritto bellissimi racconti), la questione finalmente ha subito una virata anche da noi in Italia.

Quello che emerge è la sofferenza dei protagonisti. In un modo o nell’altro, i tuoi personaggi vivono con disagio la propria vita a causa della loro omosessualità o meglio a causa degli agenti esterni che ruotano intorno a essa. Ci vuoi spiegare questo aspetto?
Anche in questi racconti la narrazione è basata soprattutto sul desiderio di voler spiegare cosa significhi essere omosessuali senza fronzoli e senza censure, comprendendo tutti i passaggi dolorosi che comporta il percorso dell’accettazione, della lotta alla discriminazione, dell’amare senza essere riconosciuti come portatori di un sentimento e in quanto tali da tutelare a livello normativo. Purtroppo, nonostante i tempi sembrino maturi per una maggior attenzione verso le diversità di essere, ancora oggi viviamo il rischio plausibile del pregiudizio che a volte sfocia nell’odio e nella discriminazione, un fenomeno contro il quale il nostro Stato non è ancora riuscito a farvi fronte in modo organico e coerente. Gran parte dei miei racconti, a prescindere dall’ambientazione esotica, ha come principio quella di proporre un modello di omosessualità normale, senza eccessi (che sono davvero pochi) per abituare il lettore all’idea che essere gay non è un fenomeno particolare, ma un modo di essere, che in quanto tale va rispettato. Solo partendo da un assunto di questo tipo riusciremo a insegnare alle generazioni future che nessuno è migliore dell’altro, e che quindi non c’è una normalità da difendere rispetto a una diversità, perché solo le peculiarità personali hanno la capacità di arricchire l’altro, a tutto tondo, in tutte le esperienze e soprattutto in tutte le fasi della vita di un individuo. Ovviamente il dolore è presente nelle mie storie, anche a prescindere dall’omosessualità: in questi racconti accanto all’omofobia e alla paura di accettarsi, parlo di violenza in famiglia e tra partner, di amicizia e falsità, di amore non corrisposto e di tante altre esperienze comuni all’essere umano, a prescindere da quali siano i suoi orientamenti affettivi. Perché forse volevo solo ribadire che siamo tutti quanti delle persone che vivono esperienze simili, in modo diverso di sicuro, ma l’amore, il tradimento, l’abbandono e il lutto sono emozioni che ci rendono tutti uguali di fronte alla vita. I miei protagonisti in questo senso vanno oltre la moda imperante di descrivere la storia omosessuale in termini di glitter ed erotismo, tanto cara a una tradizione di scrittura che piace parecchio ad alcune autrici di oggi che si cimentano con l’omosessualità: come in tutte le mie esperienze passate, ho dato all’omosessualità un connotato di semplicità, appartenente alla persona comune, lontana da certi stereotipi che ahimé aumentano il pregiudizio, anche con la letteratura, anziché aiutare a combatterlo.

