Le Interviste: Paolo Vanacore

Esclusiva

Prima di lasciarvi all'intervista che ho realizzato a Paolo Vanacore, ci tengo a ringraziare lo scrittore per avermi concesso, senza alcuna esitazione, la possibilità di porgli delle domande con una disponibilità che non tutti sanno offrire.

Alcune note sull'autore
Paolo Vanacore, nasce a Napoli, ma vive e lavora a Roma. Lo scrittore è noto soprattutto per i seguenti lavori:

- Gennaro Pasquariello, attore e cantante di varietà
- Donne Romane. Storie al margine sotto l'argine
- Che vuole Marta? (racconto inserito in Men on Men 5)

Inoltre scrive recensioni per http://www.romateatro.com/

Nella foto Paolo Vanacore


L'intervista

Nell’antologia “Men on Men” tu hai partecipato con il brano “Che vuole Marta?” in cui racconti uno dei tanti incontri settimanali che avvengono tra il protagonista e la sua amica Marta in una libreria. Come è nata la tua collaborazione per il libro curato da Daniele Scalise?
Ho conosciuto Scalise grazie al web, avevo letto i primi 4 volumi di Men on Men e alcuni racconti mi erano piaciuti molto. L'ho contattato e gli ho parlato di me, il quinto volume non era ancora neanche in cantiere. Gli ho mandato il mio racconto e lui mi ha risposto che gli piaceva molto perché usciva dai canoni un po' stereotipati dell'amore omoerotico, perché era fresco e allegro e perché parlava di amicizia. Ci siamo conosciuti di persona e dopo qualche mese mi ha confermato che Mondadori aveva dato l'ok per il quinto volume e così "Che vuole Marta?" è stato pubblicato. Quello che ho gradito è stata l'assoluta naturalezza con la quale tutto è avvenuto, cosa rara nel mondo dell'editoria, merito di Daniele Scalise che si conferma essere persona di assoluto valore e onestà intellettuale.

Prima di questa tua collaborazione hai pubblicato un saggio su Gennaro Pasquariello, cantante - attore di varietà napoletano, da cui è nato pure uno spettacolo teatrale che fra l’altro hai diretto e interpretato. Cosa ti ha spinto a dar vita a questo progetto?
Pasquariello è il progetto a cui sono più legato. Si tratta della mia tesi di laurea in Storia del teatro che inviai anni fa ad un premio letterario nazionale (Studio 12) senza immaginare di vincerlo. Il premio consisteva nella pubblicazione del libro. Dopodiché mi sono rivolto al grande Peppe Barra, e anche qui devo dire di essere stato fortunato perché sono stato ricevuto e ascoltato senza troppa anticamera o altri problemi di sorta, il quale ha scritto una breve prefazione che ha aiutato molto il libro nella sua diffusione. Tra l'altro, ci tengo a dirlo, Barra non ha chiesto nessun compenso, mi ha aiutato perché il mio scritto gli è piaciuto molto e perché sia lui che soprattutto la madre, la grande Concetta Barra, avevano avuto l'onore di conoscere Gennaro Pasquariello, un cantate attore vissuto a cavallo tra l'800 e il 900, protagonista ed interprete delle più belle canzoni napoletane e delle macchiette più esilaranti nate nel periodo in cui il cafè chantant lasciava il posto al primo varietà. Se pensiamo che il grande Libero Bovio, Salvatore Di Giacomo e tanti altri autori e scrittori hanno composto canzoni appositamente per lui ci rendiamo conto di quanto questo personaggio sia stato ingiustamente dimenticato. Dopo qualche anno sono riuscito a trovare una produzione che mi ha permesso di trasformare il mio libro in uno spettacolo teatrale. L'adattamento è stato scritto insieme al collega Luca Silvestri che insieme a me ha curato la regia dello spettacolo e mi ha aiutato nell'interpretazione del personaggio di Pulcinella, il narratore-attore che racconta al pubblico la vita di Pasquariello. Perchè questo progetto? Vivo a Roma ma sono nato a Napoli, per motivi privati legati alla mia adolescenza segnata dalla morte di mio padre, avevo perso la mia napoletanità, avevo perso la mia città che non ho più voluto vedere e che ora dopo 30 anni è tornata nel mio cuore grazie al libro e allo spettacolo.

