Le interviste - Raffaele Sciacoviello. Esclusiva

Si conclude oggi lo spazio dedicato al giovane Raffaele Sciacoviello e alle sue poesie e come da tradizione eccovi un'intervista esclusiva che l'autore ha rilasciato a Il mondo espanso dei romanzi gay.

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Le interviste
  Raffaele Sciacoviello
   Esculsiva 

Nella foto: Raffaele Sciacoviello



Raffaele, le tue poesie sono state inserite nelle raccolte Il volo di Ganimedia e Le parole tra gli uomini. Come è nata la collaborazione fra te e i curatori delle opere, Gianluca Polastri prima e Luca Baldoni dopo?

Ho conosciuto Gianluca Polastri nel 2005 durante gli incontri settimanali di poesia al Circolo dei Lettori di Torino. Insieme ad altri poeti gay abbiamo poi deciso di costituire un gruppo (Ganimedia) e continuare a vederci il venerdì sera presso la Fondazione Sandro Penna. Il progetto era quello di ampliare il più possibile il gruppo e riuscire a pubblicare ciascuno una plaquette, che avremmo presentato a turno in diversi luoghi della città. E così fu. Decidemmo allora di provare a pubblicare le raccolte in un'unica antologia (che sarà Il volo di Ganimedia, WLM Editore) contattando anche validi poeti da altre regioni d'Italia. Tra questi, Luca Baldoni, docente universitario fiorentino, che in seguito si mise in contatto con me perché desiderava inserirmi nell'antologia di poesia gay del '900 che stava curando per la Robin Edizioni, Le parole tra gli uomini. Io lusingato da tanta attenzione, figurati.



Le tue poesie sono semplici, di facile comprensione e con un significato ben chiaro: L’amore fra uomini in tutte le sue sfaccettature. Come nascono i tuoi versi?

Nascono da pensieri reali, emozioni immaginarie, azioni mai compiute, relazioni mai finite. Sono convinto che la bellezza della letteratura risieda nel mescolare in maniera irriconoscibile tratti di vita vissuta e mondi soltanto immaginati, ma non per questo meno interessanti o reali. E mi piace pensare che le esperienze sensoriali o oniriche che danno vita ai miei versi appartengano all'universo di ognuno, e siano condivisibili da molti.



Nei tuoi lavori parli dell’amore fra uomini, un tema che difficilmente viene affrontato nella prosa. Cosa ti spinge a utilizzare questo tema e perché?

Sono un agguerrito fautore dell'esistenza di una letteratura e di una poesia specificamente gay. È necessario riconoscere un valore alla differenza, altrimenti tutto è uguale a tutto. Nella specificità, nel confine dell'altro risiede lo stupore. Ritengo che sia così per la poesia omosessuale e omoerotica, di cui rivendico la categorizzazione all'interno di un più vasto genere letterario. A chi dice che parlare di poetica omosessuale è ghettizzante e riduttivo rispondo che dovrebbe come minimo rivedere alcune posizioni sul dominio della maggioranza e sulla discriminazione, nonché sull'ipocrisia di sminuire o ignorare la presenza di una cultura omosessuale all'interno del panorama letterario italiano.



Nella poesia Inquietante primo amore, i versi raccontano di questo uomo che vive il sentimento dei sentimenti con poca certezza e molta paura. C’è dietro a queste parole qualcosa di autobiografico?

C'è l'inquietudine che fa da sfondo ad ogni sentimento umano, dettata dalla naturale incertezza delle situazioni. C'è la vertigine che ci pervade quando aspettiamo una risposta che mai arriva. C'è il turbamento che ci sconvolge quando affrontiamo un nuovo amore. Il dato autobiografico direi che è sempre presente con ogni sfumatura possibile... anche i sogni e i desideri ne fanno parte, no?



Oggi come oggi in molti dicono che i romanzi si vendano poco e le poesie ancor meno. Se fosse davvero così, perché credi che la poesia sia diventata poco interessante nei lettori di oggi?

I romanzi si vendono invece. Un certo tipo di romanzi, certo. Per diversi anni ho lavorato in una grande libreria e posso dire che i gusti letterari in generale seguono le tendenze, le mode, la velocità, la pubblicità. La poesia oggi sembra affare d'altri tempi, genera diffidenza e rifiuto nel lettore quando invece non è che l'espressione massima della modernità (e al contempo matrice di ogni altro genere). Densa e rapida, profonda e agile, capace di raccogliere un mondo in pochi versi. Perfetta per qualche fermata in metropolitana, in coda alla posta o dal medico. Eppure fa paura.



Dopo la partecipazione alle raccolte di cui abbiamo parlato in questi giorni, quando ti dedicherai a un’opera tutta tua?

Le liriche presenti all'interno delle due raccolte rappresentano parte di un più ampio progetto che sto cercando di ultimare, ma che non sono sicuro di voler pubblicare con un editore. Mi chiedo, come  tanti, se oggi abbia più senso pubblicare in formato cartaceo qualcosa che può circolare più agilmente e raggiungere un pubblico più numeroso attraverso la rete.



Che ruolo ha avuto la lettura nella tua vita e quale è il libro a cui sei legato e perché?  
La lettura è il mio spazio favorito da sempre, sin da bambino. Ero (e sono) una persona molto timida, anche se non timorosa, con pochi e selezionati amici. I libri hanno spesso colmato silenzi voluti, mi hanno dato risposte a domande indicibili e offerto nuove domande. La mia è più una visione utilitaristica che puramente romantica dell'oggetto libro. I libri servono. Sono utili e fanno guadagnare chi li legge, ma non denaro. Se devo sceglierne solo uno, come tu mi chiedi, è per forza «Delitto e castigo» di Dostoevskij. Non fu certo il mio primo libro, ma quello che a 14 anni mi fece sbocciare e mi introdusse in quell'universo di miseria e bellezza che poi è la vita stessa. Per quanto riguarda la poesia invece non riesco a scegliere: Leopardi, Montale, Pasolini.
Durante il periodo in cui prendevi coscienza della tua omosessualità, c'è stato un libro a tematica che ti aiutato? Se sì quale e perché?

Sì, Mentre l'Inghilterra dorme di David Leavitt. Me lo consigliò un'amica e compagna di liceo all'epoca, l'unica alla quale avevo timidamente confidato la mia omosessualità. Ero nel mare turbolento di un'adolescenza più infelice che gioiosa, con il mio segreto cristallizzato e la bocca chiusa in un ostinato mutismo. Non mi vedevo, non mi piacevo. Ma questo libro mi mostrò che non solo esisteva l'amore tra uomini ma che era sublime, che uno stato di felicità era raggiungibile non malgrado fossi omosessuale ma proprio in virtù del mio orientamento. Il che, naturalmente, è vero.

Che consiglio daresti a chi volesse intraprendere il tuo cammino di scrittore? 
Io sono uno che legge, traduce, riflette sulle parole. Poi ogni tanto ho voglia di fissare sulla carta ciò che ho imparato, insieme a ciò che sento e che mi ispira. A stento mi definirei poeta o scrittore, per cui non ho consigli da elargire, mi dispiace...

Intervista: Francesco Sansone



http://ilmondoespansodeiromanzigay.blogspot.it/2012/05/oltre-levidenza-racconti-di-vita-gay.html