Week end monotematico: Ekuni Kaori - L'intervista. Esclusiva italiana
Si conclude oggi questo week end monotematico dedicato alla scrittrice Ekuni Kaori e al suo romanzo Stella stellina.
Prima di lasciarvi, però, vi anticipo che il prossimo fine settimana, che sarà l'ultimo prima della pausa natalizia, io e Federica Lemme vi parleremo dei libri di Cardeno C., regalandovi anche un'intervista esclusiva allo scrittore. Non perdete quindi questo appuntamento prenatalizio.
Le interviste
Ekuni Kaori
Esclusiva italiana
Nella foto: Ekuni Kaori |
Il suo romanzo, Stella stellina, è stato pubblicato nel
1991, ma solo quest’anno è arrivato sul mercato italiano. Che effetto le fa
sapere che il suo lavoro verrà apprezzato anche da un pubblico straniero e per
lo più di un Paese che, intuisco, ama particolarmente?
Ne sono estremamente felice. Nei
miei romanzi, forse più che alla trama, pongo molta attenzione alla scelta e
all’uso delle parole, e non mi sembra vero che le parole che ho scritto in
passato riprendano forma in un’altra lingua: è molto bello e stimolante. Sì, confermo,
adoro l’Italia, è un paese meraviglioso e pieno di bellezza. Il sole, i colori,
tutte quelle sfumature…
http://ilmondoespansodeiromanzigay.blogspot.it/2012/05/oltre-levidenza-racconti-di-vita-gay.html |
Come dicevo, Stella stellina è stato scritto all’inizio degli anni ’90 del
secolo scorso. Dalle sue parole emerge quanto fosse difficile per un omosessuale
poter vivere serenamente il proprio orientamento sessuale, basti pensare a
quanto dice il suocero di Mitsuki, ossia che si tratta di una malattia. Come è
cambiata, nel corso di tutti questi anni, la concezione dell’omosessualità in
Giappone?
Molte cose sono cambiate, per
fortuna. Perlomeno nelle grandi città, c’è molta più tolleranza nei confronti
degli omosessuali rispetto a prima. Il problema è nel singolo individuo, nel
senso che sono ancora troppe le persone che pensano all’omosessualità in modo
discriminatorio.
In Italia, non mento nel dirlo, il
Giappone è entrato nella quotidianità dei cittadini tramite gli anime e i
manga, ma questo discorso non si può estendere alla letteratura. Pochi sono gli autori giapponesi tradotti e la letteratura
del suo paese non è entrata nelle abitudini letterarie degli italiani, salvo, ovviamente, di chi sceglie di
studiarne gli autori. Secondo lei, questo da cosa è dipeso? La situazione, data
la crescente globalizzazione, è destinata a cambiare?
Non saprei dire se esistono delle
ragioni precise. Di certo adesso i manga e gli anime sono molto famosi e
seguiti, ma fino a poco tempo fa, all’estero, molti associavano ancora il
Giappone ai samurai e alle geisha, e forse è questo uno dei motivi per cui il
romanzo giapponese contemporaneo stenta ad affermarsi e a diffondersi
ulteriormente in Occidente. Un certo tipo di “orientalismo” è ormai superato,
ma ci vorrà ancora del tempo prima che l’immagine del Giappone contemporaneo si
affermi in via definitiva all’estero. Bisogna sperare che al più presto i
romanzi giapponesi siano in grado di trasmettere concetti il più possibile
universali, del tutto scevri da ogni tipo di esotismo.
Lei ha iniziato scrivendo romanzi
per ragazzi, genere che ha coltivato proprio fino al 1991 quando ha deciso di
dedicarsi a un altro tipo di lettore dando alle stampe proprio Stella stellina. Qual è stata, all’epoca, la spinta che l’ha spronata a mettersi ancora una volta
in gioco?
Fondamentalmente all’inizio
scrivevo quel tipo di romanzi perché me lo chiedevano, il trend della
letteratura per giovani adulti era appena cominciato. In realtà mi sarebbe
piaciuto molto scrivere libri per bambini, cosa che a mio avviso è estremamente
difficile. Confesso che ci sto provando ancora adesso, e spero che presto possa
essere pubblicata una mia storia per bambini.
Tornando a parlare di Stella stellina, bisogna dire che il libro colpisce il lettore per l’amore che Mitsuki e Shoko provano l’uno per l’altra, anche se è differente da quello che dovrebbe esserci fra due coniugi. Un amore che è tutela, complicità, cura dell’altro e,
soprattutto, rispetto dei sentimenti altrui. Come sono nati questi due
personaggi e che ricordo ha dei giorni in cui la sua vita si fondeva con quella
di questi due protagonisti?
Ho voluto descrivere le cose più
belle e meravigliose dell’amore, in modo trasversale e sfuggendo agli
stereotipi. Perciò mi servivano due protagonisti fuori dalla norma, capaci di
stupirsi di fronte a tutte quelle cose che per una normale coppia possono
essere scontate: desiderare di stare accanto alla persona amata, ammirare in
estasi il suo viso, ascoltare la sua voce, stringerle la mano. A ben pensarci,
si tratta di cose scontate che vengono però spesso trascurate. Tutti dovrebbero
meravigliarsi e gioire di fronte a queste cose, solo in apparenza semplici e
banali. Quando ho scritto quel romanzo avevo ventiquattro o venticinque anni,
ero single, libera e mi piaceva osservare cose tipo l’amore e il matrimonio dall’esterno,
né più né meno come si guardano gli animali allo zoo, estemporaneamente,
divertendomi e con una sana leggerezza.
Per concludere, se oggi dovesse
tornare a raccontare di Mitsuki e Shoko, come ne parlerebbe e perché?
Credo che scriverei un romanzo
sull’amicizia, e non su una coppia di coniugi, per quanto atipica. Shoko, a
esempio, sarebbe sposata con un altro uomo e avrebbe dei figli, mentre Mutsuki
condurrebbe una vivace vita omosessuale, senza paure, liberamente. Entrambi
avrebbero la straordinaria capacità di comprendere il prossimo più degli altri.
Sarebbero in relazione con gli altri non sulla base di un rapporto carnale,
bensì nel nome della pura amicizia. Il problema, forse, sarebbe per i loro
rispettivi marito e compagno, i quali chissà se sarebbero mai in grado di
comprendere e tollerare i loro amici. Insomma, scriverei un romanzo
sull’amicizia e sulle sue molteplici sfaccettature.
Intervista: Francesco Sansone
Traduzione: Gianluca Coci
http://685143.spreadshirt.it/ |
stella stellina!
RispondiElimina