Week end monotematico: SM May - L'intervista esclusiva

Si conclude anche questo primo week end monotematico del 2014 e come di consuetudine potrete leggere l'intervista che mi ha rilasciato l'autrice. Dopo avervi parlato del romanzo, Nuvole, oggi potrete conoscere meglio SM May e i retroscena che si celano dietro al suo romanzo.
Vi aspetto settimana prossima per un nuovo week end monotematico, ma per svelarvi il protagonista di cui si occupera Il mondo espanso dei romanzi gay, vi rimando a mercoledì nella sezione news e aggiornamenti del blog.


Le interviste
  SM May
   Esclusiva



Nella foto: SM May


Nuvole è il tuo secondo romanzo, come nasce la storia e quanto hai impiegato per completare il libro?

In realtà, direi che si può dire che è il primo, perché il precedente e-book (Good References) era in realtà solo un racconto. Da tempo desideravo provare a misurarmi con questa tematica e avevo parecchie idee in testa da sviluppare. Alla fine ci ho impiegato più o meno tre mesi. So che può apparire tanto, vista la lunghezza di Nuvole, ma riesco a dedicare alla scrittura solo pochi ritagli di tempo (in genere solo la sera tardi) perché il lavoro e la famiglia assorbono quasi ogni momento della giornata. 


Il romanzo gira attorno alla passione fra Luca e Miscea nata per caso e in maniera del tutto irrazionale in una giornata qualunque in aeroporto. Luca prima di questo incontro s’è sempre definito etero mentre Miscea è sempre stato consapevole della propria omosessualità. Perché hai deciso di usare questa trama?

Di solito (parlo per gli etero) si tende ad avere il pregiudizio che una persona gay si riconosca a prima vista e che corrisponda solamente a determinati canoni prestabiliti. Mi interessava affrontare invece una storia in cui entrambi i protagonisti fossero due ragazzi assolutamente comuni, per cui non si potesse farli rientrare in certe sgradevoli “etichette”. Così Mircea è consapevole delle proprie inclinazioni ma agli occhi di Luca e dei suoi amici risulta un ragazzo come altri, mentre Luca, d’altra parte, non si è mai neppure posto il problema (anche se non voglio usare “problema” in senso negativo: forse è meglio dire che non si è mai posto o non mai voluto porsi domande e non ha mai cercato risposte).


Non hai pensato che questa trama potesse far passare il concetto che l’essere gay è una scelta e non una condizione naturale propria di alcuni individui?

No, anzi, spererei che venisse colto il messaggio opposto.

Di principio credo che ciascuno di noi nasca con una propria natura e poi viva, comprendendola o meno, accettandola o meno, essendo più o meno libero di accettarla, a seconda di dove abbia la fortuna o la sfortuna di trovarsi.

In questo caso, Luca non fa una scelta razionale e a tavolino. Se ci fermassimo alle decisioni razionali, credo che il suo comportamento vada oggettivamente contro molti suoi interessi (familiari, sociali e – forse - professionali). Direi che, alla fine, sono piuttosto il suo corpo e poi il suo cuore, quindi una natura che è sempre stata presente in lui, a guidarlo.


Negli ultimi anni, il genere da te usato sta prendendo sempre più piede nel nostro Paese. Quali credi siano i fattori che ne hanno decretato il successo fra le lettrici e fra i lettori?

Da un paio d’anni, in effetti, sono anch’io una grande appassionata di letteratura m/m e frequentando vari gruppi in rete ho notato che il successo è sempre maggiore. Non posso parlare per gli altri, ma per quanto mi riguarda io adoro il romance in genere, indipendentemente dal sesso dei protagonisti coinvolti. Quindi non avverto una così gran differenza tra un romance/erotico tradizionale e un m/m. Anzi, semmai, direi che la componente erotica è uno dei motivi di maggior apprezzamento: senza girarci tanto intorno, è oggettivo che alle donne piaccia “spiare” due bei ragazzi insieme (che si tratti di romanzi, di film o di manga).


