Le interviste
Diarionudo
Esclusiva
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Nella foto: Diarionudo |
Mi fermo a guardare le luci è il tuo primo
romanzo e racconta la storia di Francesco, un ragazzo di 20 anni, dal momento
in cui prende coscienza della propria omosessualità. Come è nato il romanzo?
Ė stata un’esigenza personale. Dopo qualche anno che mi
sono trasferito a Brescia per vivere con il mio compagno stavo pensando di
andare da uno psichiatra per riuscire a capire alcuni aspetti del mio carattere
che non mi facevano vivere bene e che non riuscivo ad inquadrare, ma avevo
paura di stappare un vaso di Pandora senza sapere cosa ci avrei trovato dentro.
Non ero in grado di affrontare una discussione, appena mi sentivo messo
all’angolo mi chiudevo a riccio, smettevo di parlare e più tacevo e più
diventavo iroso. Avevo paura di me e di quello che diventavo in queste
situazioni, continuavo a rileggere i numeri di psichiatri che mi avevano
consigliato alcuni amici senza mai decidermi a chiamarli, perché si sa, finché
non si affronta un problema si può sempre pensare che non esista. Ma non era
così, dovevo correre ai ripari, così ho cominciato a scrivere di me, per me.
Scrivevo tutto quello che non riuscivo a dire a voce, ed era semplice, ho
sempre avuto problemi con la comunicazione verbale, sono dislessico e quando mi
sento sotto pressione o in imbarazzo balbetto, e questo complica le cose.
Il passaggio
dallo sfogo alla stesura di un romanzo che mi permettesse di ripartire
dall’inizio e mi permettesse di guardare la mia vita dall’esterno è stato
automatico.
É stato un
percorso lungo e a volte doloroso. Ci sono voluti tre anni per finirlo. Ho
cercato le fondamenta del mio carattere ma mi sono accorto che non ne avevo, ho
avuto una madre troppo apprensiva.