Week end monotematico - Artemide B. - L'intervista
Nella foto: Artemide B. |
Artemide,
il tuo 2062. Il castello delle amazzoni, è ambientato in un futuro
remoto dove la terra esce da un quarto conflitto mondiale e ha per protagoniste
due donne così diverse fra loro per condizione sociale e per carattere che si
ritrovano a vivere una storia d’amore appassionata.
Come è nata la storia e
quanto hai impiegato per concludere il testo?
In realtà vengono
raccontate diverse storie di passione fra donne, quella fra la disinibita
Presidentessa francese Olympe de Gérardet e la 22enne lorenese Eloïse Ducarré,
quella estemporanea fra la capitana dell'Etruria Amazzone Altea Puggioni e la
sua vice-capitana Vibeke, quella fra la capitana e l'ex fidanzata Almudena
Fuentes (perita in battaglia mesi addietro), quella fra la capitana e la
militare più giovane del manipolo amazzone, Katerina Volkova.
L'ultimo quinto del libro
è prettamente fantapolitico, e descrive l'organizzazione che desiderano
conferirsi le donne aderenti nel 2041 al progetto dell'Etruria Amazzone (Paese
di sole donne), nel caso in cui divenisse indipendente.
Questo stralcio del libro
è molto “tecnico”, andando a toccare diversi aspetti degli ambiti politici,
sociali, sociologici e urbanistici: perciò, una volta terminata la sua stesura,
ho deciso di affiancarlo a un impianto narrativo più solido, che esponesse il
contesto storico e geopolitico nel quale era germogliata l'idea dell'Etruria
Amazzone, i primi tentativi falliti, le tensioni internazionali cagionate dal
proposito di queste donne e, da ultimo, le possibili contigenze attraverso le
quali tale turbolenta impasse potesse finalmente sbloccarsi.
La parte fantapolitica è
stata scritta in un'unica giornata, dalle 8 di mattina alle 10 di sera, mentre
per la parte narrativa ho impiegato un paio di mesi.
Lo trovi qui |
L’erotismo
è al centro della narrazione e non risparmi al lettore scene appassionate. Perché hai deciso di puntare su questo
aspetto?
Perché tutte le tematiche
concernenti la sessualità mi appassionano, a tal punto da averci dedicato anni
di cultura autodidatta: non mi sono fatta mancare nulla, dalla masturbazione
alle pratiche sadomasochistiche, dalla moda fetish ai poliamori,
dall'ermafroditismo al travestitismo, dalla transessualità a tutte le varianti
dell'orientamento sessuale, la mia ricerca è stata completa, e senza alcun preconcetto
che potesse in qualche modo contaminarla.
Perché mi piace scrivere
di corpi, associare le loro calde sinuosità a versi tortuosi e impassibili, o a
componimenti poetici in rima alternata dalla forte musicalità, oppure ancora a
descrizioni avvinte e certosine degli stessi corpi nel prodursi in atti
erotici.
A volte mi viene chiesto
se non percepisco una limitazione, nello scrivere principalmente di erotismo.
In realtà penso che non
vi sia niente di più arricchente e variegato, rispetto allo scrivere principalmente
di erotismo.
Se
prendiamo in mano la tua bibliografia gli elementi che caratterizzano 2062. Il castello delle amazzoni sono presenti anche in altri lavori. Perché hai scelto di
raccontare nei tuoi lavori storie d’amore fra donne?
Perché sono lesbica, e
scrivere di amore fra donne lo vivo come un compendio e una sublimazione di
tutte le sfaccettature che ammantano il mio orientamento sessuale.
Perché sono cresciuta nel
mito di Saffo, dell'Orlando di Virginia Woolf, di “Thérèse et
Isabelle” di Violette Leduc, di
“Lesbo Pulp” di Ann Bannon e del
film “Bound - Torbido Inganno” con Gina
Gershon e Jennifer Tilly.
Quando
hai iniziato a scrivere e cosa significa per te metterti di fronte a una
tastiera e mettere nero su bianco le tue storie?
Ho
iniziato a 18 anni, con componimenti poetici ancora molto acerbi, sia nello
stile che nei contenuti. Poco prima dei 24 anni, ho iniziato col racconto
breve, per sublimare il mio primo amore (impossibile) per una donna lesbica: la
prima novella delle undici che compongono il libro “Soavi Feticismi”, intitolata “La rugiada di Sarpsborg”, è stato l'ultimo omaggio a
quell'infatuazione, un modo per voltare pagina e iniziare ad assecondare il mio
afflato letterario.