Nel Dicembre 2008 è uscito “Donne Romane. Storie al margine sotto l'argine”, un’antologia di sei racconti in cui sono le donne protagoniste a raccontare le loro storie in prima persona. Mi viene dunque da chiederti, che rapporto hai con le donne e che importanza hanno nella tua vita?
Le donne sono una parte fondamentale della mia vita. Così come Marta anche le donne del mio ultimo libro hanno segnato la mia esistenza. La mia omosessualità è anche complicità al femminile, vicinanza, rispetto, e in qualche modo amore. Un amore senza implicazioni sessuali ma forse per questo anche più autentico. In "Donne Romane" ho voluto per la prima volta raccontare la periferia romana degli anni 70-80 vista con gli occhi delle donne infatti tutti i racconti sono scritti in prima persona femminile, credo che le vere depositarie della vita dei quartieri, quella vera, quella intensa, viva, siano proprio le mamme, le figlie, le donne, le adolescenti. Ho vissuto i primi 30 anni della mia vita in periferia ed ho ascoltato, registrato, vissuto, sentito raccontare storie che mi sono rimaste dentro. Scrivere mi ha permesso di esprimere, tirare fuori, la mia vita nel quartiere, una vita fatta anche di sofferenze, una vita dove ho dovuto reprimere la mia omosessualità per paura di non essere accettato dal gruppo.

Adesso stai lavorando al tuo primo romanzo incentrato su un ragazzo gay e la sorella eterosessuale. Puoi dirci qualcosa in più?
Si tratta di un grande rapporto d'amore fraterno. Edoardo e Margherita sono quasi coetanei, è la loro storia da quando hanno 18 anni fino ai loro 40. Le vicende della loro vita metteranno a dura prova i sentimenti dell'uno nei confronti dell'altro. Non posso dire altro, però Edoardo sono un pò io e Margherita è la sorella che non ho mai avuto (ho tre fratelli maschi più grandi di me). L'omosessualità di Edoardo e l'eterosessualità di Margherita saranno croce e delizia del loro movimentato rapporto.

Quando hai capito che la scrittura era qualcosa di fondamentale per te?
Posso dire che l'ho capito a 11 anni, quando ho perso mio padre e mi sono ritrovato a scrivere per ore e ore tutto ciò che mi veniva in mente. Conservo ancora quel materiale, è nato tutto da lì. Mi piace credere che la sua perdita in qualche modo abbia determinato la mia strada.

Mi dicevi che hai avuto non poche difficoltà nel pubblicare i tuoi precedenti lavori, come mai?
Il mercato editoriale, come un po' tutti i mercati ormai, è contaminato dagli aspetti legati al profitto, al marketing, all'immagine e alla creazione di fenomeni e personaggi pubblici. Credo che basti solo questo per far capire come siamo messi. La piccola e media editoria è una bella realtà ma una volta che hai pubblicato un libro, senza dover pagare, i meccanismi legati alla distribuzione dei libri nei grandi circuiti rendono tutto ancora più difficile. Quindi il libro esiste ma il pubblico non lo può raggiungere. Non c'è democrazia editoriale. Pubblicare è difficile: per arrivare a qualcuno devi conoscere qualcuno, oppure devi avere un curriculum che non puoi avere se nessuno ti ha mai permesso di pubblicare. Il racconto "Che vuole Marta?" è stato un piccolo successo che mi ha permesso di presentarmi ad altri con un minimo di credibilità in primo luogo perché l'editore è Mondadori, poi per la qualità di ciò che ho scritto. Tutto questo lo trovo aberrante.

C’è qualche consiglio che ti senti di dare ai giovani che cercano di pubblicare un loro lavoro?
Il consiglio per i giovani è: andate a cercare gente pulita, seria, onesta, che fortunatamente in questo mondo ancora c'è. Bisogna saperla scorgere, individuarla e al tempo stesso aprire gli occhi e non credere alle vane promesse di chi vuole solo spillarvi soldi per mettervi un libro in mano che non leggerà nessuno, se non i vostri parenti e amici. Esistono anche le agenzie letterarie ma bisogna mettersi nelle mani giuste perché molti vi chiederanno soldi in anticipo per l'incarico senza poi ottenere risultati significativi. Mantenete la scrittura fuori da tutto questo, il processo creativo è arte e non deve essere contaminato dalle complesse logiche editoriali legate alla pubblicazione dei vostri lavori. Il lavoro è certosino: bussare alle porte con cognizione di causa e non a tambuto battente, tutelare i vs manoscritti, cercare personalità di spicco nel mondo della letteratura cui presentare i vs lavori, iniziare collaborazioni con riviste letterarie, utilizzare la rete per farsi conoscere, creare gruppi di interesse e confronto (lottare insieme rende). Questo è quello che a 41 anni continuo a fare, non smetto perché scrivere per me è come respirare.

Se dovessi raccontare una storia in uno dei tuoi prossimi libri, quale racconteresti e perché?
Un'altra idea nel cassetto è raccontare la vicenda umana del grande Federico Garcia Lorca. L'estate scorsa sono stato in Andalusia a documentarmi ed ho trovato molto materiale. Vorrei parlare di lui, non solo delle sue opere, ma della sua vita, della sua omosessualità, dei suoi incontri, dell'amore. E chissà che anche questo non diventi, dopo il libro, uno spettacolo teatrale