Che ruolo ha avuto la scrittura nella tua vita?

Non voglio perdermi in lunghe disquisizioni noiose, perciò mi limiterò a dire che scrivere mi è sempre venuto “facile”, e quindi ho sempre scritto e scritto. Scrivevo sempre per me e ho finito per riempire quaderni ammucchiati in cantina. Oggi direi che la scrittura mi è semplicemente “utile”: la uso nel mio lavoro principale (che non è fare lo scrittore, naturalmente!), e quindi mi permette di vivere, e la uso come rimedio contro l’insonnia, i brutti pensieri e certi mal di testa che ogni tanto mi prendono (mentre scrivo il mio cervello deve sviluppare una notevole quantità di endorfine che mi fanno sentire proprio bene – sorride ndb -).


Quali romanzi a tematica omosessuale hai letto e cosa ti hanno lasciato?

Come ho già detto, ho scoperto da pochi anni il genere e quindi non ho una visione così ampia. Ultimamente mi sono piaciuti David Levithan con “Boy meets boy” e, per il fantasy, Richard K. Morgan con la trilogia di A land fit for Heroes (almeno i primi due volumi). Poi sono una grande lettrice delle traduzioni della Dreamspinner, e qui ci sono parecchi autori che mi piacciono. Sicuramente, tra i miei preferiti ci sono Damon Suede (ci sono certe parti di “Testa Calda” che continuano a darmi i brividi), Mary Calmes (di cui ho adorato praticamente tutto, e che è impareggiabile nelle scene fisiche) e Amy Lane (che nelle trame struggenti resta un mito). Per la letteratura gay femminile, invece, ho amato tutti i romanzi di Jeanette Winterson.


In un Paese come questo in cui l’omosessualità non è propriamente ben vista, cosa ti ha spinto a cimentarti con un romanzo che affronta questo tema?

A dire il vero, non so se ci sia un Paese in cui si possa dire che la condizione gay sia “ben vista”: tollerata forse, imposta a suon di leggi illuminate o da decisioni giudiziarie sempre a rischio di essere ritirate, ma quasi mai accettata pacificamente.

Quand’ero adolescente ho visto alcuni miei conoscenti subire pesanti e dolorose discriminazioni e mi è rimasta sempre una gran rabbia dentro. Ai miei figli ho sempre cercato di trasmettere il senso della naturalezza di certe situazioni e l’andare oltre certi paletti che ci vengono semplicemente offerti con l’educazione e con i modelli standard a cui conformarsi. Sinceramente, prima che uscisse Nuvole, pensavo di trovarmi comunque in una situazione ideale e di essermi circondata da persone con il mio stesso approccio. Purtroppo, certe reazioni e certe obiezioni che mi sono state sollevate (peraltro da persone della mie età o anche più giovani), mi hanno fatto un po’ rivedere un certo cauto ottimismo che avevo sviluppato.


Che consiglio daresti a chi vorrebbe pubblicare il proprio lavoro?

Di non dare per scontato che il passaggio dallo scrivere per sé allo scrivere per gli altri sia automatico e che spesso è preferibile lasciar sedimentare, rifinire, ritornare su qualcosa dopo un certo tempo, senza avere la fretta di diffondere.

In questo senso ritengo che il fenomeno del self-publishing abbia danneggiato non poco il mercato, perché (tranne le dovute ma rare eccezioni) lo ha intasato di testi frettolosi e non curati, dati alla luce solo per “per se stessi” e la propria ambizione, più che per gli altri. Una volta scritto, un lavoro non è finito. In quel momento, anzi, inizia la parte più difficile, cioè l’editing. Trovatevi qualcuno d’imparziale e di cattivo che non abbia paura di fare a pezzi trama, concetti, paragrafi, aggettivi e che vi costringa a soppesare ogni singola parola. E diffidate di chi, al primo colpo, trova subito tutto perfetto.

Intervista: Francesco Sansone