Mettermi
di fronte a una tastiera comporta anzitutto una sfida alla mia natura
istintiva, dispersiva ed estemporanea, dovendo concentrarmi e convogliare tutte
le energie mentali per ore su un'unica attività creativa, quasi arrivando ad
alienarmi da molti altri aspetti della vita che potrebbero potenzialmente
intralciare il conseguimento dell'obiettivo artistico.
Dopodiché,
per quanto mi riguarda la scrittura è ”abbandono”,
proprio nell’accezione di “abbandonarsi a essa”, aspetto per il quale appena
elaboro una trama che considero sufficientemente coerente e complessa, inizio a
digitarla su tastiera. Da quel momento, la mia mente è molto centrata
sull’obiettivo di portare a termine il racconto, e di volta in volta trova le
modalità adatte per dipanare le eventuali matasse in cui potrebbe
aggrovigliarsi il filo della narrazione.
Infine,
vi è l'aspetto della “ricerca”,
per imprimere al mio stile di scrittura un’identità arzigogolata e
baroccheggiante, e per utilizzare quanti più termini desueti possibili (non di
rado nelle mie opere si trovano vocaboli di marca rinascimentale o delle epoche
successive).
Adesso anche in ebook. Qui |
Oggi
è l’otto marzo, giorno dedicato alla donna. Che cosa significa per te essere
donna e credi che il gentil sesso, oggi, sia considerato al pari dell’uomo?
Ancora oggi, a 31 anni
“suonati” d'età, capita che quando una persona mi sorprende per il linguaggio
utilizzato, o per aver espresso un concetto a cui non avrei mai pensato, nove
volte su 10 quella persona è una donna.
Quindi per me essere
donna significa innanzitutto essere portatrice di linguaggi e concetti
peculiari, i quali, per il fatto di aver trovato poco spazio nella storia
bimillenaria delle società misogino-patriarcali, possono giocare ancora
sull'effetto novità, arricchendo e allietando il dibattito pubblico con una
soave briosità paragonabile a quella di una brezza mattutina.
Le donne vengono
considerate in modo paritario rispetto agli uomini? Dipende dai contesti.
Negli ambiti umanistici
sì fino a quando si tratta dell'apprendimento e della ricezione di nozioni,
mentre nell'elaborazione di opere nuove permangono sacche di diffidenza
maschilista (chi si ricorda a esempio del rinomato scrittore e professore
canadese David Gilmour? Nel settembre 2013 affermò che lui insegnava solo la
letteratura fatta da uomini-uomini e rigorosamente eterosessuali, perché le
donne sarebbero incapaci di scrivere romanzi interessanti).
Negli ambiti scientifici
invece c'è ancora molto da progredire, per quanto riguarda il mondo occidentale
soprattutto nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo (basta rimembrare la stucchevole
quantità di commenti sessisti rivolti a Samantha Cristoforetti nei primi giorni
della sua avventura spaziale).
Nella vita quotidiana si
vivono ancora piccole e grandi discriminazioni, dalle dimissioni in bianco agli
obiettori di coscienza sulla pelle altrui, dal gap salariale all'“ineluttabilità”
dei lavori domestici declinati quasi esclusivamente al femminile.
Per
concludere, che cosa vorresti che i lettori colgano dai tuoi lavori?
Mi piacerebbe che
"2062. Il castello delle amazzoni" stimolasse alcuni ragionamenti,
tipo sulle eventuali correlazioni fra sviluppo tecnologico, erotismo, desiderio
muliebre e i cambiamenti sociologici che eventualmente ne risulterebbero,
oppure sulla possibilità di un cameratismo femminile, e come esso potrebbe estrinsecarsi,
oppure ancora su una probabile evoluzione della geopolitica internazionale
ventura, con le alleanze strategiche che si aggregano in macro-nazioni.
Più in generale, mi
piacerebbe trasmettere tutta la passione provata per la letteratura erotica che
privilegia la qualità rispetto alla quantità (di vendite), e che cerca di
andare oltre ai fenomeni preconfezionati delle Cinquanta sfumature o dei Cento
colpi di spazzola.
Cerco di comunicare
l'ineguagliabile malia che suscita in me il corpo delle donne, sia solo da un
punto di vista estetico e ideale, o anche sul versante sessuale e “carnale”.
Tento di valorizzare in
modo peculiare la conquista dell’emancipazione della donna, o l’aspirazione a
essa in ogni sua sfaccettatura, come il valore più alto della sua connaturata
libertà e il progresso più importante delle società occidentali contemporanee.
Mi diverto nello
sviscerare l’ambito onirico di un’altra persona, vagheggiare su altri mondi e
altre possibili interazioni sociologiche e immaginare a cosa potrebbero anelare
le donne se fossero inserite in un altro contesto spaziale e/o temporale.
Intervista: Francesco Sansone
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