Sissi è il diciassettenne protagonista di tre dei racconti presenti nell’antologia e in ogni brano deve fare conto con il suo amore segreto per l’amico Franz, la frustrazione di non poter amare e scopare come i suoi coetanei e la paura costante di poter subire qualche violenza. Ci racconti il messaggio che vuoi trasmettere ai tuoi lettori con questi tre storie?
Sissi, nella mia mente, nasce nel 2006 circa, proprio mentre tornavo a Monaco da una gita al lago di Possenhofen (il giorno dopo sarei andato a Berlino per proseguire le mie vacanze) e durante lo scambio di linea  alla stazione della metropolitana avevo visto un ragazzino osservare con troppo interesse un suo amico baciare la fidanzata. Lì in me è scattato qualcosa, e di getto, quella sera stessa, buttai giù lo scheletro del racconto di un giovane sedicenne innamorato del suo compagno di banco e con il terrore di sentirsi un rifiuto umano solo per il dover ammettere di essere omosessuale, attingendo alle sensazioni e le emozioni che i giovani della mia generazione hanno dovuto affrontare, quando ancora avere pulsioni omosessuali era concepito come sbagliato e da lì diventare oggetto di scherno e rifiuto per le persone che avevi intorno il passo era breve. Ecco, la sua esistenza mi ha rincorso per anni, portandomi poi ad aggiungere altri due racconti sulle esperienze di un giovane che vuole amare e liberarsi del peso della paura per farlo, mettendo in luce tutte le contraddizioni psicologiche che di solito appartengono a chi sa di essere gay ma fatica ad accettarsi e, dopo che si accetta, ha paura di sentirsi solo al mondo o di diventare anche oggetto di scherno, violenza e discriminazione. Ora, è vero che i tempi sono cambiati e che adesso si parla molto di più di omosessualità, cercando anche di dare un connotato esperienziale diverso da quello l’immaginario collettivo ha sempre attribuito ai gay, ma purtroppo anche se ho attinto al bagaglio della mia generazione, temo che anche oggi, viste certe reazioni politiche o certi eventi luttuosi che riguardano alcuni ragazzi omosessuali, la situazione non sia variata più di tanto, per questo ci tenevo molto a pubblicare questi racconti. Tra l’altro sono rimasto piacevolmente colpito dal fatto che il personaggio di Sissi, nonostante il suo essere antieroico, in perenne conflitto e soprattutto contradditorio, abbia colpito molto i lettori, alcuni dei quali mi hanno proprio chiesto di scriverne ancora, magari con un romanzo apposito. Io non me la sento di farlo. Sissi è nato come personaggio di racconti brevi, e per ora rimarrà così.

Quali emozioni ti ha regalato questa nuova esperienza?
Emozioni, come sempre tante. Basti pensare che proprio Concatenazioni mi ha portato quest’anno a fare una presentazione durante un evento al Salone Internazionale del libro di Torino, e che il predetto evento è stato tra i più partecipati dell’Incubatore, per cui la soddisfazione per la raccolta è tutt’oggi molto alta. Non trascuriamo anche il fatto che ogni libro per noi autori è come un figlio, per cui le emozioni che associamo sono sempre bellissime.

Per concludere, i commenti che sono arrivati al libro rispecchiano l’intento con cui l’hai dato alle stampe?
Ti dirò che io non mi pongo mai dei confini: quando scrivo, so qual è il messaggio emotivo, ideale o sociale che intendo trasmettere. Il bello della scrittura però è anche il momento in cui il lettore manifesta la sua idea e arricchisce il tuo messaggio con il proprio punto di vista personale. Io avevo un progetto, un editore ci ha creduto, mi ha aiutato a migliorarlo e lo ha immesso sul mercato, ogni lettore o recensore, ne ha tratto la sua idea. Qualcuno ha magari rilevato la frammentarietà dei racconti e degli spaccati proposti, anche quando io per primo identifico l’armonia della raccolta nell’argomento, non in un legame tra le singole voci, ma si tratta, appunto, di un mio punto di vista. Io accetto sempre le altrui opinioni, che siano positive o negative, senza non si cresce come autori. Una delle prime cose che ho imparato quando mi sono affacciato in questo mondo, d'altronde, è proprio che non ci sono mete da raggiungere e che non si diventa mai il meglio, che si può solo crescere e percorrere strade nuove. Per cui i feedback che mi sono arrivati, molti dei quali positivi, hanno solo arricchito il mio bagaglio personale con riflessioni che magari io non avevo nemmeno fatto, e in quanto tali, sono tutte bene accette. Per cui non sono in grado di dire se rispecchiano o meno i miei intenti, so solo che sono ugualmente basilari nel mio percorso di crescita personale e artistica.

Intervista: Francesco Sansone

http://www.ibs.it/code/9788897309215/sansone-francesco/oltre-evidenza-racconti.html
Adesso anche in ebook. Qui